Stretta sui medici e infermieri a chiamata, nuove regole

Con le linee guida, medici e infermieri gettonisti potranno essere utilizzati nei soli casi di necessità e urgenza, in un'unica occasione e senza possibilità di proroga

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Andrea Celesti

Giornalista economico-sportivo

Giornalista esperto di economia e sport. Laureato in Media, comunicazione digitale e giornalismo, scrive per diverse testate online e cartacee

Pubblicato: 1 Dicembre 2024 16:03

Nuovi paletti per i medici e gli infermieri a gettone. Secondo le nuove linee guida pubblicate in Gazzetta Ufficiale, adottate in attuazione di quanto già previsto nella legge del 26 maggio per l’affidamento a terzi di servizi, la chiamata per medici e infermieristici potrà avvenire solo per necessità e urgenza, in un’unica occasione e senza possibilità di proroga, nel caso in cui non sia possibile ovviare alle carenze del personale sanitario.

Nuove regole per medici e infermieri gettonisti

Il ricorso ai professionisti a gettone, esploso durante il periodo di pandemia, viene ora strettamente regolamentato. Queste disposizioni si inquadrano nel più ampio contesto della legge del 26 maggio, che regolamenta l’affidamento a terzi di servizi sanitari.

Le nuove linee guida limitano l’utilizzo dei gettonisti ai soli casi di estrema necessità e urgenza, con tariffe orarie precise e senza possibilità di proroghe. L’obiettivo principale è quello di contenere i costi e garantire una maggiore stabilità del personale sanitario.

In particolare si stabilisce un tetto massimo ai compensi per i gettonisti: i medici potranno percepire fino a 85 euro l’ora per il pronto soccorso e la rianimazione fino ai 75 euro per altri servizi medici, mentre per gli infermieri la tariffa massima è di 28 euro l’ora in pronto soccorso e di 25 euro per gli altri servizi.

I medici gettonisti in Italia

Non è possibile quantificare con precisione il numero di medici che lavorano a gettone in Italia, a causa della mancanza di una regolamentazione chiara del fenomeno. Tuttavia, l’aumento vertiginoso delle dimissioni di medici in età non pensionabile, stimate in 8.500 negli ultimi quattro anni, potrebbe essere un indicatore indiretto di questa tendenza.

Secondo un sondaggio Cimo risalente a due anni fa, quasi il 38% dei medici intervistati ha manifestato l’intenzione di lasciare il settore pubblico, attratti da offerte lavorative più remunerative e meno stressanti nel privato.

Il fenomeno dei medici ‘gettonisti’ sembra essere particolarmente diffuso nel Nord Italia, concentrandosi soprattutto negli ospedali di piccole e medie dimensioni, meno attrattivi rispetto ai grandi centri urbani. Una relazione della Corte dei Conti ha rilevato un incremento del 47% delle collaborazioni temporanee nel settore sanitario negli ultimi anni, un dato che riflette l’aumento del ricorso ai medici gettonisti.

“Ci sono regioni che fanno bandi in cui programmano la gestione dei pronto soccorso con medici a gettone per i prossimi due o tre anni: è evidente che ormai il ricorso a questi medici è diventato la norma”, ha dichiarato al Post Giuseppe Milanese, presidente di Confcooperative Sanità. La Lombardia è stata tra le regioni che ha tentato di arginare il fenomeno dei medici gettonisti, emanando una delibera nel 2023 che ne vietava l’utilizzo nelle strutture pubbliche. Tuttavia, una sentenza del Tar ha parzialmente sospeso questa misura, su ricorso di alcune società private.

Una svolta importante è arrivata quest’estate con l’annuncio da parte del ministro della Salute Orazio Schillaci dell’abolizione del tetto di spesa per il personale medico a partire dal 2025. Introdotto nel 2004, questo limite ha sempre ostacolato l’assunzione di nuovi professionisti, contribuendo all’aumento del ricorso a figure esterne come i medici gettonisti.