Cosa significa Askatasuna, che sappiamo del centro sociale sgomberato a Torino

Askatasuna è un storico centro sociale di Torino, con sede in uno stabile occupato da 30 anni, i cui membri sono sospettati dell'assalto alla redazione de La Stampa

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

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Nella mattinata del 18 dicembre la Digos ha perquisito e sgomberato la sede centrale e le case di molti dei membri del centro sociale Askatasuna, a Torino. Tra le persone oggetto dell’operazione ci sarebbero alcuni dei manifestanti che hanno attaccato la redazione de La Stampa durante una manifestazione in favore della Palestina a novembre.

Askatasuna è un centro sociale che da 30 anni occupa uno stabile a Torino, e che in passato ha avuto molte dispute anche economiche non solo con il capoluogo piemontese, ma anche con lo Stato. Il Governo ha infatti chiesto 6,8 milioni di euro di danni al centro sociale, ritenendolo responsabile delle manifestazioni e dei sabotaggi No Tav in Piemonte.

Di recente la questione con il Comune sembra essere stata superata, con una delibera che cerca di superare lo stato di occupazione della sede di Askatasuna e anche con un finanziamento di 100mila euro per la ristrutturazione del palazzo, che si trova in una zona centrale di Torino. Durante lo sgombero sono però state rilevate violazioni dell’accordo e il sindaco di Torino ha detto che la collaborazione è ufficialmente cessata.

Cosa significa Askatasuna, la storia del centro sociale torinese

Askatasuna è uno dei centri sociali più conosciuti d’Italia e rappresenta un punto di riferimento a Torino per moltissimi militanti. Il nome deriva dalla parola della lingua basca per “libertà” (askatasuna è la “A” della sigla ETA, il nome del gruppo terroristico basco sciolto nel 2018 e responsabile di vari attentati in Spagna).

Il centro sociale nasce dopo l’occupazione di quella che ancora oggi è la sua sede nel 1998, la stessa perquisita e sgomberata nella prima mattinata del 18 dicembre dalla Digos nell’ambito delle indagini sull’assalto alla redazione de La Stampa. Ha un forte legame con il quartiere in cui si trova la sede, la Vanchiglia, e ha organizzato varie manifestazioni durante gli ultimi 30 anni su un grande numero di cause.

Tra queste una delle più famose è la lotta contro la realizzazione della ferrovia ad alta velocità Torino Lione, la cosiddetta Tav. A riguardo ci sono state varie condanne a singoli membri del centro sociale, ma mai all’organizzazione nel suo complesso. A gennaio di quest’anno lo Stato ha comunque chiesto 6,8 milioni di euro di danni per le manifestazioni No-Tav sostenute da membri di Askatasuna.

Le perquisizioni e le accuse per l’assalto a La Stampa

Nella primissima mattinata del 18 dicembre la Digos ha avviato un’ampia operazione che ha coinvolto sia la sede centrale di Askatasuna, sia le case private di alcuni suoi membri. Le perquisizioni, poi sfociate in uno sgombero, riguarderebbero alcuni danneggiamenti alle sedi della società Leonardo e soprattutto della sede del quotidiano torinese La Stampa.

I fatti risalgono allo scorso 28 novembre. Durante le grandi manifestazioni organizzate per lo sciopero generale contro la Manovra dei sindacati di base, un gruppo di manifestanti che sfilava in sostegno all’imam della moschea di San Salvario a Torino, arrestato e detenuto in attesa di espulsione perché accusato di estremismo, si è staccato dal corteo principale e si è diretto verso la sede de La Stampa.

Gli uffici erano vuoti perché anche i giornalisti quel giorno erano in sciopero, parallelamente alla mobilitazione generale, per chiedere il rinnovo del contratto. La redazione è stata danneggiata in parte, con scritte sui muri e secchi di letame versati nei cortili esterni e sul pavimento.

Cessata la collaborazione di Askatasuna con il Comune

La polizia, durante le operazioni di sgombero, ha dichiarato di aver trovato sei persone che dormivano al terzo piano dello stabile. Non è un dettaglio irrilevante, perché la loro presenza viola gli accordi presi da Askatasuna con il Comune di Torino. In cambio del superamento dello stato di occupazione della sede del centro sociale, i membri si erano impegnati a utilizzare solo il piano terra, l’unico agibile.

Era nell’ambito di questo accordo che il palazzo era stato riconosciuto come “bene comune” e che il Comune aveva messo a disposizione 100mila euro per la sua ristrutturazione. Il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, del Pd, ha dichiarato che, a causa di questa violazione, la collaborazione tra il centro sociale Askatasuna e il Comune è “cessata”.