Nuovi anni di piombo dopo l’omicidio Kirk: allerta alta per FdI

Dopo l'omicidio di Charlie Kirk arriva un dossier riservato di Fratelli d'Italia dal titolo "Chi soffia sull’odio politico": opposizioni accusate di fomentare la violenza

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

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L’omicidio di Charlie Kirk è un punto di svolta. E non solo per l’America, in cui sono sbocciate manifestazioni e cortei e dove è in corso un’ondata di licenziamenti per chiunque abbia festeggiato suo social la morte dell’influencer conservatore. Trump, come ha annunciato, prepara una vendetta politica.

Ma la morte di Charlie Kirk ha fatto da detonatore anche per la destra italiana: l’ufficio studi di Fratelli d’Italia, coordinato da Giovanbattista Fazzolari, ha consegnato ai dirigenti del partito un dossier riservato intitolato “Chi soffia sull’odio politico”.

Da FdI il dossier “Chi soffia sull’odio politico”

Il testo ricostruisce la vicenda dell’omicidio di Charlie Kirk durante un incontro pubblico, ma fissa anche la cornice narrativa con cui Giorgia Meloni e il suo governo intendono affrontare il tema: la violenza politica cresce, la sinistra minimizza o addirittura fomenta. E il rischio di tornare agli anni di piombo non è remoto.

Il testo, nelle intenzioni, deve fornire munizioni comunicative alla maggioranza. Lo si è visto nelle ultime ore: il ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani ha parlato di “clima da Brigate Rosse”, la premier Meloni ha rilanciato dal palco della festa dell’Udc, chiamando in causa opposizioni e intellettuali (secondo il matematico Piergiorgio Odifreddi “chi semina vento raccoglie tempesta… sparare a Martin Luther King e sparare a un rappresentante Maga non è la stessa cosa”).

E mentre la destra compatta agita lo spettro dell’odio come arma politica, il centrosinistra ribatte accusando Palazzo Chigi di vittimismo e di alimentare proprio quel clima di tensione che denuncia. E non solo: l’opposizione accusa FdI di strumentalizzare la morte di Charlie Kirk per il proprio tornaconto.

Cosa c’è scritto nel dossier di Fratelli d’Italia

Il dossier, i cui dettagli vengono svelati da Il Fatto Quotidiano e La Repubblica, elenca 28 episodi di presunta “violenza politica” contro FdI e la destra: aggressioni a gazebo, scritte minatorie, insulti sessisti, attacchi social, frasi di esponenti del Pd e del M5S, fino a casi più controversi come le minacce anarchiche legate al caso Cospito. Una lista eterogenea che mette nello stesso calderone episodi gravi e altri ben più leggeri. Nel testo viene evocata apertamente la memoria degli anni di piombo:

Il clima è più preoccupante di quanto si pensi.

E ancora: il dibattito non può essere

messo a tacere con la violenza… [visto che l’Italia] ha conosciuto la stagione dell’odio e del sangue: quegli “anni di piombo” in cui tanti giovani hanno perso la vita soltanto perché volevano portare avanti le loro idee e contribuire alla vita politica e sociale della loro nazione.

L’obiettivo è evidente: trasformare il tema della sicurezza politica in una questione identitaria e mobilitante.

Meloni sulla morte di Charlie Kirk

Il caso è deflagrato dopo l’uccisione di Kirk e la gestione mediatica della vicenda. Meloni ha rilanciato sui social un’immagine pubblicata da collettivi italiani che rappresentava l’attivista trumpiano a testa in giù con la scritta “-1”. Un gesto stigmatizzato come segnale di inciviltà e violenza politica. Da lì la richiesta ai leader di opposizione di condannare senza ambiguità.

La premier ha anche puntato il dito contro Piergiorgio Odifreddi, accusato di relativizzare l’omicidio con le sue parole su Martin Luther King e i militanti Maga. Le reazioni sono state immediate: Elly Schlein ha denunciato come irresponsabile la scelta di Meloni di additare le opposizioni come complici dell’odio, mentre Giuseppe Conte ha ricordato di aver ricevuto minacce di morte senza mai accusare l’avversario politico di esserne il mandante morale.