Mentre si continua a ragionare sui prossimi passi per la riforma del sistema pensionitico ed un modo per ricalibrare la pensione anticipata, l’Inps fornisce un report in cui il focus è sull’apporto dei lavoratori extracomunitari al sistema previdenziale italiano. Numeri che confermano quanto, volente o nolente, il Belpaese non riuscirebbe a reggere il sistema di welfare solo con le proprie forze, e in cui anche i lavoratori stranieri versano più di quanto prendano.
I numeri
“Gli extracomunitari contribuiscono per 10,8 miliardi di contributi su un monte complessivo di 160 miliardi. A fronte di ciò, gli extracomunitari fruiscono di prestazioni pensionistiche per appena 1,2 miliardi su circa 100 miliardi erogati dall’Istituto”. A dirlo Pasquale Tridico, presidente Inps, intervenendo al convegno ‘Italia, pensioni e mobilità: storie di partenze e di ritorni’.
“Gli extracomunitari – osserva – contribuiscono di più al mercato del lavoro di quanto ricevano in termini di prestazioni pensionistiche e non pensionistiche”.
Pensioni eliminate in Italia
Tra i dati forniti, Tridico evidenzia che “le pensioni eliminate in Italia nel primo anno di pandemia sono cresciute del 15,4%, mentre il dato triennale è pari all’8,2%. Il trend delle pensioni vigenti – spiega – sia in Italia che all’estero è in diminuzione già da diversi anni. Negli ultimi due, purtroppo, ha inciso anche la pandemia che ha comportato un importante incremento delle pensioni eliminate”.
In effetti già diverse proiezioni avevano evidenziato come la pandemia da Covid-19, e le conseguenti morti di tante persone anziane sprattutto nelle prime due ondate, avessero tangibilmente alleggerito i conti dell’Istituto previdenziale.
“Mentre in Italia – avverte Tridico – l’eliminazione delle pensioni in pagamento avviene, di regola, a brevissima distanza dall’evento, all’estero, soprattutto nei Paesi extra Ue, le eliminate si consolidano dopo le verifiche dell’esistenza in vita che, per motivi tecnici, ha tempi più lunghi”.