Il 31 marzo 2024 Bulgaria e Romania sono entrate parzialmente nello spazio Schengen. Da ieri quindi, chiunque potrà viaggiare tra qualsiasi altro Paese dell’area e i due nuovi membri del trattato senza controlli alla frontiera, ma soltanto per quanto riguarda coloro che prenderanno un aereo o una nave. Ancora bloccate invece le frontiere di terra, le più importanti per i due Stati coinvolti.
Dietro alla decisione di limitare, almeno per ora, la piena adesione al trattato di Schengen di Bulgaria e Romania, la pressione di alcuni Paesi europei che temono un’ondata di immigrati irregolari che possa arrivare dai due nuovi Stati membri. Quanto questa paura può essere valida per l’Italia?
Romania e Bulgaria entrano in Schengen
Romania e Bulgaria sono entrate parzialmente nello spazio Schengen. Dal 31 marzo 2024, chiunque provenga da uno Stato che applica già le norme dell’acquis di Schengen non subirà controlli alle frontiere. questo unisce tecnicamente l’intera area Schengen in un’unica entità territoriale contigua, collegando la Grecia al resto d’Europa.
Questa unione è però solo teorica, dato che Romania e Bulgaria non hanno ancora abolito i confini di terra. Il trattato verrà applicato soltanto ai collegamenti aerei e marittimi, ma non a quelli su strada. L’accordo di Schengen, più correttamente definito acquis, prevede infatti che gli Stati membri permettano la libera circolazione delle persone senza applicare controlli alle frontiere con altri stati che applicano il trattato.
Non è però stato possibile applicare l’interezza delle norme a Romania e Bulgaria per via dell’opposizione dell’Austria. Vienna teme infatti che la contiguità territoriale tra Grecia, Bulgaria e Romania possa portare nel Paese molti immigrati irregolari che arriverebbero dal mediterraneo seguendo una nuova rotta balcanica creata dall’assenza di controlli alle frontiere.
I due Stati spingono però perché l’accordo venga esteso anche alle frontiere di Terra, per una ragione prettamente economica. Entrare in Schengen porta grossi benefici finanziari, come dimostrato da diversi studi tra cui uno redatto nel 2016 dalla Cgia di Mestre. Nella ricerca, puramente teorica, si calcola in 10 miliardi di euro all’anno il danno economico che un’improvvisa sospensione dell’area Schengen causerebbe all’Italia.
Il problema dell’immigrazione per l’Italia
La principale ragione per cui Romania e Bulgaria non sono ancora pienamente ammessi all’interno dell’area Schengen è la preoccupazione dell’Austria che questo porti un’ondata di migranti irregolari provenienti dalla rotta balcanica nel Paese. Questa preoccupazione però non riguarda il nostro Paese.
I migranti, che proverrebbero dall’Asia e dall‘Africa e non da Bulgaria e Romania, i quali cittadini possono già risiedere senza bisogno di permesso di soggiorno in Italia in quanto cittadini Ue, tendono solitamente a cercare di raggiungere l’Europa centrale e settentrionale. Succede anche con coloro che sbarcano nel nostro Paese e che spesso tentano di attraversare le Alpi verso la Francia e, appunto, verso l’Austria.
L’Italia è un cosiddetto “Paese di transito”, nel quale i migranti devono quasi inevitabilmente passare per arrivare alla loro meta finale. Di conseguenza, anche se come suppone l’Austria, la piena adesione di Bulgaria e Romania agli accordi di Schengen portasse ad un aumento dei flussi migratori verso l’Europa, non si tratterebbe di rotte che interessano l’Italia.