La pandemia da Covid-19 sembra lentamente essersi attenuata, anche se il campanello d’allarme è sempre pronto a risuonare in qualsiasi momento nel caso in cui fossero registrati nuovi picchi di contagi. Negli ultimi giorni il bollettino dei nuovi casi è in via di miglioramento, ma nonostante ciò le autorità sanitarie proseguono nel ribadire di non dover abbassare la guardia.
Infatti, come avvenuto in questi due anni di pandemia, nuove varianti sono in agguato e possono minacciare l’equilibrio ritrovato per milioni di italiani. L’Ecdc di recente ha alzato il livello di allerta sulle mutazioni Omicron 4 e Omicron 5 che farebbero addirittura pensare al rischio di una nuova ondata di contagi, la sesta registrata da febbraio 2020.
Omicron 5, i nuovi sintomi
È del 12 maggio 2022 la comunicazione dell’Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, sull’incremento della sorveglianza delle sottovarianti di Omicron. A preoccupare, come detto, sono BA.4 e BA.5, meglio note come Omicron 4 e Omicron 5. A finire sotto la lente di ingrandimento degli studiosi è soprattutto la quinta versione della variante del virus, che negli ultimi giorni ha trovato nuovi modi per presentarsi.
I sintomi sono comuni alla variante di base Omicron, che ha colpito con forza le vie respiratorie alte. Come sottolineato dagli esperti, infatti, Omicron 5 attacca soprattutto le altissime vie respiratorie con sintomi frequenti quali mal di gola e raffreddore che spesso potrebbero ingannare chi ha contratto il virus essendo malesseri tipici da sbalzi di temperatura.
Come avvenuto con la variante iniziale, BA.5 sembrerebbe non colpire le vie respiratorie basse, ma potrebbe essere pericolosa per i neonati e bambini.
Rischiamo una sesta ondata?
L’Ecdc negli ultimi giorni ha lanciato un chiaro allarme sulla variante Omicron 5 che incute molto timore. “Sarà presto dominante e potrebbero delinearsi le condizioni per una sesta ondata pandemica” ha sottolineato il Centro europeo.
A preoccupare è la violenza con la quale il virus variato prende piede in diversi paesi europei. Le luci dei riflettori sono puntati sul Portogallo, dove Omicron 5 nel giro di una settimana è passato dal 37% dei casi positivi al 63,5% del totale dei pazienti affetti dal Covid-19 nel Paese lusitano. Se non si dovesse trovare un modo per fermare l’avanzata della mutazione (ci sono dei farmaci efficaci contro Omicron), ecco allora che il quadro peggiore potrebbe manifestarsi all’interno del Vecchio Continente.
Chi rischia di reinfettarsi
Dopo essere riusciti a isolare le varianti, è partito lo studio su Omicron 4 e Omicron 5 per cercare di capire quali siano le principali via utilizzate per infettare l’uomo. Dai primi studi è emerso un alto tasso di immunoevasione, ovvero la capacità di eludere la protezione immunitaria indotta da una precedente infezione o da un ciclo vaccinale completo. In poche parole la variante è capace di reinfettare i guariti e superare la barriera del vaccino.
A rischiare il contagio, dunque, non sono solo i no vax o coloro che per un motivo o per un altro non hanno ancora avuto somministrato il farmaco anti-Covid, ma una platea molto vasta. Attenzione dunque rivolta a fragili e bambini, ma anche a chi è guarito di recente dal Covid, perché Omicron 5 ha la capacità di reinfettare anche chi è guarito da poco sfruttando le carenze del sistema immunitario indebolito dal virus.