Pensione anticipata, finestra di attesa di 3 mesi per chi svolge attività gravose

Dal momento in cui si matura il diritto alla pensione a quello in cui viene pagato il primo assegno, deve trascorrere un trimestre

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Redazione

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I lavoratori che svolgono attività gravose andranno in pensione tre mesi dopo, a causa delle finestre di attesa introdotte con il decreto legge 4/2019 varato dal Governo per attutire gli effetti della riforma Fornero.

Al comma 1 dell’articolo 15, infatti, si legge “l’accesso alla pensione anticipata è consentito se risulta maturata un’anzianità contributiva di 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Il trattamento pensionistico decorre trascorsi tre mesi dalla data di maturazione dei predetti requisiti”.

Requisiti

Per le persone che svolgono attività considerate gravose per almeno 7 anni negli ultimi 10 e che hanno raggiunto i 30 anni di contributi, la legge di bilancio 2018 aveva previsto l’esenzione dall’adeguamento dei requisiti della pensione di vecchiaia e anticipata nel biennio 2019-2020. Di conseguenza dal 2019 questi lavoratori sarebbero potuti andare in pensione di anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi, invece dei 43 anni e 3 mesi che sarebbero dovuti essere richiesti, in via generale, a tutti i lavoratori.

Finestre mobili

Come si legge su Il Sole 24 Ore, il decreto legge 4/2019, in vigore dal 29 gennaio di quest’anno, da una parte ha “congelato” fino al 2026 incluso i requisiti in vigore l’anno scorso, quindi i 42 anni e 10 mesi per gli uomini, indipendentemente dall’attività svolta, ma dall’altra ha introdotto la finestra mobile di tre mesi. Ciò significa che dal momento in cui si matura il diritto alla pensione a quello in cui viene pagato il primo assegno, deve trascorrere un trimestre. In tale arco di tempo si può continuare a lavorare oppure smettere, rimanendo però senza stipendio e senza pensione.

Durante la fase di conversione in legge del decreto si era ipotizzata la cancellazione delle finestre per i lavoratori che svolgono le attività “gravose”, proprio per evitare che nel biennio 2019-2020 l’accesso alla pensione di fatto venisse posticipato rispetto a quanto previsto in precedenza. Ma di fatto, la cancellazione non c’è stata quindi quest’anno chi svolge attività gravose se non vuole rimanere per un trimestre senza entrate deve lavorare fino a raggiungere i 43 anni e 1 mese di contributi, invece dei 42 anni e 10 mesi che sarebbero stati sufficienti con le vecchie regole.

Ricordiamo che sono considerate gravose quindici attività che spaziano dagli operai dell’edilizia agli addetti non qualificati ai servizi di pulizia, dai facchini alle insegnanti degli asili.