Imprese, l’internazionalizzazione premia: cresce redditività

Aziende italiane si sono dimostrate flessibili nell'affrontare la pandemia, con più del 35% che ha modificato le proprie strategie di internazionalizzazione.

Pubblicato: 20 Novembre 2021 07:41Aggiornato: 31 maggio 2024 08:09

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Redazione

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Le aziende italiane si sono dimostrate flessibili nell’affrontare la pandemia, con più del 35% che ha modificato le proprie strategie di internazionalizzazione o sta prendendo in considerazione la possibilità di farlo. Questa la fotografia scattata  dalla seconda edizione dello studio “Italy goes global“, commissionato da HSBC.

Pandemia e imprese, l’internazionalizzazione premia

Dallo studio emerge che, se da un lato il numero di aziende che ha dichiarato di avere una presenza all’estero è leggermente diminuito (dal 71,3% nel 2019 al 70,9% nel 2020), dall’altro molte delle oltre 800 grandi e medie imprese italiane intervistate hanno intrapreso strade alternative per cogliere le opportunità di business.

Tra i principali trend emergenti si nota quello relativo a una maggiore attenzione all‘e-commerce da inizio pandemia, tanto che si registra un incremento del numero di aziende che riportano un aumento delle vendite dell’e-commerce in questo canale a livello europeo (+38,2%), e anche fuori regione (+24,6% per i mercati extra-europei).

Lo studio, coordinato dal Professor Daniele Marini dell’Università di Padova, evidenzia che la propensione a rivedere le proprie strategie di internazionalizzazione è presente soprattutto nelle grandi imprese con oltre 250 dipendenti e in quelle con un fatturato superiore ai 200 milioni di euro l’anno. Le aziende che stanno rivalutando le loro strategie di internazionalizzazione sono attive prevalentemente nel settore manifatturiero e sono localizzate nel Nord-Est e nelle Isole.

Destinazioni preferite

Lo studio fa emergere come durante la pandemia le preferenze delle aziende, sul fronte dei principali mercati di sbocco, sono mutate. In affermazione un modello di globalizzazione “regionalizzato”. In Europa, ad esempio, il mercato tedesco è citato tra le due destinazioni più importanti.

Per quanto riguarda i Paesi extra Unione europea, sono notevoli le variazioni. Il Nord America ha superato Russia e altri Paesi d’Europa al di fuori del blocco commerciale dalle prime posizioni. Il 26,9% delle aziende intervistate citano Stati Uniti, Canada e Messico come primo o secondo mercato di sbocco più importante.

Cresce la redditività

Analizzando i principali indicatori di performance delle imprese italiane, dalla ricerca si evince che le imprese più internazionalizzate – ovvero quelle che hanno sia una forte propensione ad esportare sia una presenza in almeno cinque mercati esteri – presentano una redditività superiore, che rende loro uno degli asset più rilevanti per l’economia italiana.

Se da un lato la crisi ha messo in evidenza la necessità di accorciare le filiere produttive – solo il 7,3% delle imprese che hanno rapporti con i mercati esteri ha continuato a trasferire parte della produzione all’estero -, dall’altro un esiguo 2,4% delle imprese ha completamente riportato la produzione in Italia. Nonostante le sfide legate alla pandemia, le grandi imprese italiane hanno continuato a cogliere opportunità di business all’estero: in media, e in una percentuale quasi invariata, il 18,1% delle loro vendite è stato realizzato nell’UE (2019: 8,2%) e il 13,7% fuori regione (2019: 13,5%).

“Questa ricerca mostra come le aziende italiane abbiano reagito alla pandemia ottimizzando le strategie di internazionalizzazione, cogliendo le opportunità nei mercati esteri attraverso percorsi alternativi, come ad esempio l’e-commerce – Gerd Pircher, CEO di HSBC in Italia – L’internazionalizzazione sta offrendo opportunità significative: le aziende più internazionalizzate tendono ad avere una maggiore redditività, fattore che li rende degli asset significativi per l’economia italiana. Le imprese italiane devono necessariamente continuare a modificare le loro strategie per cogliere le opportunità all’estero, avvalendosi di una rete di supporto composta da competenze, conoscenza delle realtà locali e da un network di relazioni.

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