Pensioni agosto 2024, il calendario dei pagamenti: ci saranno aumenti

Sono in arrivo i pagamenti di agosto 2024. Ci saranno degli aumenti, ma non per tutti: ecco tutte le novità

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Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

Pubblicato: 31 Luglio 2024 14:57

Sta per arrivare il pagamento di agosto per i pensionati italiani, che si preparano a ricevere i loro assegni mensili secondo un calendario. Per alcuni ci saranno degli aumenti.

Il calendario dei pagamenti di agosto 2024

Le prossime pensioni verranno accreditate dal 1° agosto 2024, sia per i titolari di conti correnti, libretti di risparmio, conti BancoPosta, Postepay Evolution, carte Postamat o carte libretto, sia per coloro che preferiscono ritirare la pensione in contanti presso gli uffici postali. Chi possiede una carta di debito associata a questi conti potrà prelevare in contanti dagli ATM Postamat senza recarsi allo sportello.

Per evitare lunghe file, Poste Italiane consiglia di recarsi a ritirare la pensione in tarda mattinata o durante le ore pomeridiane. Inoltre, l’Inps ha comunicato che i pensionati possono consultare il cedolino della pensione tramite il portale online dell’Inps, accedendo con PIN, SPID, Carta d’Identità Elettronica (CIE) o Carta Nazionale dei Servizi (CNS).

Il calendario segue queste date:

  •  giovedì 1° agosto: cognomi dalla A alla C
  •  venerdì 2 agosto: cognomi dalla D alla K
  •  sabato 3 agosto (solo mattina): cognomi dalla L alla P
  •  domenica 4 agosto (non ci sono pagamenti)
  •  lunedì 5 agosto: cognomi dalla Q alla Z.

Chi vedrà gli aumenti sulla pensione?

Ad agosto 2024, diversi pensionati potrebbero ricevere un assegno più sostanzioso (dopo la quattordicesima del mese di luglio) grazie alle operazioni di conguaglio dell’Inps per coloro che hanno trasmesso il modello 730/2024 all’Agenzia delle Entrate entro il 30 giugno. Se il contribuente è a credito, sulla pensione verrà accreditato il rimborso Irpef spettante, mentre in caso di debito, saranno applicate le trattenute.

Attenzione: l’eventuale rateazione degli importi a debito risultanti dalla dichiarazione dei redditi deve concludersi entro novembre. Pertanto, se la risultanza contabile è stata ricevuta dall’Inps dopo il 30 giugno, potrebbe non essere garantito il numero di rate scelto per il versamento dei debiti d’imposta.

Inoltre, per i pensionati con un importo annuo complessivo della pensione fino a 18.000 euro e un conguaglio a debito superiore a 100 euro, la rateazione delle trattenute sarà estesa fino alla mensilità di novembre. Oltre all’Irpef mensile, verranno trattenute anche le addizionali regionali e comunali relative al 2023.

Come controllare il cedolino della pensione

Il cedolino della pensione è uno strumento per verificare se il trattamento pensionistico ha subito delle modifiche.

Ecco come è possibile consultarlo:

  • effettuare l’accesso a MyInps sul portale tramite PIN, SPID, Carta d’Identità Elettronica (CIE) o Carta Nazionale dei Servizi (CNS);
  • tramite la bacheca principale, entrare nella sezione “Prestazioni e servizi”;
  • cliccare su “Cedolino pensione e servizi collegati”;

Questa procedura permette ai pensionati di rimanere aggiornati sugli importi ricevuti e di verificare eventuali variazioni dovute ai conguagli Irpef o altre trattenute.

Novità pensioni: il ritorno all’ipotesi Quota 41

In autunno, il governo Meloni dovrà stendere la Legge di Bilancio 2025, in cui si parlerà anche di pensioni. Già da tempo, dalla Lega arrivano pressioni riguardo il raggiungimento di Quota 41 (a differenza di Quota 92), la forma di pensionamento anticipato che prevede il ritiro dal mondo del lavoro con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età anagrafica.

Date le scarse risorse a disposizione, il Carroccio dovrebbe sostenere l’ipotesi di una nuova versione di Quota 41, con un ricalcolo dell’assegno più svantaggioso e con degli importi più bassi. Questo perché verrebbe calcolato interamente sulla base del sistema contributivo, che calcola la pensione non sulla base degli ultimi stipendi ottenuti, come avviene nel sistema retributivo, ma sulla totalità dei contributi versati.

La regola varrebbe anche per chi ha iniziato a lavorare prima del 1996 e che, quindi, avrebbe diritto a un assegno calcolato con un metodo misto (quello retributivo fino al 1996, più generoso, e quello contributivo per gli anni successivi).