Per la sanità privata gli italiani spendono 42,6 miliardi di euro l’anno

La Relazione del Cnel sui servizi pubblici ha rilevato un altro aumento della spesa degli italiani nella sanità privata, che ha raggiunto i 42,6 miliardi di euro

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

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Gli italiani spendono sempre di più in sanità privata. È quanto emerge dalla Relazione del Cnel sui servizi pubblici, che ha analizzato la situazione della spesa sanitaria italiana. I cittadini continuano a rivolgersi sempre più spesso al settore privato per curarsi, principalmente a causa delle mancanze del pubblico e delle lunghe liste d’attesa per gli interventi non emergenziali.

La Relazione ha individuato anche una cronica mancanza di personale, unita alla fuga all’estero dei professionisti sanitari, soprattutto giovani, alla ricerca di remunerazioni migliori. Diminuiscono invece le visite specialistiche, sintomo del fatto che sempre più italiani rinunciano a curarsi.

La sanità privata è sempre più essenziale in Italia

I dati della Relazione sui servizi pubblici del Cnel hanno mostrato che il ruolo della sanità privata in Italia è sempre più preponderante. Nonostante i recenti interventi per provare a risolvere il problema delle liste d’attesa nel pubblico, gli italiani continuano a rivolgersi sempre più spesso a strutture private, soprattutto per gli interventi non emergenziali.

Nell’ultimo anno la spesa è cresciuta del 2%, arrivando a 42,6 miliardi di euro, circa il 25% del totale della spesa sanitaria nazionale. La tendenza perdura dal 2015. Negli ultimi 10 anni, inoltre, il fabbisogno sanitario nazionale è cresciuto di 24 miliardi di euro con un incremento medio annuo del 2%.

L’Italia rimane leggermente sotto la media europea per la percentuale di spese sanitarie coperte dal pubblico. Nel nostro Paese lo Stato paga il 74% dei costi mentre in Europa la media è del 77,3%. Il sistema sanitario nazionale italiano è però universale, a differenza di altri che invece si basano su sistemi di assicurazioni pubbliche. Dovrebbe quindi, in teoria, avere una percentuale molto più ampia di spese coperte rispetto alla media europea.

Le mancanze di personale nel settore pubblico

La Relazione del Cnel ha sottolineato anche come il sistema sanitario stia soffrendo di una mancanza cronica di personale. Il deficit di infermieri in particolare supera di più di 180mila unità la media europea. Si legge nel rapporto:

Sempre più giovani professionisti preferiscono intraprendere la strada dell’estero o del privato, una ‘fuga’ che rischia di ricadere sulla tenuta del sistema pubblico nei prossimi anni, in particolar modo nei territori più fragili.

I dati mostrano anche le forti differenze territoriali derivate dal fatto che la sanità è di competenza delle Regioni. Nota il Cnel:

Continuano poi a sussistere significative discrepanze su base regionale e anche tra i territori subregionali, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. I divari investono la scarsa offerta di servizi e la fragilità infrastrutturale in diverse aree del Paese.

Gli italiani che rinunciano a curarsi

Il Cnel ha rilevato anche un calo importante delle visite specialistiche e degli esami. Tra il 2018 e il 2023 le prime sono calate dell’1,7% mentre i secondi del 2%. Dati che sono sintomo del fatto che molti italiani stanno rinunciando a curarsi, proprio a causa delle mancanze del sistema sanitario nazionale e degli alti costi del privato.

Nel 2024 il 10% dei residenti ha rinunciato a visite o esami specialistici, a causa della lunghezza delle liste d’attesa o della difficoltà nel sostenere le spese. Nella relazione si legge:

Quest’ultimo dato è particolarmente significativo, in quanto nel 2024 il 23,9% degli individui (+4% rispetto al 2023) si è fatto carico dell’intero costo dell’ultima prestazione specialistica, senza alcun rimborso da assicurazioni.