Liceo Made in Italy, i numeri del flop di Meloni: 500 iscritti

Il progetto scolastico, realizzato in grande fretta, voluto dal governo Meloni, non decolla e anzi fallisce con circa 500 iscritti al primo anno: ecco i motivi

Foto di Luca Incoronato

Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Si torna a parlare di liceo Made in Italy, perché i numeri del flop portano a delle amare riflessioni. La progettualità è a dir poco assente, considerando come non sia ancora certa la formula che verrà adottata dal terzo anno in poi. Di fatto gli iscritti (pochi) non sanno ancora cosa studieranno in seguito.

Pochi iscritti e proposta incompleta

I numeri degli iscritti al liceo Made in Italy, fortemente voluto dal governo di Giorgia Meloni, sono impietosi. Questa nuova scelta inserita tra le possibilità fornite alle famiglie italiane ha portato a poco più di 500 iscritti in prima. Le statistiche lo inchiodano come l’indirizzo meno rappresentativo tra tutti, il che comprende non soltanto i licei ma anche gli istituti tecnici e professionali.

La mancanza di fiducia nel progetto scolastico è anche figlia di una proposta incompleta, attuata con estrema fretta e approssimazione. È l’unico modo per descrivere ciò che ha portato i pochi iscritti a ignorare, di fatto, ciò che andranno a studiare a partire dal terzo anno.

Non è da escludere che a partire da settembre 2025 si assisterà a una “diaspora”. Ne va del futuro di questi ragazzi, per ora certi soltanto del fatto che nel triennio resteranno a scuola per 30 ore a settimana, come in tutti gli altri licei. A ciò si aggiunge un’altra informazione, ovvero che le discipline professionalizzanti saranno le Scienze giuridiche ed economiche per il made in Italy.

Se tutto ciò sarà suddiviso in uno o più programmi, dunque in più discipline, non è dato saperlo. Al tempo stesso si ignorano le ore previste. Dovrebbe essere confermata invece la presenza di due laboratori interdisciplinari. Sul fronte umanistico ci sarà Cultura e comunicazione del made in Italy. Sul fronte scientifico-giuridico-economico, invece, spazio a Dai distretti ai mercati globali: strumenti e strategie per il made in Italy.

Il condizionale domina, in attesa che l’esecutivo si esprima in merito. Si prevede intanto una certa somiglianza con il liceo delle Scienze umane, con opzione economico-sociale.

La scuola Meloni fa flop

L’argomento liceo Made in Italy è stato particolarmente in voga al momento del lancio, per poi svanire dal radar dell’esecutivo. Il motivo è presto detto: lo scorso 24 maggio i tecnici del ministero hanno comunicato l’iscrizione di 506 studenti al primo anno dell’indirizzo voluto da Meloni.

Ciò consente la formazione di 30 classi totali, con una media di meno di 17 studenti. Ciò ha necessitato di una deroga da parte del ministero, considerato che nelle prime di ogni altro liceo sono previsti non meno di 27 studenti.

La matematica non ha partito e in questa storia regna sovrana. Basti pensare che il liceo delle Scienze umane, con opzione economico-sociale, che di fatto dovrebbe far spazio a tutto ciò, vanta 21mila iscritti. Mancanza d’informazioni, approssimazione nella strutturazione del progetto e generale incertezza hanno portato quasi tutti i sostenitori del governo a fare un passo indietro. Quando si parla del futuro dei propri ragazzi, non c’è partito che tenga. Per comprendere quanto male sia stato gestito il tutto, l’opzione economico-sociale della riforma Gelmini del 2010 esordì con più di 10mila iscritti in prima.

Non sono però soltanto i genitori a non essere convinti. Parola Bortoletto, guida dell’Associazione nazionale dei dirigenti scolastici (Andis), si è così espressa in merito: “Un’operazione fatta troppo in fretta, penalizzando il liceo delle scienze umane con opzione economico-sociale. Il nuovo liceo è stato proposto con una nota a fine dicembre, a scapito dell’opzione economico-sociale. Era arrivato all’ultimo momento e le scuole potevano scegliere se attivarlo o meno. In più si conosceva soltanto il quadro orario del solo biennio e non del triennio. Mancano indicazioni nazionali e un regolamento. Un liceo monco”.