Tajani da Washington incalza la Bce: “Ridurre il valore dell’euro”

Dalle dichiarazioni del ministro degli Esteri Antonio Tajani durante la sua visita a Washington emerge ottimismo sui dazi, ma anche una nuova proposta alla Bce

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Matteo Runchi

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Il ministro degli esteri Tajani ha incontrato il rappresentante americano per il commercio Jameison Greer, durante la sua visita a Washington. Nell’incontro sono stati discussi i dazi degli Usa nei confronti dell’Unione europea, e il leader di Forza Italia ha sottolineato la necessità di raggiungere un accordo.

Tajani ha poi proposto il ritorno da parte della Banca centrale europea di una politica di quantitative easing, come durante la presidenza Draghi, al fine di introdurre in circolazione una maggiore quantità di denaro e indebolire l’euro. Questo non solo dovrebbe avere il risultato di spingere la crescita dell’Ue, ma anche di indebolire l’euro favorendo le esportazioni.

Tajani a Washington incontra Rubio e Greer

Il ministro degli esteri Antonio Tajani ha incontrato, durante la sua visita a Washington, negli Usa, sia il segretario di Stato Marco Rubio, sia il rappresentante americano per il commercio Jameison Greer. Il leader di Forza Italia ha dichiarato:

Ho avuto un proficuo scambio di vedute sul negoziato commerciale tra Washington e Bruxelles. Il Governo italiano sostiene un approccio pragmatico da parte dell’Ue per raggiungere un accordo sui dazi. Continuiamo a lavorare per il nostro commercio transatlantico, per le nostre economie e per l’unità dell’Occidente.

Nonostante le dichiarazioni ottimistiche, Tajani ha sottolineato che l’accordo tra Ue e Usa sui dazi è ancora lontano, anche se le due parti erano sembrate vicine la scorsa settimana. La lettera di Trump, con la minaccia del 30% di tariffe doganali dal 1° agosto, ha irrigidito le posizioni europee.

La proposta alla Bce

Tajani ha poi fatto pressione sulla Bce, proponendo il ritorno del quantitative easing. Questa misura, che consiste nell’acquisto di titoli di Stato degli Stati europei da parte della banca centrale, è stata inaugurata quando Draghi era governatore, durante la fase di speculazione sui Paesi più esposti al debito, tra cui l’Italia.

Il ministro degli Esteri vorrebbe che la Bce ritornasse a utilizzare questo strumento, ma non per l’effetto che ha sui titoli di Stato, ma per quello che ha sulla moneta unica:

L’euro è troppo forte per i nostri esportatori e la situazione diventa ancora più complicata: è come se ci fosse un dazio aggiuntivo, quindi per ridurre l’effetto dei dazi bisognerebbe ridurre il valore dell’euro.

Perché l’euro sarebbe un “dazio aggiuntivo”

Le parole di Tajani fanno riferimento a uno dei cardini della teoria economica quando si parla di importazioni ed esportazioni. Gli Stati con una moneta debole rispetto a quelle estere sono favoriti quando esportano, ma penalizzati quando importano. Al contrario, i Paesi con una moneta forte pagano meno le importazioni, ma hanno difficoltà a esportare.

Al momento l’euro, che negli ultimi anni aveva quasi raggiunto la parità con il dollaro, è tornato a rafforzarsi, sia per una debolezza della valuta americana, sia perché molti investitori si sono affidati alla moneta unica a causa dell’instabilità indotta dall’amministrazione Trump.

Per l’Italia questo significa pagare meno le importazioni, soprattutto quelle energetiche, che si riflettono sul prezzo dei carburanti, dell’energia e quindi in generale sull’inflazione. La conseguenza negativa però è che gli Stati esteri hanno più difficoltà ad acquistare i nostri beni nelle loro valute, e quindi le esportazioni ne risentono.