Berlusconi, nel testamento anche una lettera: cos’ha scritto

Un documento che conferma e aggiunge qualcosa in più nel testamento di Berlusconi: ecco la lettera e le indicazioni lasciate nel documento del gennaio 2022

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Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

Dal 2006 al 2022, passando anche per una conferma del 2020. Il testamento di Silvio Berlusconi, aperto negli scorsi giorni e letto dal notaio Roveda alla presenza della compagna del Cavaliere, Marta Fascina, e successivamente anche ai cinque figli, svela l’eredità lasciata dall’ex premier dopo la morte dello scorso 12 giugno, con colpi di scena che non tutti si aspettavano di vedere e leggere. Documenti che, nel giro di poche ore, sono stati resi noti da tutte testate giornalistiche in Italia per rendere nota del lascito del Cavaliere, per informare sul futuro delle sue aziende.

Ma tra i tanti documenti letti ce n’è anche uno in particolare che ha rapito l’attenzione di molti. Una lettera, infatti, è lo scritto più recente di Berlusconi, una vera e propria integrazione che il Cavaliere ha voluto fare al suo primo testamento dell’ottobre 2006. Un documento prodotto 17 anni dopo, il 19 gennaio 2022, quando l’ex premier ha capito che il suo stato di salute non era più ottimale e che presto le cose sarebbero potute peggiorare.

La lettera ai figli

Leggendo il documento prodotto dal notaio come verbale di lettura del testamento di Berlusconi, emerge infatti un testamento olografo del Cavaliere. A dir la verità di tratta di più testi scritti di proprio pugno dall’ex leader di Forza Italia, ma uno in particolare rapisce l’attenzione.

È quello che Marta Fascina ha portato in “busta non sigillata” al notaio Roveda, quella che riporta la firma “S. Berlusconi” e una scritta chiara: “Ai miei figli“. Si tratta infatti di una lettera che il Cavaliere ha scritto ai suoi cinque figli il 19 gennaio 2022, in occasione di una visita al San Raffaele dalla quale, però, non era molto speranzoso di uscire sulle proprie gambe. L’inizio del declino, forse, con Berlusconi che aveva intuito che qualcosa non stesse andando nel verso giusto.

Così su carta intestata di Villa San Martino di Arcore, Berlusconi più di un anno fa scriveva ai figli: “Sto andando al San Raffaele, se non dovessi più tornare vi prego di fare atto di prendere atto di quanto segue”.

Intestata a Marina, Pier Silvio, Barbara ed Eleonora, con la dimenticanza (voluta o meno, non è dato sapersi) di Luigi, Silvio Berlusconi ha scritto le sue ultime volontà sul testamento del 2006, confermandolo e aggiungendo alcune cose. Ai figli infatti ha scritto: “Dalle vostre eredità di tutti i miei beni dovreste riservare queste donazioni“. E via con l’elenco in cui si legge del versamento di 100 milioni al fratello Paolo Berlusconi, alla compagna Marta Fascina e 30 milioni a Marcello Dell’Utri.

Una lettera chiusa con tanto di “giustificazione” da parte del Cavaliere: “Per il bene che gli ho voluto e per quello che loro hanno voluto a me. Grazie, tanto amore a tutti voi. Il vostro papà“.

La precisazione sulla lettera

Il documento, arrivato in busta non sigillata, poteva ovviamente essere contestato eventualmente dal notaio, ma così non è stato. Il perché è presto spiegato dallo stesso Roveda, che all’Ansa ha fatto sapere di essere stato a conoscenza di queste volontà ancor prima che Marta Fascina gli consegnasse il documento su carta intestata di Villa San Martino.

“Per evitare fraintendimenti e a fronte delle richieste di delucidazioni ricevute da parte di numerosi organi di informazione, il fratello Silvio gli aveva anticipato in più occasioni, con la straordinaria generosità che lo ha sempre contraddistinto, l’intenzione di lasciare allo stesso Paolo la somma di 100 milioni di euro” ha detto Roveda, sottolineando che le carte rese pubbliche sono quindi conferma delle volontà già note.