Dopo mesi di giochi politici sulla riforma della Federcalcio, la Serie A arriva infine al muro contro muro con Gabriele Gravina. Di fronte alla proposta di modifica dello statuto presentata dal presidente della Figc, i presidenti del massimo campionato hanno deciso ad ampia maggioranza di depositare un testo alternativo al nuovo regolamento federale che dovrà essere discusso e votato nell’Assemblea in programma il 4 novembre. Appuntamento contro il quale la Lega guidata da Lorenzo Casini avrebbe pronto il ricorso come atto di difesa tecnica e cautelativa.
La mossa della Serie A
La Serie A ha infatti annunciato che farà appello al tribunale Figc contro la legittimità dell’Assemblea federale, in quanto potrebbe svolgersi con i pesi elettorali previsti dalle nuove regole indigeste ai presidenti, in forza di una norma transitoria dello statuto della Federcalcio.
Il ricorso dovrebbe scattare nel caso in cui tutte le richieste della Lega dovessero essere ignorate e potrebbe essere accompagnato anche dalla denuncia contro la Federazione per la mancata applicazione della legge.
Legge che sarebbe stata ignorata secondo il deputato di Forza Italia Giorgio Mulé, di cui porta il nome la norma che impone la riforma dei pesi della Federcalcio in proporzione del contributo economico.
“La riforma non promuove una vera autonomia – ha dichiarato il vicepresidente della Camera bocciando la proposta di Gravina – , ma piuttosto una falsa autonomia, condizionata e limitata. La Serie A non viene riconosciuta per la sua maturità e capacità decisionale, ma è vincolata come un bambino alla madre Figc. Dov’è l’autonomia? Anche la rappresentanza è una beffa: la Serie A passa da tre a quattro consiglieri mentre la Lega Pro ne cede uno alla Serie B. Questo contravviene alla legge, che deve essere rispettata”.
“La Lega Serie A o uno dei suoi membri può denunciare la mancata applicazione della legge, lasciando la decisione a un giudice – ha aggiunto Mulé – È un peccato perché questa strada mortifica lo spirito di collaborazione che dovrebbe essere naturale. Invece, si procede con contrasti e rifiuti a qualsiasi modifica. La legge è chiara, evidentemente la Figc si sente al di sopra di essa”.
Le proposte in ballo
Nonostante il presidente Gravina sostenga di aver accolto nella sua proposta le richieste che la Lega aveva presentato in passato a proposito di rappresentatività e proprio di autonomia, in Assemblea federale si prevede uno scontro aperto tra le componenti federali.
Il numero 1 della Federcalcio, però, sembra deciso a non concedere sconti sulla sua offerta: un aumento della rappresentanza in Assemblea federale della Serie A dal 12% al 18%, con una poltrona in più rispetto alle tre attuali in Consiglio, e un incremento anche per la Serie B dal 5% al 6%, a fronte di un ridimensionamento del peso elettorale della Lega Pro, che scenderebbe dal 17% al 12% perdendo un consigliere, e della rimozione della quota del 2% attualmente detenuta dagli arbitri. Non verrebbero invece toccati i pesi dei dilettanti, calciatori e allenatori.
Tra i punti centrali della riforma della Figc, sarebbe compreso soltanto per la massima Lega il “diritto d’intesa sull’approvazione delle norme federali che le riguardano in via esclusiva”, vale a dire il diritto di veto su alcune tematiche come le licenze nazionali, che sarebbe valido però anche per i vertici della Federazione.
Dall’altra parte la controproposta della Serie A punta, nonostante le differenze di vedute tra le società, a una maggiore autonomia e alla maggioranza relativa.
In Consiglio federale, la riforma dello statuto presentata dai presidenti del massimo campionato prevede 6 posti per la Serie A, 2 per la Serie B e 2 per la Lega Pro, per un totale di 10 rappresentanti del settore professionistico, a fronte di un numero di consiglieri per i dilettanti che scenderebbe da 6 a 4.
Per quanto riguarda l’Assemblea federale, la Lega guidata da Casini chiede una quota elettorale del 30% rispetto all’attuale 12%, con la Lega Serie B e la Lega Pro all’8%, contro rispettivamente il 5% e il 17% attuali.
L’area professionistica potrebbe dunque arrivare in totale dal 34% al 46%, mentre i dilettanti scenderebbero dal 34% al 24%, con le associazioni dei calciatori e degli allenatori rispettivamente al 20% e al 10%.