Ucraina, Polonia pronta alla guerra contro la Russia: “Dobbiamo prepararci”

Il ministro della Difesa polacco si prepara allo scenario peggiore dello scoppio della guerra tra Nato e Russia. Varsavia inaugura i preparativi bellici, curando l'equipaggiamento dei singoli soldati

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Pubblicato: 6 Febbraio 2024 22:49Aggiornato: 7 Febbraio 2024 11:45

Missili russi verso la Polonia. Un ampio attacco missilistico è stato lanciato dall’esercito russo sull’Ucraina nella mattina di mercoledì 7 febbraio: diverse ondate, anche sulla capitale, dove una parte della città è rimasta senza corrente elettrica. Durante gli attacchi, un missile è volato in direzione della Polonia, arrivando a ben 20 chilometri dal confine prima di virare di 180 gradi e dirigersi verso la regione occidentale di Leopoli. Tre F-16 polacchi sono immediatamente decollati per intercettare il missile. A riportalo è Rbc Ucraina.

Nell’attacco l’esercito russo ha lanciato 64 ordigni, di cui 44 missili e 20 droni, due terzi dei quali sono stati “distrutti”, ha dichiarato il comandante delle forze armate ucraine Valery Zaluzhny. Le forze ucraine hanno intercettato 29 missili da crociera e 15 droni.

Ogni questione geopolitica andrebbe indagata con profondità storica. E la storia della Polonia parla da sola: le spartizioni patite dagli imperi confinanti, soprattutto dalla Russia sovietica e zarista, ne hanno segnato inevitabilmente la traiettoria strategica. Di più: da centro propulsore della proiezione europea dell’Unione Sovietica, Varsavia è diventata il nucleo della più viva avversione a Mosca.

In questo solco di sentimento anti-russo si inseriscono anche la ultime dichiarazioni del ministro della Difesa polacco, Wladyslaw Kosiniak-Kamysz: “Dobbiamo prepararci a una possibile guerra con la Russia”. Cosa c’è di vero e cosa può succedere.

L’avvertimento della Polonia: “Pronti alla guerra contro la Russia”

Mi aspetto ogni scenario e tengo conto seriamente di quelli peggiori”, ha affermato Kosiniak-Kamysz. Sulla presa in considerazione della possibile sconfitta militare dell’Ucraina e di una conseguente invasione di territorio polacco da parte russa, ha sottolineato senza mezzi termini: “Questo è il compito di un ministro della Difesa nella situazione in cui ci troviamo”.

Al di là della propaganda, le parole del ministro non sono state improvvisate. Dai report degli analisti emerge come la Difesa polacca abbia già inaugurato i preparativi concreti per contrastare la possibile minaccia russa. Il primissimo passo, certificato da documenti governativi, è stato l’esame approfondito dello stato dei rifornimenti di materiale bellico. Non soltanto degli armamenti su larga scala, ma anche dell’equipaggiamento di ciascun soldato. Dopo aver messo in atto i maggiori investimenti statali nella Difesa, diventando rapidamente il Paese più armato del Continente, la Polonia “intende svolgere un ruolo molto importante nella difesa comune europea, ha proseguito Kosiniak-Kamysz.

La verosimiglianza di una guerra tra Russia e Nato è stata prospettata anche dall’intelligence tedesca, secondo cui Mosca scatenerà il fuoco contro il confine orientale dell’Alleanza Atlantica entro il 2025. Uno scenario che ha spinto la Bundeswehr a inaugurare i preparativi di difesa a febbraio 2024, prevedendo la coscrizione da parte della Russia di altri 200mila soldati nel suo esercito regolare.

La previsione della Germania sulla guerra tra Russia e Nato

Il dibattito sul possibile scoppio di una guerra tra Russia e Nato è stato rilanciato anche dalla considerazione di Fabian Hoffmann, ricercatore per l’Oslo Nuclear Project all’Università di Oslo, secondo cui “è dal 2014 che gli intellettuali russi discutono largamente e pubblicamente su come vincere una guerra contro la coalizione a guida americana”. Un discorso che la Polonia capisce meglio di chiunque altro assieme alle Repubbliche baltiche, sicuramente meglio della Germania.

