Daniela Santanché salva la poltrona di ministro del Turismo, almeno per ora. Con 67 voti favorevoli e 111 contrari, il Senato non ha infatti approvato la mozione di sfiducia individuale presentata dal M5S. Tuttavia la posizione della Santanché resta politicamente critica, perché la nuova accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato potrebbe portare ad un rinvio a giudizio il prossimo autunno, e a quel punto per Giorgia Meloni sarebbe impossibile non chiederle un passo indietro. Anche perché buona parte di Fratelli d’Italia non è disposta a immolarsi per la Santanché, così come la Lega. Tanto meno con altri due casi scottanti aperti, cioè quelli relativi a La Russa e Del Mastro. E per il presidente del Consiglio potrebbe essere l’occasione per mettere mano alla squadra di governo con un rimpasto che potrebbe riguardare altri tre o quattro ministri.
L’intervento di Santanché
La mozione di sfiducia in discussione oggi ha per oggetto fatti “che ritengo di aver chiarito in questa aula in maniera solenne” dicendo “tutta la verità, come ho già ribadito più volte”, ha detto Santanchè nel suo intervento, ribadendo che “per l’accusa che mi è stata ingiustamente rivolta, anche con grandissimi titoli sui giornali, mi permetto di ribadire che quando sono venuta in Senato il 5 luglio non ero stata raggiunta da alcuna informazione o avviso di garanzia da parte della Procura della Repubblica di Milano“. “Anche gli organi di stampa hanno confermato che alla mia residenza a Milano è stata consegnata la proroga delle indagini in data 17 luglio. Per cui non solo ho detto la verità, ma chi dice il contrario mente sapendo di mentire”, ha rimarcato l’esponente di Fdi.
La replica del M5s
Bagarre in Aula durante la discussione, con Ettore Antonio Licheri (M5S) che nel suo intervento definisce “pagliacci” i membri del governo. “Non vi parleremo di avvisi di garanzia, ma di opportunità politica che è il rispetto dell’immagine e della reputazione del Paese. E’ sbagliata la vostra scelta di rifugiarvi nella vostra casa delle libertà e sbarrare le finestre – afferma – siete stati eletti ma il popolo di elettori non è un salvacondotto per fare di tutto. E’ sbagliata questa idea, che avete, di potere. Dopo questa sfiducia, resterà una ministra dello Stato che allo stato deve 1 mln e 2mila euro di tasse non pagate e resteranno i suoi dipendenti e fornitori rimasti per strada”.
Conte: “Ministro ha mentito”
“Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Giorgia Meloni salvano la Ministra Santanchè nonostante abbia platealmente mentito al Parlamento e ai cittadini, nonostante condotte incompatibili col suo ruolo istituzionale, nonostante il chiaro conflitto di interessi. Noi abbiamo orgogliosamente votato la sfiducia al Ministro, qualche altra opposizione ha preferito disertare il voto abbandonando l’Aula. In situazioni come queste disertare è essere complici”. Lo scrive, in un post su Facebook, il presidente del M5S Giuseppe Conte a proposito del voto con cui il Senato ha respinto la mozione di sfiducia nei confronti della ministra del Turismo Daniela Santanchè.
“In qualsiasi grande Paese oggi Santanchè non sarebbe più Ministra. In qualsiasi grande Paese il Premier l’avrebbe accompagnata alla porta già da giorni”, scrive ancora il leader M5S.
Cosa accadrà in autunno
Tuttavia, come detto, la posizione del ministro del Turismo è tutt’altro che salda. “La mozione di sfiducia che stiamo per rispedire al mittente, cioè ai 5 Stelle, è un passaggio obbligato. Il vero pericolo, per Daniela, arriverà dalla pressione dei giornali e dei social: diventasse insostenibile, la Meloni, per non rischiare un contraccolpo di immagine e credibilità, potrebbe chiederle di dimettersi. A quel punto, diciamo tra ottobre e novembre, è probabile e possibile che la premier colga al volo l’occasione per attuare pure un bel rimpasto”. Questo ciò che ha raccolto Fabrizio Roncone del Corsera da due senatori anonimi leghisti dopo il voto in Aula.
“Daniela è passata da Pomicino a Di Pietro, da Berlusconi a Storace. No, non è una di noi” – sussurra invece qualcuno di Fratelli d’Italia. Tuttavia è molto legata a uno dei fondatori del partito, Ignazio La Russa: amicizia profonda e affari in comune, compreso quello sulla villa del sociologo Francesco Alberoni, comprata e rivenduta nel giro di un’ora — guadagno di un milione di euro — da Laura De Cicco, moglie del presidente, e da Dimitri Kunz, compagno della Santanchè. Altro tema che mette il ministro in una posizione scomoda in prospettiva.
Rimpasto in vista?
Secondo il report del sito Dagospia, prende corpo l’idea di un rimpasto di governo tra settembre e ottobre. Le voci da Palazzo Chigi sostengono che Giorgia Meloni, oltre alla Santadeché, voglia spingere Salvini a congedare il ministro dell’istruzione, Giuseppe Valditara, e convincere Tajani a scaricare l’impalpabile ministro dell’ambiente, Gilberto Pichetto Fratin. Sempre secondo Dago, Meloni vorrebbe accompagnare all’uscita anche il ministro dello sport, Andrea Abodi, da lei scelto in quota Fratelli d’Italia.