Il governo Meloni ha deciso di varare una sorta di normativa “ponte”, prima di arrivare a una vera e proprio riforma strutturale, per consentire a chi è in possesso dei requisiti di andare in pensione nel 2023 evitando il ritorno alla legge Fornero. In quest’ottica, con l’approvazione della nuova legge di bilancio (proprio in questi giorni è stata resa nota la bozza), sono stati cambiati i requisiti anagrafici e retributivi per l’uscita anticipata dal lavoro.
Vediamo, nel concreto, cosa cambia.
In pensione nel 2023 con Quota 103: come funziona e quali sono i requisiti
Se ne parla da settimane, ma finalmente è arrivata l’ufficialità: nella bozza di testo della prossima manovra finanziaria è stata inserita la cd. Quota 103. Si tratta di una forma di uscita anticipata dal lavoro che permetterà ai contribuenti di andare in pensione nel 2023 al raggiungimento di:
- 62 anni di età;
- 41 anni di contributi versati.
Dai dati resi noti dall’Inps, questa modalità di pensionamento anticipato interessa circa 48 mila lavoratori, che il prossimo anno di troveranno nella condizione di poter fare richiesta di pre-pensionamento.
Opzione Donna confermata da “ristretta”: i requisiti per la pensione anticipata alle lavoratrici cambiano
Un’altra interessante novità, in ambito pensioni, è che con l’approvazione della legge di bilancio 2023 cambieranno anche le condizioni per la richiesta di pensionamento tramite Opzione Donna. Ad oggi, possono accedere a questa modalità di pensione anticipata le lavoratrici che abbiano maturato, entro dicembre:
- un’anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni;
- un’età anagrafica pari o superiore a 58 anni (per le lavoratrici dipendenti) e a 59 anni (per le lavoratrici autonome).
Dal prossimo anno, alle donne verrà riconosciuto lo stesso trattamento ma a cambiare saranno i requisiti anagrafici. Nello specifico, avendo maturato contributi per almeno 35 anni, l’età per l’accesso a Opzione Donna sarà diversa a seconda del numero di figli, ovvero:
- 58 anni con 2 figli o più;
- 59 anni con 1 figlio solo;
- 60 anni negli altri casi.
In questo contesto, è ancora più chiara la scelta politica del nuovo esecutivo, ovvero quella di riconoscere maggiori agevolazioni alle famiglie numerose. Non a caso, molti dei bonus contenuti nella nuova finanziaria sono rivolti proprio a loro.
Pensioni, ok a revisione del meccanismo di indicizzazione: le novità in manovra
Rimanendo in tema di novità e di interventi inseriti in manovra, dal governo Meloni è arrivato anche l’ok a procedere con la revisione del meccanismo di indicizzazione delle pensioni. Cosa significa?
In sostanza, come riportato nella bozza della legge di bilancio, si prevede di ricorrere all’introduzione di un meccanismo di rivalutazione degli assegni suddiviso a fasce. L’adeguamento sarà:
- del 35% per le pensioni superiori a 10 volte il minimo (circa 5.250 euro);
- del 40% tra otto e dieci volte il minimo;
- del 50% tra sei e otto volte il minimo;
- del 55% per quelli tra cinque e sei volte il minimo;
- dell’80% per gli assegni pari o inferiori a cinque volte il minimo.
Per i trattamenti minimi invece (circa 525 euro) è prevista una rivalutazione maggiorata, pari al 100%, degli importi riconosciuti dall’Inps.
Il nuovo meccanismo di indicizzazione sarà introdotto nel biennio 2023/2024, per contrastare l’inflazione. Per lo stesso motivo, e sempre nei prossimi due anni, gli assegni più bassi saranno ulteriormente aumentati su base mensile (1,5 punti percentuali per l’anno 2023 e di 2,7 punti per il 2024).