Listeria, un altro morto dopo aver mangiato un latticino

Continua l'allarme listeria in Italia, con un altro decesso a causa dell'ingestione di un alimento contaminato. Si tratterebbe di ricotta

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Mirko Ledda

Editor e fact checker

Scrive sul web da 15 anni, come ghost writer e debunker di fake news. Si occupa di pop economy, tecnologia e mondo digitale, alimentazione e salute.

Ancora un altro caso di morte per listeriosi. Un uomo di 75 anni, originario di Bojano, in provincia di Campobasso, è deceduto in seguito a complicanze dovute all’infezione dal batterio della listeria. Era ricoverato in terapia intensiva all’ospedale Carderelli del capoluogo del Molise. Secondo quanto ricostruito e riportato dai media nazionali, avrebbe ingerito un alimento contaminato. Probabilmente della ricotta.

Il caso è ora stato preso in carico dall’ufficio di Igiene per risalire al cibo all’origine dell’infezione. L’uomo soffriva di altre patologie e il batterio avrebbe aggravato le sue condizioni di salute, fino a portarlo al decesso.

Si torna dunque a parlare di listeria dopo i würstel di pollo e i tramezzini con salmone e maionese contaminati che hanno messo in allarme anche il Ministero della Salute, che sta conducendo verifiche sul numero eccezionale di casi emersi nell’ultimo periodo.

Cos’è la listeriosi e quali sono i sintomi dell’infezione

Dopo i casi dei tramezzini con salmone e maionese e dei wurstel, e un’altra morte per listeria, è bene fare chiarezza. Si può contrarre il batterio noto come Listeria monocytogenes attraverso i i cibi crudi, ad esempio la carne poco cotta e le verdure, e i latticini e i formaggi preparati con latte non pastorizzato. Il patogeno viene eliminato dalle alte temperature. L’infezione prende il nome di listeriosi e può manifestarsi in due forme, una più leggera e una più grave.

  • Forma tipica. Si manifesta come una classica tossinfezione alimentare a poche ore dall’ingestione di cibi contaminati.
  • Forma sistemica o invasiva. In questo caso il batterio passa dall’intentino al sangue e si diffonde nell’organismo, arrivando anche al sistema nervoso. I sintomi possono insorgere anche a distanza di diversi mesi dalla contaminazione.

Solo una piccola percentuale di persone che entrano in contatto con il batterio della listeria sviluppano sintomi debilitanti o gravi. Si tratta in genere di pazienti oncologici, soggetti immunocompromessi, diabetici, anziani e neonati. Sono a rischio anche le donne in gravidanza, considerando che il batterio può causare aborto spontaneo, parto prematuro, la morte o danni gravi del feto.

  • Nella forma tipica la listeriosi si manifesta con febbre, nausea, diarrea e dolori muscolari.
  • Nelle forme sistemiche intacca come già detto il sistema nervoso. Causando emicranie, allucinazioni, irrigidimento del collo e perdita dell’equilibrio, meningiti. I soggetti fragili possono sviluppare la sepsi, cioè un’infezione generalizzata e multiorgano, e morire.

Batterio della listeria: prevenzione, diagnosi e cura

Alcune semplici regole di prevenzione possono eliminare il rischio di infezioni da Listeria monocytogenes e da altri batteri che si trasmettono all’uomo attraverso il cibo.

  • Cuocere completamente il cibo, seguendo le indicazioni presenti in etichetta.
  • Lavare sempre con attenzione le verdure prima di consumarle.
  • Separare le carni crude dai cibi cotti dalle verdure e dai cibi cotti e pronti per il consumo sia in fase di conservazione, in dispensa e dentro al frigo, che di preparazione, sui piani di lavoro.
  • Evitare il consumo di formaggi e latticini prodotti senza latte pastorizzato e accertarsi sempre della loro origine.
  • Lavare attentamente le mani e gli utensili utilizzati in cucina dopo averli fatti entrare in contatto con alimenti crudi.
  • Consumare i tempi brevi gli alimenti deperibili e scaldare sempre gli avanzi senza consumarli direttamente dal frigorifero.

La listeriosi può essere diagnosticata attraverso le analisi del sangue o le analisi del liquido spinale. La cura consiste in una terapia antibiotica che, se somministrata precocemente durante la gravidanza, può prevenire la trasmissione dell’infezione al feto.