Azionariato popolare nel calcio, la proposta sbarca in Parlamento: il ruolo dei tifosi nelle società

In Spagna e Germania è "prassi", in Italia stenta ancora a decollare: ora l'azionariato popolare è pronto a fare passi in avanti con la proposta in Parlamento

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Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

Pubblicato: 27 Marzo 2024 17:51

Se è vero che “il calcio è di chi lo ama”, famoso slogan della Serie A negli anni passati, il mondo del pallone dovrebbe appartenere ai tifosi. Motivo per il quale il fenomeno dell’azionariato popolare sta di certo a cuore alle società calcistiche italiane, ma anche a tanti politici che vorrebbero un coinvolgimento più attivo dei tifosi all’interno dei club.

Un passo importante, in tal senso, è l’apertura da parte della commissione permanente alla Camera, col testo presentato da Riccardo Molinari, presidente del gruppo della Lega a Montecitorio, ed emendato dalla Commissione, che prevede una serie di punti che possono essere di svolta per l’arrivo dell’azionariato popolare anche nel calcio nostrano.

Azionariato popolare nel calcio, l’Italia ci prova

Di casi di azionariato popolare nel calcio se ne registrano parecchi in Europa, ma un vero e proprio modello in Italia ancora non c’è. Ci ha provato Carlo Cottarelli con l’operazione Interspac, lo studio e la promozione di un grande progetto di partecipazione popolare per rafforzare l’Inter con risorse di tifosi e investitori istituzionali. Ma poi non si è concluso nulla.

Ora però, dopo l’approdo di importanti fondi di investimento nelle società sportive italiane, vedi l’esempio di Oaktree nell’Inter e il passaggio di proprietà del Milan a RedBird, l’azionariato popolare compie un importante passo avanti incassando il parere favorevole della Commissione permanente alla Camera.

Il testo presentato dal leghista Molinari ha infatti l’obiettivo di introdurre alcuni strumenti che possano coinvolgere sempre più i tifosi, non solo sugli spalti. Se è vero che lo stadio è spesso il “dodicesimo uomo in campo”, l’intenzione è trasformare cori e applausi in qualcosa di più. Come? Rendendo i tifosi direttamente responsabili rispetto alla proprietà e all’organizzazione della società.

La proposta di Molinari prevede, innanzitutto, che i club in azionariato popolare passino da semplici associazioni a società a responsabilità limitata o a società per azioni. Per definire poi una società sportiva a partecipazione popolare dovranno essere rispettate una serie di condizioni, come la distribuzione tra i soci, in misura non superiore al 50%, degli utili. O anche l’obbligo di reinvestire almeno il 20% degli utili nel potenziamento del settore giovanile.

Importante poi il “peso” del tifoso, perché se associato o partecipante dovrà avere diritto al voto nelle assemblee societarie qualunque sia il valore della quota o il numero delle azioni possedute. Dunque anche il voto degli azionisti di maggioranza avrà lo stesso peso di quello del “semplice” supporter.

L’azionariato popolare nel calcio

Non si tratta di un fenomeno unico nel mondo, anzi nel panorama calcistico sono diverse le società che sfruttano l’appoggio dei tifosi. In Italia, come detto, ci sono stati dei tentativi a livello professionistico, con Mantova, Parma e Ancona in passato protagoniste, mentre a livello dilettantistico ci sono alcuni club come il Derthona e il Fasano che vengono gestite anche dai tifosi.

I casi più famosi sono però quelli oltre il confine nostrano. Un esempio? Il Bayern Monaco, che dispone di una eingetragener Verein (associazione registrata) di circa 300.000 soci che gestisce il 75% della società, mentre le quote restanti sono di proprietà di Adidas, Allianz e Audi che possiedono ciascuna l’8,33%. In Germania, comunque, il modello si basa sul controllo, previsto dalla legge, delle società da parte dei tifosi per il 50+1%, salvo eccezioni.

In Spagna, invece, ci sono le cosiddette SAD, ovvero “sociedad aútonoma deportiva”, società di capitali con finalità esclusivamente sportiva. In Liga, massimo campionato iberico, esempi di club a conduzione-tifosi sono Real Madrid, Barcellona, Atlético Bilbao e Osasuna, con i fan che rinnovano annualmente la propria tessera, partecipando così al controllo in modo diretto o indiretto agli aspetti organizzativi della squadra.