La nuova legge di bilancio ha ricevuto ieri sera l’approvazione del Consiglio dei ministri, prevedendo misure per un totale di circa 30 miliardi per il 2025. Alcuni degli interventi previsti riguardano le pensioni; in questo contesto, il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha confermato le misure dello scorso anno e potenziato quelle destinate ai lavoratori, sia pubblici che privati, che raggiungono l’età pensionabile ma continuano a lavorare.
Aumentati i bonus per chi rinvia il pensionamento
Non ci sono in verità cambiamenti significativi all’interno della Manovra e non è prevista alcuna riforma strutturale per superare la legge Fornero. Le modalità per lasciare il lavoro in anticipo rimarranno le stesse di quest’anno, come Quota 103 contributiva, Ape sociale e Opzione donna, tre opzioni che però non hanno riscontrato per il momento un grande successo. Per quanto riguarda l’Ape Sociale, per il 2024 il governo lo ha rifinanziato, con la spesa relativa all’indennità che sarà incrementata di 20 milioni di euro per l’anno 2025, 30 milioni di euro per il 2026, 50 milioni di euro per il 2027 e di 10 milioni di euro per il 2028.
Oltre a tutte le altre misure, come la Carta nuovi nati da 1000 euro contenute nella bozza della Manovra, a queste si aggiungeranno interventi per incentivare, su base volontaria, i lavoratori pubblici e privati che possiedono i requisiti per andare in pensione a rimanere attivi nel mercato del lavoro. Un sistema simile al bonus Maroni (ossia il riaccredito del 9,19% di contribuzione del lavoratore che ha già raggiunto i requisiti di pensionamento), che consente di lavorare anche oltre una certa età, offrendo in cambio uno stipendio leggermente più elevato. Per i dipendenti pubblici, potrebbe essere introdotta l’opzione di non lasciare il posto fino a 70 anni.
Non si esclude la possibilità di introdurre un accredito figurativo per l’importo previsto dal bonus, estendendolo anche a coloro che hanno i requisiti per la pensione anticipata, indipendentemente dall’età, ossia chi ha maturato 42 anni e 10 mesi di contributi. Inoltre, si sta lavorando a un nuovo round di silenzio-assenso per il conferimento del Tfr ai fondi previdenziali per coloro che non hanno esplicitamente manifestato la propria scelta.
Oltre alle pensioni, all’interno della Manovra sono previste novità anche per il bonus ristrutturazione.
In arrivo un aggiustamento per le pensioni minime
Non c’è, invece, alcun riferimento a un aumento delle pensioni minime. Anche su questo fronte, è probabile che si tenterà di intervenire in Parlamento, con Forza Italia che nelle scorse settimane ha già richiesto un impegno per aumentare gli assegni. Oggi, la pensione “integrata” al trattamento al minimo (legge 638 del 1983) si attesta a 598 euro, alle quali dobbiamo aggiungere l’incremento “una tantum” della Manovra 2024, di 17 euro per un importo “totale” di 621 euro (l’incremento del 2024 è stato del 2,7%).
La manovra prevede invece un miglioramento del meccanismo di indicizzazione delle pensioni all’inflazione. A partire dal 2025, si tornerà al sistema stabilito dalla legge 388 del 2000, successivamente modificata, che ha introdotto tre fasce per la perequazione: il 100% del tasso d’inflazione per le pensioni fino a quattro volte il trattamento minimo; il 90% per quelle tra quattro e cinque volte il minimo; e il 75% per le pensioni superiori a tale importo.