Nonostante i ripetuti tentativi (tutti naufragati) di arrivare a un accordo per il cessate il fuoco tra la Russia e l'Ucraina, sembra non fermarsi l'escalation di tensioni tra i due Paesi. Negli ultimi giorni il presidente Volodymyr Zelensky ha espresso forti timori riguardo il potenziale utilizzo di armi chimiche da parte di Mosca, eventualità che al momento nemmeno Stati Uniti e Unione Europea hanno potuto scongiurare.
La Russia ha davvero distrutto le proprie armi chimiche?
Lo staff presidenziale di Kiev teme che Vladimir Putin possa decidere di utilizzarle per piegare la resistenza degli ucraini a Mariupol. E questo anche se il Cremlino pare abbia ufficialmente completato nel 2017 la distruzione delle sue 40 mila tonnellate di armi chimiche, scenario che però appare come poco veritiero agli occhi dell'Occidente. Molti esperti infatti pensano che i militari russi ne abbiano ancora a disposizione nel loro arsenale e che le abbiano anche usate in episodi controversi nel corso degli ultimi anni.
Malgrado le parole di forte preoccupazione pronunciate dal presidente ucraino negli ultimi tempi, il leader non ha però confermato il loro utilizzo a Mariupol. La parlamentare di Kiev Ivanna Klympush ha invece riferito che i russi hanno fatto cadere un drone contenente sostanze tossiche sulla città, spiegando che "molto probabilmente" le sostanze sconosciute erano armi chimiche.
I "precedenti" russi
Secondo l'esperto britannico Hamish de Bretton-Gordon, la Russia potrebbe utilizzare davvero armi chimiche nel conflitto ucraino. Kiev ha accusato Mosca di aver utilizzato bombe al fosforo su Bakhmut, anche se in pura teoria il fosforo non è classificato come arma chimica dal diritto internazionale. Il suo uso contro aree civili è tuttavia considerato un crimine di guerra ai sensi della Convenzione di Ginevra, per via dei "danni indiscriminati" e dei traumi causati alla popolazione. Nonostante le smentite del Cremlino, Bretton-Gordon sottolinea come le bombe al fosforo bianco siano state utilizzate in Siria dalle forze governative al fianco del generale russo Sergei Surovikin, noto come il "generale Armageddon", nell'ambito dell'intervento militare di Mosca del 2015 in soccorso del leader Bashar al-Assad.
Dopo aver comandato le forze russe nella guerra civile siriana, Surovikin è stato scelto alla guida dell'esercito russo in Ucraina. "Ciò che i russi e i siriani hanno scoperto è che si può combattere in modo convenzionale nelle città, ma si arriva solo fino a un certo punto", ha precisato de Bretton-Gordon a Euronews. "Una volta ridotte in macerie, è molto difficile cacciare i nemici. Le persone possono nascondersi facilmente. Se invece si usa il fosforo, li si sconfigge bruciandoli". In questo senso questo tipo di arma può garantire grandi risultati in battaglia.
Cosa prevede la normativa adottata in tutto il mondo
L'uso di questo tipo di armamenti è bandito ai sensi della Convenzione sulle armi chimiche (Cwc), entrata in vigore il 29 aprile del 1997 e attuata dall'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opcw), ente di cui fanno parte ben 193 Stati di tutto il mondo. Come si legge nel testo dell'atto di fondazione, l'obiettivo dell'Opcw è quello di "vietare l'uso, lo sviluppo, la produzione, lo stoccaggio e il trasferimento su larga scala di armi chimiche e dei loro precursori".
Per armi chimiche si intendono tutte le armi usate in guerra che utilizzano proprietà tossiche di alcune sostanze chimiche per uccidere, ferire o danneggiare il nemico. Vengono classificati e inseriti in questa categoria anche tutti i dispositivi usati per trasportare e contenere le sostanze, come bombe, proiettili, mine e altri materiali esplosivi.
Gli Stati che aderiscono alla Convenzione devono dichiarare quali e quante armi chimiche possiedono e procedere alla loro distruzione. Il compito dell'Opcw è anche quello di verificare tramite ispezioni la distruzione di tali armi.
Armi chimiche, quante tipologie esistono e quali sono gli effetti
Le armi chimiche vengono suddivise in base alla loro azione. Di seguito vengono elencate le categorie riconosciute dall'Opcw e dalla Comunità internazionale:
- Agenti nervini, che agiscono per inalazione in pochi secondi da quando avviene il contatto. Causano problemi visivi, mal di testa, nausea, vomito, convulsioni, paralisi e potenzialmente anche la morte.
- Agenti asfissianti, dispersi sotto forma di gas, che agiscono in maniera immediata e colpiscono le vie respiratorie. Quando inalati, fanno sì che gli alveoli nei polmoni si riempiano di liquidi, soffocando le persone colpite.
- Agenti blister, molto conosciuti in quanto sono una delle armi chimiche più comuni. Si tratta di sostanze oleose che agiscono per inalazione e contatto, colpendo gli occhi, le vie respiratorie e la pelle, prima come irritante e poi come veleno. L'esposizione a questi reagenti provoca vesciche cutanee che assomigliano a gravi ustioni e spesso causano cecità e danni permanenti al sistema respiratorio.
- Agenti del sangue, che inibiscono la capacità delle cellule di utilizzare l'ossigeno, causando il soffocamento. Gli agenti ematici vengono distribuiti attraverso il sangue e generalmente entrano nel corpo per inalazione.
- Agenti antisommossa, come i gas lacrimogeni e gli spray al peperoncino, sono considerati armi chimiche se usati come metodo di guerra. Gli Stati possono legittimamente possedere agenti antisommossa e usarli per scopi di applicazione della legge nazionale, ma devono dichiarare quale tipologia possiedono.