Ancora nessuna traccia dei bilanci di due società centrali dell’impero Ferragni. La Fenice, licenziataria di tutti i marchi dell’influencer, e la Sisterhood, la holding che controlla le altre aziende facenti capo all’imprenditrice digitale, non hanno presentato i conti relativi al 2023, di norma chiusi e approvati ad aprile o entro il limite massimo di giugno 2024. Un evidente sforamento dei tempi che alimenterebbe le voci sulla ridefinizione delle quote all’interno del gruppo.
Il ritardo
Nell’estremo ritardo sulla presentazione dei bilanci, infatti, potrebbero incidere le dinamiche interne sulla ridistribuzione di pesi, assetto e governance dell’impero dell’imprenditrice, stimato in 100 milioni di euro prima di essere travolto dal “Pandoro-gate”.
Ad accendere i riflettori sull’assenza dei consuntivi è il Corriere della Sera, che riporta anche le voci sulla presunta intenzione da parte di uno dei soci della prima ora, oltre che amico storico di Ferragni, Paolo Barletta, di cedere la sua partecipazione in Fenice.
La società, depositaria dei brand e dunque anima del gruppo, è divisa tra l’influencer, per il 32%, Alchimia, il veicolo di investimento di Barletta, per il 40%, e Pasquale Morgese (27,5%).
Secondo quanto riferito dal quotidiano, se quest’ultimo avrebbe cominciato a mettere in discussione la gestione pensando anche a intraprendere iniziative legali, Barletta avrebbe già pensato di vendere la propria quota a fine 2023 presentando un’offerta alla stessa Ferragni.
La plusvalenza di 75 milioni di euro che Barletta avrebbe potuto pensare di portare a casa soltanto 10 mesi fa è oggi impensabile, ma sta adesso all’influencer valutare la cifra messa sul tavolo dal socio, che avrebbe dato alla compagna di affari un paio di settimane di tempo per pensarci.
Del resto, Chiara Ferragni non potrebbe smarcarsi dalla partecipazione nelle aziende che si basano per il 90% su e-commerce e royalties sui marchi incentrati sul suo nome.
L’impero di Ferragni
In ritardo sulla presentazione dei bilanci sarebbe anche la capogruppo Sisterhood, gestita insieme alla madre Marina Di Guardo, mentre l’altra società dell’impero che gestisce blog e e-commerce, la Tbs Crew, ha regolarmente chiuso l’esercizio 2023 ad agosto 2024, con un utile di 4,44 milioni di euro.
Nella relazione che ha accompagnato il consuntivo si faceva riferimento alle ripercussioni del “Pandoro-gate”, spiegando che “gli eventi negativi sopraggiunti nella seconda metà del mese di dicembre 2023 hanno necessariamente esteso i riflessi negativi anche nel 2024, che ha subito un forte calo dell’attività”.
Per il Corriere della Sera, il caso dei pandori e delle uova di Pasqua che vede Ferragni indagata per truffa aggravata, non giustificherebbero comunque l’assenza dei bilanci di Fenice e Sisterhood.
Il futuro dell’impero dell’influencer resta però inevitabilmente appeso alla vicenda giudiziaria per la quale rischia il processo insieme a l’ex braccio destro Fabio Damato, la manager Alessandra Balocco e l’imprenditore Francesco Cannillo, in relazione alle operazioni commerciali ‘Pandoro Balocco Pink Christmas, Limited Edition Chiara Ferragni’ (Natale 2022) e ‘Uova di Pasqua Chiara Ferragni – sosteniamo i Bambini delle Fate (Pasqua 2021 e 2022)’.
Secondo quanto scritto dalla procura di Milano, le indagini “hanno permesso di ricostruire la pianificazione e diffusione di comunicazioni di natura decettiva, volte a indurre in errore i consumatori in ordine al collegamento tra l’acquisto dei prodotti pubblicizzati e iniziative benefiche”.
Per i magistrati Chiara Ferragni avrebbe ingannato i consumatori e avrebbe ottenuto, tramite due campagne commerciali, un ingiusto profitto di circa 2,2 milioni di euro, oltre che benefici non calcolabili “dal ritorno di immagine” legato alle iniziative benefiche.