Rivalutazione pensioni 2026, quanto aumentano gli assegni: gli importi

Come funziona l’adeguamento all’inflazione, chi beneficia della rivalutazione delle pensioni del 2026 e quanto crescono gli assegni

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Claudio Cafarelli

Giornalista e content manager

Giornalista pubblicista laureato in economia, appassionato di SEO e ricerca di trend, content manager per agenzie italiane e straniere

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Il rinnovo annuale delle pensioni rappresenta uno dei passaggi centrali del sistema previdenziale italiano. Per il 2026 l’adeguamento degli importi tiene conto dell’andamento dei prezzi e delle regole di perequazione previste dalla normativa vigente. La rivalutazione viene applicata automaticamente dall’INPS sulle pensioni in pagamento, senza necessità di domanda da parte dei beneficiari, e riguarda sia i trattamenti previdenziali sia molte prestazioni assistenziali. L’aggiornamento ha effetti concreti sugli importi mensili e annui percepiti dai pensionati e incide anche sui limiti reddituali collegati a prestazioni collegate al reddito, come integrazioni al minimo e assegni sociali.

L’indice di rivalutazione per il 2026

Per il 2026 è previsto un indice di rivalutazione provvisorio pari a +1,4%. Questa percentuale viene applicata agli importi delle pensioni sulla base delle regole di perequazione automatica, con eventuale conguaglio negli anni successivi una volta definito l’indice definitivo. La rivalutazione non si applica in modo uniforme a tutte le pensioni: il sistema prevede fasce di importo e percentuali differenziate, così da modulare gli aumenti in base al valore complessivo dei trattamenti percepiti.

Come funziona la perequazione a fasce

Come riportato da una circolare dell’INPS, dal 1° gennaio 2026 la rivalutazione viene riconosciuta secondo tre scaglioni principali, calcolati in relazione al trattamento minimo INPS:

  • pensioni fino a quattro volte il trattamento minimo, rivalutazione piena al 100% dell’indice;
  • pensioni superiori a quattro e fino a cinque volte il minimo, rivalutazione al 90% dell’indice;
  • pensioni oltre cinque volte il minimo, rivalutazione al 75% dell’indice.

Questo meccanismo determina aumenti più consistenti per le pensioni di importo medio-basso e incrementi progressivamente ridotti per i trattamenti più elevati.

I nuovi importi del trattamento minimo mensile

Con la rivalutazione del 2026 il trattamento minimo mensile sale a 611,85 euro. Su base annua l’importo raggiunge 7.954,05 euro. Questi valori rappresentano un riferimento importante, perché vengono utilizzati anche per calcolare soglie e requisiti di accesso a numerose prestazioni collegate al reddito. L’aggiornamento del minimo incide inoltre su assegni sociali, pensioni assistenziali e su alcuni limiti reddituali previsti dalla normativa.

Accanto alla perequazione ordinaria, per il 2026 è confermato un incremento specifico per le pensioni di importo pari o inferiore al trattamento minimo. L’aumento aggiuntivo è pari all’1,3% e viene riconosciuto in modo automatico. L’incremento massimo mensile può arrivare a circa 8 euro, portando l’importo complessivo riconosciuto poco sopra la soglia del minimo. Questa misura è pensata per sostenere i pensionati con assegni più bassi, rafforzando il potere d’acquisto in un contesto di prezzi ancora elevati.

La rivalutazione delle prestazioni assistenziali

La rivalutazione del 2026 interessa anche le prestazioni assistenziali, come assegni sociali e pensioni di invalidità civile. Anche in questi casi l’indice provvisorio viene applicato agli importi in pagamento, con aggiornamento dei relativi limiti di reddito. Le pensioni e gli assegni a favore di invalidi civili, ciechi e sordomuti beneficiano dell’adeguamento automatico, nel rispetto delle condizioni reddituali previste dalla legge.

Le prestazioni escluse dalla rivalutazione

Non tutte le prestazioni vengono rivalutate. Le misure di accompagnamento alla pensione, come alcune forme di anticipo o assegni temporanei, mantengono l’importo originario per tutta la loro durata. Questo significa che non subiscono aumenti legati alla perequazione annuale.

Anche alcune prestazioni particolari seguono regole specifiche e vengono rivalutate singolarmente, senza cumulo con altri trattamenti. La rivalutazione influisce anche sulla tassazione. Le ritenute IRPEF vengono ricalcolate sull’importo complessivo delle pensioni e possono generare conguagli a debito o a credito nei primi mesi dell’anno. Addizionali regionali e comunali continuano a essere trattenute secondo le aliquote deliberate dagli enti locali e applicate in rate mensili.

Cosa devono fare i pensionati

Per la generalità dei pensionati non è richiesta alcuna domanda: la rivalutazione viene applicata automaticamente. È però importante verificare il cedolino di gennaio 2026 per controllare l’importo aggiornato e le eventuali trattenute fiscali. Chi percepisce prestazioni collegate al reddito deve assicurarsi che le informazioni reddituali siano aggiornate, così da evitare sospensioni o riduzioni degli importi.