Essenziale contro il Covid, ma solo in alcune precise fasi della malattia, che potrebbero anche non presentarsi. Altrimenti, rischia di avere effetti collaterali pesantissimi e compromettere l’evoluzione della malattia stessa. Stiamo parlando del cortisone.
Verso un nuovo protocollo delle cure domiciliari Covid
Da inizio pandemia si dibatte su quali farmaci utilizzare e quali no sin dalle primissime manifestazioni dei sintomi del Coronavirus. Dopo una lunga battaglia anche politica, si è arrivati finalmente alla presa in carico di un nuovo protocollo Covid per le cure domiciliari Covid, omogeneo e soprattutto diverso rispetto alla prassi suggerita da AIFA e ministero della Salute che raccomandano “Tachipirina e vigile attesa”.
Purtroppo fino ad oggi questa impostazione ha portato a un elevatissimo numero di ricoveri in ospedale, per pazienti che avrebbero potuto essere curati, diversamente, a casa.
Grazie al lavoro, tra gli altri, del Comitato Cura Domiciliare Covid fondato dall’avvocato Erich Grimaldi, del gruppo Ippocrate e di evidenze cliniche raccolte negli ospedali di tutta Italia, in primis quello di Bergamo grazie al team guidato dal prof. Giuseppe Remuzzi, ora è chiaro che il Covid va affrontato tempestivamente all’insorgere dei primi sintomi, ancor prima dell’esito del tampone, come se fosse una malattia respiratoria classica, e cioè principalmente con i FANS, come aspirina e Aulin, e non invece con il paracetamolo e aspettando di vedere come evolve.
Cortisone e Covid, cosa sapere
Al contrario, si è parlato troppo e male anche di cortisone. Moltissimi medici di base prescrivono il cortisone ai primi sintomi. E questo, spiegano diversi esperti, è un grave errore.
L’allarme è stato lanciato dall’Ordine dei medici di Torino, che ha ricevuto dai reparti ospedalieri un numero elevatissimo di segnalazioni di ricoveri di pazienti Covid che fin dai primi giorni di malattia hanno assunto in modo inappropriato cortisonici, peggiorando così il proprio quadro clinico.
Tutte le linee guida utilizzate a livello territoriale per la cura dei malati Covid, compresa quella della Regione Piemonte, e tutta la letteratura scientifica in materia – spiega l’Ordine dei medici – concordano nel giudicare “inutile e pericoloso” l’uso del cortisone all’esordio della malattia e in assenza di disturbi respiratori che richiedano ossigenoterapia.
A rischio le cure con gli anticorpi monoclonali
Non solo. Il trattamento inappropriato con cortisonici impedisce l’inserimento di questi pazienti nella sperimentazione della terapia con anticorpi monoclonali, che nel caso del Piemonte e di altre Regioni è partita proprio in questi giorni.
Il protocollo adottato a livello nazionale per la scelta dei soggetti da curare con gli anticorpi è monoclonali è riservato infatti a pazienti con sintomi lievi o moderati, nei primi giorni di malattia, non ospedalizzati, senza insufficienza respiratoria e senza terapia cortisonica in corso, ma che presentino rischio di progressione verso forme gravi.
“Immaginiamo che, in parte, l’uso di cortisonici possa essere un’iniziativa spontanea da parte di cittadini che trovano informazioni scorrette in rete o sui social” spiega il presidente dell’Ordine dei Medici di Torino Guido Giustetto, “ma ricordiamo comunque a tutti i medici ai quali per la prima volta si rivolge il paziente Covid con sintomi lievi di attenersi strettamente alle evidenze scientifiche, riservando la prescrizione di questi farmaci ai casi di insufficienza respiratoria con necessità di ossigenoterapia”. Ricordiamo sempre di prestare molta attenzione ai farmaci Covid venduti su internet.
Quando assumere farmaci cortisonici contro il Covid, sotto controllo medico
Grazie al loro potente effetto antinfiammatorio, i corticosteroidi sono stati utilizzati, da soli o associati agli antibiotici o ad altri trattamenti in patologie strettamente correlate a Covid-19, tra cui Sars, Mers, influenza grave, polmonite acquisita in comunità, Ards o sindrome da rilascio di citochine.
Tuttavia, spiega l’AIFA-Agenzia Italiana del Farmaco in un suo documento ufficiale, le prove a sostegno dell’uso di corticosteroidi in queste condizioni sono controverse a causa di vari motivi, tra cui la mancanza di studi controllati randomizzati sufficientemente potenti, l’eterogeneità delle popolazioni studiate e le modalità spesso inadeguate di registrare i dati riguardanti i dosaggi, la gravità della malattia di base e gli effetti collaterali.
Per quanto riguarda l’utilizzo per Covid-19 nelle fasi iniziali dell’epidemia, in assenza di prove affidabili da studi clinici randomizzati su larga scala, c’è stata una grande incertezza sull’efficacia dei corticosteroidi nel Covid e molte linee guida sul trattamento Covid, tra cui quelle del Who, dei National Institutes of Health (Usa), dell’European Society of Intensive Care Medicine e Society of Critical Care Medicine (Esicm/Sccm), non ne hanno inizialmente raccomandato l’utilizzo di routine a meno che i pazienti non fossero in shock refrattario o fossero precedentemente in terapia con corticosteroidi cronici prima della diagnosi Covid. Per i pazienti ventilati meccanicamente con Covid-19 e Ards, le linee guida Esicm/Sccm suggerivano tuttavia che potessero essere usati i corticosteroidi.
Nei casi di pazienti Covid gravi il cortisone può salvare la vita. Secondo una metanalisi effettuata su 7 studi clinici randomizzati e controllati che include in totale 1703 pazienti provenienti da 12 Paesi in diversi continenti (Australia, Brasile, Canada, Cina, Danimarca, Francia, Irlanda, Olanda, Nuova Zelanda, Spagna, Regno Unito e Usa), il cortisone si è dimostrato in grado di ridurre la mortalità nei pazienti affetti da SARS-Cov-2.
I farmaci cortisonici indagati, da febbraio a giugno 2020, sono stati il desametasone, l’idrocortisone e il metilprednisolone. L’età media dei pazienti studiati è stata di 60 anni, il 29% erano donne. L’utilizzo di cortisone è stato associato ad una minore mortalità sia nei pazienti sottoposti a ventilazione meccanica invasiva che non invasiva. Relazione che si è rivelata valida sia per i pazienti più giovani che per i più vecchi, indipendentemente dal sesso e dalla durata dei sintomi.
Già lo studio “RECOVERY”, incluso in questa metanalisi, aveva evidenziato una riduzione della mortalità del 12% nei pazienti trattati con bassi dosaggi di desametasone in ventilazione meccanica invasiva.
Ad oggi, l’AIFA raccomanda l’uso di cortisonici a casa solo nei soggetti non ospedalizzati con malattia Covid-19 grave che necessitano di supplementazione di ossigeno, in presenza o meno di ventilazione meccanica, invasiva o non invasiva.