Niente finale di Champions a San Siro, Milano rischia di perdere 15 milioni di euro di indotto

Dagli alberghi allo shopping, dalla ristorazione ai trasporti: l'annullamento della finale di Champions al Meazza rischia di bruciare molto per Milano

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Federico Casanova

Giornalista politico-economico

Giornalista professionista specializzato in tematiche politiche, economiche e di cronaca giudiziaria. Organizza eventi, presentazioni e rassegne di incontri in tutta Italia.

Pubblicato: 25 Settembre 2024 15:00

La notizia ha fatto sobbalzare tifosi e appassionati, ma anche cronisti, esperti e commentatori. Si dice che perfino i direttori dei grandi quotidiani sportivi italiani (sempre aggiornati in anteprima sulle vicende “extra-campo”) e due luminari del calcio moderno come Gianluca Di Marzio e Fabrizio Romano – fonti primarie di notizie e scoop – siano rimasti sorpresi leggendo la decisione della Uefa di togliere allo stadio di San Siro la finale di Champions League prevista per il 2027.

Un’assegnazione che era arrivata (seppur con riserva) lo scorso maggio, quando i vertici del massimo organismo europeo – in particolare il comitato esecutivo, che si occupa di prendere e comunicare le decisioni “che contano” – avevano ipotizzato per Milano la possibilità di ospitare l’ultimo atto della più prestigiosa competizione europea per club. Oggi, invece, è arrivata la doccia gelata.

La scelta dell’Uefa e l’annullamento della finale dei Champions a San Siro 

A spiegare come siano andate le cose ci ha pensato direttamente il Comune di Milano, che poche ore dopo la decisione dell’Uefa ha emesso un comunicato in cui ha chiarito le ragioni sottostanti al dietrofront: in sostanza, allo stato attuale, il sindaco Beppe Sala e la sua giunta non possono escludere l’eventualità che San Siro sia ancora interessato dai lavori di ristrutturazione nel momento in cui dovrà ospitare la finale di Champions League della stagione 2026/27, tra maggio e giugno.

Se nelle settimane conclusive di quella stagione l’impianto avesse ancora al proprio interno un cantiere aperto, la partita non si potrebbe disputare. Per questo, con largo anticipo, l’Uefa ha scelto di annullare l’assegnazione, rimandando alla prossima estate l’annuncio sulla città che sostituirà il capoluogo lombardo. Rimangono invece invariate le sedi di Monaco di Baviera (Allianz Arena) per la stagione in corso e di Budapest (Puskas Arena) per la prossima.

La lettera del Comune di Milano alla Figc: l’attacco di La Russa a Sala

Conoscendo le incertezze legate al futuro dell’impianto, erano stati gli assessori del Comune di Milano – in particolare Martina Riva, che detiene la delega allo Sport, e Guido Bardelli, che si occupa di grandi eventi, per tramite del sindaco Beppe Sala – ad avvisare in via preventiva la Federcalcio sullo stato delle cose. Vista la totale incertezza da parte delle proprietà di Inter e Milan in merito ad un investimento sullo stadio, l’amministrazione meneghina non ha potuto garantire la disponibilità dell’impianto. Un chiarimento (quanto mai necessario per evitare di ritrovarsi con questa brutta notizia in un momento successivo) che la stessa Figc ha poi girato all’Uefa.

Nel frattempo, appena diffusa la notizia, ci sono state anche le reazioni del mondo politico. La più eclatante per il peso della carica che l’ha espressa è stata quella di Ignazio La Russa. Intercettato a margine di un impegno pubblico, il presidente del Senato ha espresso “grande dispiacere per la decisione della Uefa di togliere allo stadio di San Siro la finale di Champions League del 2027”. Poi è passato all’attacco, mettendo nel mirino proprio la giunta comunale, cui La Russa addebita tutta la responsabilità: “Ci saremmo aspettati una maggior difesa dell’impianto, con decisioni che andassero nell’interesse della città” ha detto senza giri di parole, per poi concludere dicendo che “Milano non meritava questa disfatta”.

L’intervento del Coni e la partita per gli Europei di calcio del 2032

Presente all’inaugurazione della prima isola Technogym Outdoor ai Giardini Indro Montanelli di Milano, anche Giovanni Malagò (presidente del Coni) ha espresso rammarico per la decisione dell’Uefa, sottolineando però come “per gli addetti ai lavori questa non sia una novità”, in quanto “tutti erano al corrente che non mettendo in moto un processo, che conosciamo, per una serie di iniziative allineate con le esigenze della Uefa (ossia quelle per il rifacimento e la modernizzazione della struttura, nda), saremmo arrivati a questo scenario”. Un’occasione, questa, che Malagò utilizza per tornare proprio sul tema dei nostri impianti sportivi, da anni ritenuti inadeguati e obsoleti.

“Questa cosa fa riflettere in vista degli Europei di calcio 2032” ha spiegato il numero uno del Comitato olimpico, parlando della rassegna che si svolgerà tra otto anni in Italia e in Turchia. “Penso che siamo dei fenomeni a perdere tempo inizialmente per poi fare delle corse spaventose per recuperarlo – ha detto Malagò al Parco Indro Montanelli, auspicando che –una volta tanto si possano pianificare le cose in anticipo, come succede nelle altri parti del mondo. Sarebbe un grandissimo passo avanti per il nostro sistema”.

Quanto perde la città di Milano 

La retromarcia dell’Uefa in merito alla fina di Champions a San Siro nel 2027 non avrà ripercussioni soltanto sul comparto calcistico e sull’organizzazione di Euro 2032. C’è anche un discorso molto importante che riguarda l’indotto economico che un evento di questa portata avrebbe generato per la città di Milano, e non solo. Considerando le presenza negli alberghi e nei ristoranti di turisti e addetti ai lavori, lo shopping delle famiglie giunte dall’estero e gli acquisti che riguardano la mobilità (bus, treni, metropolitana, aerei e mezzi leggeri), si stima che l’intera Lombardia avrebbe visto crescere l’indice economico di ben 15 milioni di euro in poche settimane.

Ora, sfumata questa ghiottissima opportunità, rimane da capire cosa vorranno fare i due club milanesi, ad oggi gli unici a poter dare un’accelerata al dossier che riguarda San Siro. Dopo le tante indiscrezioni circolate in questi anni (dal nuovo stadio dell’Inter a Rozzano a quello del Milan a San Donato), oggi nessuna ipotesi può essere scartata a priori, ma neanche confermata. Al momento, dunque, rimane solo tanta amarezza per un’occasione sfumata, mentre negli archivi scorrono le immagini mozzafiato della finale tra Real e Atletico Madrid, conclusa con la vittoria dei Blancos per 5 a 3 ai calci di rigore: era il 2016, ultimo anno in cui lo stadio Giuseppe Meazza ha ospitato il grande spettacolo della finale di Champions League.