Le stime sui costi di Quota 100 ammontavano a circa 5,8 miliardi di euro, ma l’ultimo bilancio preventivo dell’Inps ha formulato una cifra inferiore rispetto a quella originaria. Secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore, si parla di 5,2 miliardi, oltre 600 milioni meno di quanto indicato nella relazione tecnica al Ddl di Bilancio per il meccanismo che consente l’accesso anticipato alla pensione (a partire dai 62 anni e con 38 anni di contributi).
Scende il costo di Quota 100
In un anno il costo si è dunque ridimensionato, anche a causa del numero inferiore di soggetti aderenti. Stando a quanto riporta l’Ufficio parlamentare di bilancio si potrebbe arrivare a 246 mila soggetti sui 300 mila previsti, il 19% in meno rispetto ai 300mila previsti dal governo giallo-verde al lancio della sperimentazione. Si tratta di oltre 121mila dipendenti privati, circa 58mila autonomi e quasi 67mila dipendenti pubblici.
L’UpB stima una spesa di 5,4 miliardi, valore intermedio tra quelli di Inps e governo. I numeri a consuntivo potrebbero rivelarsi superiori: potrebbe aumentare la propensione al pensionamento di chi ha i requisiti minimi, o scendere il tasso di rigetto delle domande da parte dell’Inps (nel 2019 al 14%).
Sale la spesa per le pensioni
Nonostante questa nota positiva, il peso complessivo della spesa per le pensioni è destinato a salire nel 2020 dello 0,8%. Sempre secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, le prestazioni mutualizzate passeranno da 231,3 a 233,1 miliardi (+0,8%). E nonostante le oltre 834mila pensioni che saranno eliminate, a fine 2020 ci ne saranno 59mila in più da sostenere, per un totale di 17.885.513.
Addio a Quota 100
Quota 100 arriverà al suo termine naturale, ovvero al 31 dicembre 2021 quando termineranno i tre anni di sperimentazione, mentre già si lavora al “dopo”. La conferma arriva direttamente dal sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta, che ha ribadito che Quota 100 terminerà “alla fine del 2021”, ma non c’è “alcuna intenzione di confermarla”; c’è invece la volontà di mettere in campo “interventi sostitutivi, confrontandoci con le parti sociali”. Questi interventi dovranno essere “all’insegna della massima flessibilità di scelta del lavoratore”. Tale flessibilità è consentita perché “ormai stiamo andando rapidamente verso un sistema dove le pensioni vengono liquidate prevalentemente col metodo contributivo, nel senso che tanto hai versato e tanto prendi”.