In molti incappano nell’errore, negli ultimi anni, di considerare Donald Trump il condottiero del partito repubblicano negli Stati Uniti. Il tycoon non aveva il totale appoggio in passato, quando poi è divenuto presidente, e non lo ha oggi. Durante i suoi 4 anni di mandato la sua figura è stata fatta a pezzi con numerosi processi giudiziari. Ciò non gli ha però impedito di sbaragliare la concorrenza anche stavolta.
Molte delle speranze dei repubblicani anti-Trump erano rivolte a Nikki Haley. Per un lungo periodo si è davvero pensato che il partito potesse proporre una donna in corsa contro Biden, ma la pancia del Paese non ha mai avuto dubbi. Proviamo però a capire chi sia e perché rappresenti una speranza per il post Trump.
Giovani repubblicani e tradizionalisti
Statisticamente parlando, nel 2020 Donald Trump era riuscito a riconquistare parte del voto femminile. Una situazione decisamente differente oggi. Ciò non vuol dire che non ci siano donne in favore del tycoon. Al tempo stesso, con l’alternativa rappresentata da Biden, in tante lo preferiranno per il semplice fatto d’essere la loro alternativa migliore, tra due non esaltanti.
Nikki Haley ha saputo sfruttare anche questo aspetto durante la sua corsa, con tantissime americane che non hanno ovviamente perdonato il voto contro l’aborto della Corte Suprema e i continui attacchi misogini subiti proprio da Haley da parte dell’ex presidente. A lei l’appoggio delle repubblicane giovani, soprattutto ma non solo. Una nuova classe di votanti che fa sperare per la candidata in chiave futura.
Giovani da una parte e tradizionalisti dall’altra. Per la vecchia guarda repubblicana, infatti, Donald Trump è un bullo e un perdente morale. Lo ha ben spiegato il governatore del New Hampshire, Chris Sununu, che ha appoggiato apertamente Nikki Haley. Chi ricorda ancora Ronald Reagan con affetto e sogna un Paese dal generale rigore, anche fiscale, non vede in Trump un’alternativa presidenziale valida.
Il messaggio contro Trump
Abbiamo citato gli attacchi di Donald Trump a Nikki Haley, ma qual è stata la sua risposta. Una delle varie è la seguente: “L’altro giorno Trump ha ripetuto che il 6 gennaio ero incaricata di garantire la sicurezza del Congresso durante l’assalto (Capitol Hill, ndr). Era confuso, si riferiva a Nancy Pelosi. Così come ha detto che Biden avrebbe scatenato la Seconda Guerra Mondiale o che nel 2016 aveva battuto Obama. Amo i miei genitori anziani, ma quando li vedi noti che c’è un declino. Volete due candidati 80enni?”.
Non tutto è però rose e fiori anche lei ha dovuto fronteggiare un’eco mediatica in merito a un’affermazione particolarmente discussa: “Gli Stati Uniti non sono mai stati un Paese razzista. Il nostro scopo è assicurarci che oggi sia meglio di ieri. Siamo perfetti? No, ma il nostro obiettivo è quello di provare a essere migliori”.
Di origini indiane, ha dovuto fare i conti con il razzismo, ha spiegato. Ciò quando era giovane ma oggi le cose sono fortunatamente cambiate, ha detto: “Non vogliamo dividere le persone su questioni come la razza, il genere o il partito. Ne abbiamo abbastanza in America”.
Sulla vicenda si è espressa Kamala Harris, vicepresidente degli Stati Uniti, che di fatto ha accusato la destra di ricorrere alla disinformazione: “Non si può negare che il razzismo ha avuto un ruolo nella storia della nostra nazione. Penso che saremmo tutti d’accordo sul fatto che, sebbene faccia parte del nostro passato, e ancora oggi ne vediamo le tracce, dovremmo anche impegnarci collettivamente per impedire che definisca il futuro del nostro Paese. Ma non possiamo certo raggiungere un alto livello di progresso negando l’esistenza del razzismo”.
Alla fine dei conti la parabola di Nikki Haley si è conclusa con un obbligato ritiro dalla corsa. Ciò è avvenuto con orgoglio, avendo infatti scelto di non esprimersi esplicitamente in favore dell’avversario. Si è limitata ad augurarsi che cerchi di guadagnarsi i voti degli elettori che preferivano lei.