Eppure è da Berlino che arriva il report più dettagliato sul conflitto del futuro contro Mosca. Secondo documenti tedeschi riservati, la nuova mobilitazione russa sarà seguita da un’offensiva primaverile in Ucraina, con l’esercito di Kiev che dovrebbe essere “respinto fino a giugno”. A quel punto, nel luglio 2024, se l’offensiva definitiva in Ucraina avrà successo, il Cremlino avrebbe intenzione di lanciare una serie di attacchi informatici e “altre forme di guerra ibrida”, mirando principalmente agli Stati baltici. Potrebbero verificarsi anche scontri che porteranno a esercitazioni su larga scala con la Bielorussia. Le tensioni potrebbero quindi raggiungere livelli critici a ottobre 2024, con Mosca che trasferirà truppe e missili a medio raggio nell’exclave strategica di Kaliningrad. Da qui prenderebbe il via il conflitto vero e proprio. Nel dicembre 2024 potrebbe scoppiare un “conflitto di confine” provocato appositamente nel cruciale Corridoio di Suwalki.

Un’incursione russa in questa striscia di terra di circa 60 chilometri, situata sul confine tra Polonia e Lituania e delimitata da un lato dalla Bielorussia e dall’altro da Kaliningrad, chiuderebbe alla Nato l’accesso terrestre ai Paesi baltici. Una paura tuttavia accantonata da Usa e Ue, nell’ambito delle iniziative intraprese per contrastare Mosca in Ucraina. Sulla carta, le truppe russe potrebbero giungere a Tallinn e Riga, le capitali di Estonia e Lettonia, in un arco di tempo compreso tra le 36 e le 60 ore. Con l’ingresso di Svezia e Finlandia nell’Alleanza Atlantica, la Russia non sarebbe però in grado di impedire l’arrivo di rinforzi occidentali via mare.

Il potenziale militare polacco e il rapporto con l’Ucraina

Le risorse destinate alla Difesa polacca ammontano al 4% del Pil nazionale, viatico primario per diventare la forza di terra più consistente d’Europa. Il progetto riguarda l’addestramento di oltre 300mila soldati effettivi e l’acquisto di 1.400 carri armati, 48 caccia FA-50 e 32 aerei F-35. Perché la Russia in Polonia fa davvero paura e il sodalizio con l’Ucraina è vecchio di un secolo: durante la guerra sovietico-polacca (nota anche come guerra polacco-bolscevica) del 1919-1921 la Repubblica di Polonia si alleò col governo nazionalista ucraino in esilio per combattere la Russia sovietica, già in lotta contro le armate controrivoluzionarie.

Semplificando colpevolmente la questione storica, la “vera” Ucraina fu però invasa dalle forze polacche, scatenando la controffensiva dell’Armata Rossa e un armistizio che portò alla spartizione del territorio ucraino, lituano e bielorusso tra le due potenze. Da lì la storia si scagliò con forza sull’Europa centrale, portando di nuovo alla spartizione della Polonia e a due guerre mondiali. I propositi imperiali di Varsavia di estendere la propria influenza anche al Mar Nero e al Caucaso si infransero contro l’asse russo-tedesco.

I rapporti tra Kiev e Polonia rappresentano un cardine della geopolitica europea ancora oggi, dalla fine della Guerra Fredda. Nel 1991 i polacchi furono i primi a riconoscere la nuova Repubblica indipendente d’Ucraina, fondata sulla base dell’85% dei consensi espressi tramite referendum, e a siglare con Kiev il suo primo trattato internazionale. Al di là delle intenzioni di facciata di buon vicinato, però, i due Paesi coltivano interessi comuni e inevitabilmente confliggenti. Come dimostrato dalla decisione annunciata a settembre 2023 di “non trasferire più armi a Kiev per dotare l’esercito polacco delle tecnologie belliche più moderne”. Le contestatissime e fraintese dichiarazioni del premier polacco Mateusz Morawiecki furono poi corrette in corsa dal presidente Andrzej Duda, ma la tensione fra i due Paesi perdura anche sul piano dell’esportazione di grano e cereali ucraini, al centro anche della protesta dei trattori europei.

La Polonia non ha perso la sua vocazione imperialista, che vede come obiettivo primario il contenimento della Russia e poi l’eventuale riannessione dei territori ucraini che furono parte della Confederazione polacco-lituana che fu. Un fine strategico che considera primario l’esistenza di Stati cuscinetto nati dalle ceneri dell’Urss e che si sposa con quello degli Usa, che non a caso guardano con maggiore convinzione a Varsavia piuttosto che a Berlino come guida della coalizione a sostegno di Kiev.