Maurizio Sarri non è più il tecnico della Lazio. L’allenatore, infatti, ha presentato le dimissioni nella giornata di martedì 12 marzo, all’indomani della cocente sconfitta interna contro l’Udinese nella 28esima giornata di Serie A. Una decisione, quella del mister dei biancocelesti, che ha sorpreso tutti e che sarebbe emersa dopo uno scontro con la squadra che, già da alcune settimane, stava vivendo un momento negativo in campo e anche negli spogliatoi.
Parte ora il toto-nomi per la sostituzione in panchina, con il presidente Claudio Lotito chiamato a correre ai ripari per trovare una nuova guida tecnica per la Lazio. Ma i capitolini possono anche ringraziare Sarri, perché con le sue dimissioni vengono meno gli obblighi contrattuali col tecnico che era legato alla società fino al giugno 2025 con uno stipendio da capogiro.
Sarri e la Lazio, l’ingaggio in fumo
Con le dimissioni arrivate il 12 marzo 2024 termina il matrimonio triennale tra la Lazio e Maurizio Sarri. Arrivato a Roma, sponda biancoceleste nel 2021, aveva inizialmente firmato un contratto biennale fino al giugno 2023, salvo poi rinnovarlo un anno dopo fino al giugno 2025. Un tecnico che, stando ai recenti bilanci della società capitolina, aveva un certo peso per il club.
L’accordo, infatti, prevedeva uno stipendio 3,5 milioni di euro netti a stagione fino al prossimo anno, una cifra che al lordo è addirittura vicina ai 7 milioni. Nello specifico, infatti, nella stagione 2023/24 Sarri sarebbe costato alla Lazio 6,7 milioni di euro, tra la cifra legata al suo stipendio lordo e quella relativa alla quota ammortamento per i costi di intermediazione.
Al suo arrivo, infatti, il tecnico costò 600.000 euro ai biancocelesti e in sede di rinnovo ulteriori 250.000, per un totale di 850.000 euro che, come accade per i calciatori, sono stati distribuiti per gli anni di contratto stipulati.
Con le dimissioni, presentate a Formello e successivamente accettate dal presidente Claudio Lotito, Sarri è libero da ogni vincolo contrattuale, così come per la Lazio vengono meno gli obblighi economici pattuiti, a differenza di quanto successo ai cugini della Roma con Mourinho.
Gli stipendi di Sarri
Tecnico campione d’Italia con la Juventus nel 2019-2020 e vincitore dell’Europa League con il Chelsea nel 2018-19, Maurizio Sarri ha una carriera ricca alle spalle. In tutti i sensi.
Dopo aver appeso le scarpette al chiodo, prima di passare direttamente alla panchina, è stato anche impiegato di banca che, in un certo senso, gli ha permesso di entrare in confidenza con ingenti somme di denaro. Soldi che di certo mancavano alle prime esperienze in Seconda Categoria, così come in Eccellenza e in D. Dopo una lunga gavetta nelle serie minori dove porta la Sangiovannese fino alla C1, la sua prima grande chance è a Pescara in Serie B, ma è a Empoli che si è fatto notare.
Con i toscani, infatti, impressiona per i risultati ottenuti portando gli azzurri alla salvezza. Un tecnico che per l’Empoli costa soltanto 300.000 euro all’anno che però, alla prima grande chiamata, toglie il disturbo.
La prima grande big, quella della svolta della carriera, è il Napoli. Aurelio De Laurentiis, infatti, gli strappa un accordo da 1,4 milioni all’anno dal 2015. Col presidentissimo dei partenopei, però, è amore e odio e il rapporto si interrompe nel 2018, quando al suo posto a giugno viene chiamato Ancelotti. E il padre del “sarrismo”, in silenzio, incassa la delusione, ma corre dalle sterline londinesi del Chelsea.
Tecnico dei Blues per la sola stagione 2018-19, capace di vincere come detto l’Europa League (unico trofeo internazionale fin qui vinto), Sarri si era legato agli inglesi per tre anni, con uno stipendio da 6,4 milioni lordi a stagione. Cifre da capogiro e accordo che però non è stato portato a termine per scelte societarie e personali, con tanto di risoluzione nel giugno 2019.
Da una parte all’altra, Sarri allora tornò in Italia, alla Juventus. Tecnico del nono scudetto di fila dei bianconeri, nonché il 36° e a oggi ultimo della Vecchia Signora, si era legato ai piemontesi con un triennale da 5,5 milioni netti a stagione. Un rapporto che, anche in questo caso, si conclude prima del previsto, con il benservito datogli nell’agosto 2020.