Imprese, ok a nuovi incentivi: pioggia di aiuti per le auto italiane

Il Consiglio dei ministri ha varato d'urgenza un decreto legge con cui fissa il riordino del sistema di incentivi alle imprese. Cosa cambia

Pubblicato: 24 Febbraio 2023 16:47

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Novità importanti in arrivo per le imprese. Il Consiglio dei Ministri, su proposta della premier Giorgia Meloni e del Ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, ha approvato il 23 febbraio, attraverso una procedura d’urgenza, un disegno di legge di revisione del sistema degli incentivi alle imprese.

Un ddl necessario, spiega Urso, “perché oggi c’è una giungla di incentivi”: esattamente 1.982, divisi tra quelli nazionali, 229, e quelli regionali, 1.753, con il rischio di esose sovrapposizioni o gravi differenze tra regione e regione. “L’obiettivo è semplificare e omogeneizzare, perché le sfide globali di oggi hanno bisogno di risposte mirate e coerenti con un sistema degli incentivi compiuto e coordinato che possa rappresentare un corpus organico di regole che si di riferimento per chi decide e per le imprese”, spiega il ministro.

Il testo in pratica delega il Governo ad adottare, entro 24 mesi dalla data di entrata in vigore della legge, uno o più decreti legislativi per la definizione di un quadro organico per l’attivazione del sostegno pubblico attraverso incentivi alle imprese, in modo da razionalizzare e semplificare gli incentivi e ridurre i tempi e i costi delle relative richieste. Una corposa riforma, insomma, per ora solo a livello macro.

Incentivi alle PMI: ecco i nuovi principi cardine

Le nuove norme introducono nuovi principi che dovrebbero ispirare gli incentivi. In particolare:

  • programmazione degli interventi da parte di ciascuna amministrazione e indicazione della loro estensione temporale, anche pluriennale, in modo da assicurare un sostegno tendenzialmente continuativo e adeguato alle finalità stabilite
  • misurabilità dell’impatto nell’ambito economico oggetto degli incentivi, sulla base della valutazione in itinere ed ex post degli effetti ottenuti
  • rafforzamento della coesione sociale, economica e territoriale per uno sviluppo economico armonico ed equilibrato del Paese (il decreto usa la parola Nazione, come sempre fa Meloni), con particolare riferimento alle politiche d’incentivazione della base produttiva del Mezzogiorno
  • valorizzazione del contributo delle donne alla crescita economica e sociale.

Il nuovo Codice degli incentivi

Il governo dovrà andare in due direzioni: gli obiettivi sono sia la razionalizzazione dell’offerta di incentivi, attraverso l’individuazione di un insieme limitato e definito di modelli agevolativi, sia la codificazione delle regole procedurali concernenti gli interventi di incentivazione alle imprese, che saranno armonizzate e coordinate in un nuovo Codice degli incentivi.

Il decreto promuove anche la digitalizzazione e la semplicità delle procedure d’incentivazione e un maggior coordinamento di strumenti già esistenti, come il Registro nazionale degli aiuti di Stato (RNA) e la piattaforma telematica incentivi.gov.it.

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Nuovi incentivi per la produzione di auto italiane

Ma attenzione, perché una delle grandi novità in tema di incentivi per il 2023 riguarderà anche nuovi finanziamenti per la produzione di auto, rigorosamente italiane.

I vecchi incentivi sono andati “a macchine Stellantis, ma soprattutto a macchine Stellantis realizzate all’estero” lamenta Urso. Il ministro se la prende con la “politica ideologica” della Commissione europea, garantendo che non darà “tregua” sui due dossier relativi all’automotive, quelli cioè sull’Euro 7 e sui veicoli pesanti.

Dossier su cui, dice, “c’è sempre più consapevolezza tra i partner europei che dovremo imporre una visione pragmatica a questa commissione, o lo farà la prossima, nel 2024 si vota” ricorda Urso. “L’Italia dovrà sviluppare con Francia e Germania una politica comune nell’Ue per imporre alla Commissione tempi e ritmi che siano corrispondenti alla realtà di cui tutti abbiamo dovuto prendere atto” conclude.