Gasdotto sabotato nel Baltico? Cosa può succedere

Secondo il premier finlandese, l’esplosione del Baltic Connector sarebbe il risultato di "un’attività esterna"

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Il gasdotto Baltic Connector tra Finlandia ed Estonia rimarrà fuori servizio per i prossimi cinque mesi a causa di lavori di riparazione necessari. Questa decisione è stata presa in seguito a un’anomala perdita di pressione verificatasi nella notte del 7 al 8 ottobre. Il Primo Ministro finlandese, Sauli Niinisto, ha menzionato la possibilità di un’azione esterna, sollevando sospetti di sabotaggio. Questo incidente è ora oggetto di discussione durante la riunione della NATO a Bruxelles. Il Segretario Generale della NATO, Jens Stoltenberg, ha dichiarato che se verrà dimostrato che si è verificato un atto ostile contro un’infrastruttura della NATO, si tratterà di una questione estremamente seria e la risposta sarà decisa e incisiva. Stoltenberg ha condiviso queste osservazioni durante una conferenza stampa con Volodymyr Zelensky, attualmente in visita a Bruxelles.

Le conseguenze sull’Europa

Il presunto sabotaggio del Baltic Connector non sembra avere un impatto significativo sulla fornitura europea di gas, poiché il sistema finlandese può continuare a fare affidamento sul terminale galleggiante di Inkoo LNG. Tuttavia, sorgono interrogativi sulla sicurezza delle infrastrutture energetiche europee, considerando il contesto di tensioni in due aree chiave: l’Ucraina e Israele. “Quando si tratta del settore del gas, l’Europa si sta preparando per un inverno sicuro. Tuttavia, questa sicurezza dipende dall’integrità dei suoi gasdotti e delle infrastrutture di GNL”, ha sottolineato Simone Tagliapietra, un membro del think tank Bruegel intervistato dal giornale Open. Eventuali sabotaggi o interruzioni potrebbero avere gravi conseguenze per la sicurezza energetica europea.

Il precedente del NordStream

Dopo l’incidente verificatosi intorno alle 22.20 ora italiana dell’8 ottobre, l’istituto sismologico norvegese Norsar ha rilevato ciò che definisce “una probabile esplosione al largo della costa finlandese del Mar Baltico”. Questo presunto sabotaggio intenzionale del Baltic Connector richiama alla mente quanto accaduto lo scorso anno a un altro gasdotto, il NordStream, che collegava Russia e Germania. In quel caso, le tubature erano state danneggiate in quattro diversi punti, suggerendo immediatamente un possibile sabotaggio. A marzo di quest’anno, il New York Times, citando fonti statunitensi, ha indicato un gruppo filo-ucraino come possibile responsabile, sebbene il ruolo di Zelensky non sia chiaro. Sembra quasi certo che si sia trattato di un atto intenzionale, ma fino ad oggi non ci sono certezze sull’identità dei veri responsabili. La situazione rimane oggetto di indagini e speculazioni.

Prima di questo, problemi anche per il gasdotto Tamar

L’attacco al Baltic Connector può avere conseguenze limitate sull’Europa, ma è la chiusura dell’impianto di Tamar, al largo di Israele, a sollevare preoccupazioni maggiori. Questo impianto è stato colpito da attacchi di Hamas, e il gas proveniente da tale hub passa attraverso l’Egitto prima di giungere in Europa. Al momento, non è ancora chiaro quale impatto avrà l’escalation del conflitto israelo-palestinese sui flussi di gas. La chiusura dell’impianto di Tamar rappresenta una potenziale minaccia per la sicurezza energetica europea, poiché potrebbe influenzare la disponibilità di gas proveniente da quella fonte. Pertanto, la situazione richiede un’attenzione particolare da parte delle autorità e degli attori coinvolti nella gestione delle forniture energetiche dell’Europa.