Il generale dei carabinieri Oreste Liporace è stato arrestato con l’accusa di corruzione, turbativa e false fatture. A far emergere il quadro accusatorio sono state le indagini condotte dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Milano e del pm Paolo Storari che hanno disposto l’ordinanza di arresti domiciliari a carico di Liporace e iscritto sul registro degli indagati anche Lorenzo Quinzi, dirigente del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Mit) per turbata libertà degli incanti.
Generale dei carabinieri agli arresti domiciliari
Secondo quanto emerso dall’indagine condotta dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Milano e del pm milanese, Oreste Liporace sarebbe stato accusato di corruzione per un appalto assegnato per le pulizie della Scuola sottufficiali dell’Arma a Velletri. Il generale, che ha avuto in passato la carica di comandante dei carabinieri del secondo reggimento allievi, marescialli, brigadieri di Velletri a Roma ed ora era direttore presso l’Istituto Alti Studi della Difesa, avrebbe infatti truccato la gara affidando il servizio a un’impresa amica.
Liporace, si legge nell’ordinanza del gip Santoro, sarebbe stato corrotto con 22mila euro, borse di lusso, noleggi auto in visita a Milano, biglietti per lo stadio Olimpico e per la Scala. Lui, come favore, avrebbe messo in atto la turbativa e falsificato le fatture sull’appalto da quasi 700mila euro.
Quadro accusatorio che è emerso da una precedente inchiesta, sempre per corruzione, che a Milano aveva portato all’arresto di Massimo Hallecker, dipendente di Fiera Milano spa. Liporace è stato sospeso con effetto immediato dall’Arma dei carabinieri.
A inguaiare il comandante sono state le chat trovate sui telefoni sequestrati ai due indagati Massimiliano e William Fabbro, fratelli alla guida della ditta aiutata da Liporace.
Nell’inchiesta si indaga anche su un presunto traffico di influenze illecite in relazione alla “promessa”, non “concretizzata”, di “far ottenere” alle società del gruppo Fabbro nel 2022 “appalti all’interno del Vaticano”, ma anche uno gestito dai Frati Francescani. Si indaga anche su “un appalto triennale” nel 2020 da 15 milioni di euro “per il servizio di ristorazione presso alcune sedi della presidenza del Consiglio dei Ministri”, “effettivamente ottenuto” dalle società dei fratelli Fabbro.
Tra gli indagati il dirigente del Mit
Oltre all’arresto di Liporace e l’indagine sui fratelli Fabbro, a essere iscritti sul registro degli indagati ci sono anche l’imprenditore Ennio De Vellis, a capo di un gruppo di imprese del settore traslochi e trasporti con base a Frosinone, collegato al comandante e Lorenzo Quinzi, capo del dipartimento per gli affari generali e la digitalizzazione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, dicastero guidato dal ministro Matteo Salvini.
Il nome del dirigente del Mit emerge dagli atti dell’inchiesta in cui il procuratore Marcello Viola, si legge, evidenzia che sono indagati “in stato di libertà” anche “altri imprenditori, funzionari e dirigenti pubblici di Amministrazioni centrali dello Stato”. Le indagini si sono “concentrate su illecite assegnazioni di fondi e appalti pubblici in cambio di denaro e altre utilità, nonché mediante la concertazione dei soggetti economici fittiziamente partecipanti alle procedure di gara”.
Il lavoro degli inquirenti prosegue comunque per far luce sull’intero quadro d’indagine, con perquisizioni a carico di 22 persone e di uffici dell’Avvocatura Generale dello Stato, del Mit, del Centro Alti Studi Difesa, del Provveditorato Interregionale alle Opere Pubbliche per il Lazio, Abruzzo e Sardegna.