Sabato 7 ottobre, il gruppo palestinese Hamas ha dato il via a un attacco a sorpresa, su ampio raggio, contro Israele. Dinanzi al lancio di migliaia di missili dalla Striscia di Gaza, l’esercito è risultato totalmente impreparato.
Svariate le località colpite e devastate, con incursioni di miliziani di Hamas senza precedenti, con ostaggi catturati e sparatorie. Si tratta dell’attacco più violento ed esteso messo in atto dal gruppo palestinese. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato lo stato di guerra, mentre il mondo intero, o quasi, si schiera al fianco di Israele.
La bandiera israeliana campeggia ovunque ed è spesso affiancata a quella della pace. Una narrazione che mira a identificare buoni e cattivi, quasi senza analisi storica. Al di là dell’annosa questione israelo-palestinese, che non affronteremo in questa sede, è bene chiarire cosa sia Hamas e di cosa si sta parlando quando si cita questo gruppo.
Cos’è Hamas
Parlare di Hamas vuol dire fare riferimento a un movimento politico, di chiara ispirazione religiosa. È figlio della Striscia di Gaza e delle condizioni di “vita” al suo interno. Innegabile il controllo operato in quest’area, gestendo di fatto scuole e ospedali, tra le altre cose.
Ciò avviene dal 2006, ma è da più di 30 anni che va accrescendo la propria forza armata, le brigate al Qassam. I metodi di governo di Hamas sono ben noti. Un movimento autoritario, contrapposto a Fatah, principale rivale politico palestinese, che governa in Cisgiordania e ha rinunciato alla lotta armata.
Abbiamo parlato di movimento politico e di gruppo armato ma, stando alle definizioni di Unione europea e Stati Uniti, così come di svariati altri Paesi nel mondo, Hamas è un’organizzazione terroristica (in alcuni casi si operano distinzioni tra la sola forza armata e l’intero gruppo, ndr).
All’interno di Hamas
Pensare al gruppo Hamas come a una sorta di partito estremista europeo sarebbe sbagliato. Sono ben differenti le origini, quindi il processo di formazione, ma soprattutto non è affatto monolitica la sua strutturazione interna.
Parliamo di un movimento islamista sunnita e fondamentalista. Le sue posizioni politiche sono tendenti chiaramente all’estrema destra e il tipo di controllo operato sulla Striscia di Gaza li ha visti attuare i principi della legge islamica.
Ciò si traduce nel rispetto di una moralità che è caratterizzata principalmente da limitazioni per le donne. Come detto, però, al suo interno non troviamo un blocco saldo nel pensiero e nell’azione. Esistono infatti delle correnti.
Per semplicità di ragionamento, facciamo riferimento unicamente a due. Da una parte quella più estremista e dall’altra quella meno radicale, e meglio finanziata. Quest’ultima fa riferimento al Qatar. La prima, invece, è quella dei cosiddetti iraniani, fedele all’obiettivo cardine originario: distruggere Israele.
Le origini di Hamas
Abbiamo sottolineato come Hamas gestisca la Striscia di Gaza dal 2006, ma non è questo l’anno della creazione del movimento. A fondare il gruppo nel 1987 fu lo sceicco Ahmed Yassin, deceduto in seguito a un attacco aereo lanciato da Israele nel 2004.
Lo sceicco era però già impegnato nella lotta da tempo. Il suo gruppo si era messo in mostra già negli anni ’70, come frangia palestinese dei Fratelli Musulmani. Soltanto in seguito si distaccarono, optando per quello che è di fatto un acronimo: Harakat al-Muqawama al-Islamiyya (Movimento di Resistenza Islamica).
Lo statuto originario, al quale la frangia iraniana fa ancora riferimento fedelmente, prevedeva la conquista dell’intera Palestina, con conseguente distruzione di Israele (nel 2017 ne è stata ratificata una nuova versione, che poco cambia i dettami cardine, ndr).
Nel 2006 Hamas vinse le elezioni per eleggere il Consiglio Legislativo Palestinese. In breve divenne evidente l’impossibilità d’avere un confronto con Fatah, partito giunto secondo. L’esplosione delle tensioni politiche e militari avvenne nel 2007, quando si registrò la devastante Guerra civile di Gaza. È da allora che esiste una netta separazione, con Hamas nella Striscia e Fatah in Cisgiordania.
Cos’è la Striscia di Gaza
Per quanto sui social si faccia molto in fretta a caricare la foto della bandiera di Israele, commentare in favore della Palestina e, in generale “scegliere un lato”, la verità è che soltanto la storia può dare risposte. Occorre dunque sempre fare un passo indietro e non lasciarsi guidare dai trend. Sorprende, infatti, come il silenzio della comunità internazionale possa perdurare per mesi e anni, fino a eventi di questo tipo, atroci e condannabili di certo.
Lo stesso dicasi, però, per le atroci azioni del regime di Israele che, come dichiarato da Amnesty International in un rapporto di quasi 300 pagine, attua crimini di apartheid contro i palestinesi. La verità è che, per iniziare a comprendere lo stato attuale di questa parte di mondo, occorre aprire gli occhi e guardare l’atrocità della vita nella Striscia di Gaza.
Geograficamente parlando, si tratta di un’area separata dal resto dei territori palestinesi di più ampie dimensioni. Confina con Egitto e Israele e proprio questi due Paesi se la contesero a metà del secolo scorso. Israele ebbe la meglio, mettendo le mani su questi 360 km quadrati di terra e anime.
Vanta nei suoi confini, non valicabili, una densità abitativa enorme. Stando alle stime del 2020 si calcolano 2 milioni di persone. Per quarant’anni la Striscia di Gaza ha subito l’occupazione israeliana, fino al 2005. L’allora primo ministro Sharon decise che non era più negli interessi israeliani restare, lasciando la gestione ai moderati di Fatah.
Le origini di Hamas però affondano le radici proprio in quei 40 anni di storia e dominazione. È così che si spiega la salita al potere. Il rapporto di Amnesty International su Israele parla di “massicce requisizioni di terre e proprietà, uccisioni illegali, trasferimenti forzati, drastiche limitazioni al movimento e diniego di nazionalità e cittadinanza ai danni dei palestinesi. Tutto ciò è parte di un sistema che, secondo il diritto internazionale, costituisce apartheid. Questo sistema si basa su violazioni dei diritti umani che qualificano l’apartheid come crimine contro l’umanità”.
Israele ha ora ripreso il pieno controllo del confine con la Striscia, mentre Hamas ha ordinato l’assedio totale. Dinanzi a tutto ciò, con il “condono internazionale”, l’unica previsione possibile è quella di un eccidio di civili innocenti.