Niente incentivi per i medici che fanno il turno di notte, c’è lo stop delle Regioni

Per il presidente della federazione dei medici, questo è un l'ennesimo atto ostile delle Regioni nei confronti dei medici

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Pubblicato: 23 Novembre 2024 19:52

Nel decreto approvato dal Governo la scorsa estate per combattere le lunghe attese in sanità, è stata introdotta una significativa agevolazione: una flat tax al 15% sugli straordinari dei medici. In pratica, i camici bianchi che lavorano oltre il loro turno vedranno ridursi le tasse sulle prestazioni extra. Tuttavia, subito dopo l’approvazione del decreto, molte Regioni hanno rallentato nell’applicazione della misura, decidendo inoltre che lo sconto fiscale non sarà applicato sugli straordinari notturni, cioè su quei turni che comportano le maggiori difficoltà.

Lo fa notare il sindacato dei medici Cimo-Fesmed, segnalando la situazione grottesca al Ministero della Salute e al Ministero dell’Economia.

Le due norme che le regioni non stanno seguendo

Tutto è iniziato lo scorso giugno con l’approvazione del decreto sulle liste d’attesa, successivamente convertito nella legge 107/2024, che ha introdotto un incentivo fiscale sulle prestazioni extra per incentivare i medici a lavorare oltre il loro turno. Una misura pensata per ridurre le liste d’attesa, che avrebbe dovuto essere immediatamente operativa, ma che in molte Regioni è rimasta bloccata.

Secondo un monitoraggio di Cimo Lab, ad esempio, Puglia, Emilia-Romagna, Calabria, Trentino e Molise non hanno applicato subito la defiscalizzazione, nonostante la norma fosse già in vigore. In altre Regioni, l’applicazione è stata a macchia di leopardo, come in Sicilia, dove in metà degli ospedali lo sconto fiscale è stato applicato e nell’altra metà no. Le Asl e le Regioni hanno giustificato questa situazione sostenendo la necessità di un chiarimento sull’applicazione della misura.

Ma non è solo questo il problema; in un documento approvato il 7 novembre, il sindacato dei medici Cimo-Fesmed ha evidenziato che la Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome ha deciso di escludere dalla tassazione agevolata le prestazioni aggiuntive svolte durante le guardie notturne.

Critiche del sindacato

Il sindacato, che ha portato alla luce questa decisione, segnala che i disagi per i medici durante questi turni sono significativamente maggiori: “Se questa interpretazione venisse applicata, sarà difficile trovare medici disposti a svolgere prestazioni aggiuntive di notte”. Cimo-Fesmed sottolinea inoltre che il contratto dei medici è molto chiaro su questo punto: i “servizi di guardia notturna” sono considerati tra le prestazioni necessarie per ridurre le liste d’attesa e, quindi, dovrebbero anch’essi beneficiare della defiscalizzazione al 15% prevista dalla legge 107/2024.

“Abbiamo scritto alla Conferenza delle Regioni, al Ministero della Salute e al Ministero dell’Economia per evidenziare la nostra posizione e chiedere che la norma venga applicata correttamente”, afferma Guido Quici, Presidente della Federazione Cimo-Fesmed. “In caso contrario, siamo pronti a invadere i Tribunali di tutta Italia con una valanga di ricorsi: chiederemo agli iscritti di segnalarci eventuali applicazioni erronee della norma”. Quici critica anche la manovra, ricordando che alla vigilia era stata promessa la defiscalizzazione dell’indennità di specificità medica, ma “la bozza della Legge di Bilancio prevede un aumento di soli 17 euro al mese. Ora, addirittura, si tenta di mettere le mani nelle tasche dei medici, chiedendo loro la restituzione di somme ingenti per turni di lavoro notturno già svolti”, conclude Quici.