Covid, nuovo studio sul paracetamolo per le cure a casa: cosa è emerso

Gli scienziati invitano il Ministero della Salute a rivedere le linee guida per le terapie domiciliari, eliminando l'uso della Tachipirina per i pazienti più a rischio

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Un gruppo di scienziati dell’Università di Pavia e dell’Università di Verona ha pubblicato uno studio che sta mettendo in discussione le terapie domiciliari per il Covid, che prevedono l’uso di un farmaco in presenza di febbre nei casi di malattia in forma lieve. Tuttavia il suo principio attivo potrebbe peggiorare le condizioni del paziente nelle fasi iniziali dell’infezione.

Si tratta del paracetamolo, conosciuto anche con il nome commerciale di Tachipirina, antipiretico presente nelle case di tutti gli italiani e consigliato dal Ministero della Salute per curare i sintomi parainfluenzali del Sars-Cov-2.

Covid, nuovo studio sul paracetamolo: perché può essere pericoloso

Lo sguardo è rivolto principalmente ai soggetti anziani che, non soltanto sotto questo aspetto, rappresentano la maggior parte dei soggetti a rischio. Nel loro sistema l’assunzione di paracetamolo può aumentare il consumo di glutatione (GSH) da parte dell’organismo. Ciò ha una conseguenza potenzialmente devastante: viene infatti compromessa la risposta antiossidante e antinfiammatoria.

Ciò vuol dire che il paracetamolo è dannoso? Non intendiamo in alcun modo spargere timori infondati e, precisiamo, l’uso del paracetamolo per ridurre la febbre è una prassi sicura consigliata da tutti i medici di Medicina generale. Differente il discorso in caso di confermata o sospetta infezione da Covid. I ricercatori sottolineano infatti come sarebbe preferibile sfruttare differenti classi di farmaci per il benessere dei pazienti. In questo caso sarebbe da optare per antinfiammatori non steroidei, noti anche come FANS, ad esempio.

Sappiamo bene come la lotta al Covid sia in costante evoluzione. È noto come questi medicinali siano stati inclusi nell’ultimo aggiornamento delle linee guida per le cure domiciliari. Detto ciò, il principio attivo della Tachipirina rimane il farmaco elettivo per la cura dei sintomi febbrili e anche l’Aifa si è espressa in passato favorevolmente al suo utilizzo per i pazienti Covid. L’Agenzia Italiana del Farmaco si è espressa proprio di recente sull’uso di nuovi farmaci anti Covid, tre per l’esattezza.

Covid, lo studio sul paracetamolo: può aumentare il rischio ricovero

La lettera degli scienziati pubblicata sul Journal of Medical Virology sottolinea la necessità di cambiare i protocolli perché, analizzando i dati, risulterebbe un maggiore rischio di ricovero per i pazienti positivi più anziani e con altre patologie trattati con il paracetamolo.

Le statistiche sono alquanto chiare in merito. I pazienti curati in casa con tale farmaco, infatti, avrebbero fatto registrare un tasso di ospedalizzazione più alto della norma. Ciò in confronto alla popolazione di controllo. Le cause sono principalmente difficoltà respiratorie dovute a polmoniti interstiziali.

Il rischio è quello di utilizzare delle linee guida per le terapie domiciliari che, invece di prevenire il ricorso ai presidi sanitari, potrebbero addirittura contribuire a saturare le terapie intensive e l’occupazione dei posti letto nei reparti Covid.

I quattro ricercatori italiani che hanno firmato lo studio rilevano che nel nostro Paese è in corso un feroce dibattito sulle cure a casa alimentato dalla società civile e dal mondo della politica. In chiusura, invitano i decisori ad affidarsi alle evidenze scientifiche per aggiornare i protocolli e le misure anti Covid.