Un fondo pensione fin dalla nascita: è questa la misura approvata dal Consiglio regionale del Trentino-Alto Adige/Südtirol, che ha dato il via libera al disegno di legge “Incentivo all’iscrizione a forme di previdenza complementare di nuovi/e nati/e”.
Si tratta di una scelta che segna una prima assoluta in Italia: offrire ai neonati, ai bambini adottati e ai minori in affidamento un contributo economico regionale per aprire un fondo pensione integrativo a loro intestato. D’altra parte, non è mai troppo presto per pensare alla pensione.
Indice
Come funziona il fondo pensione Trentino-Alto Adige
Il provvedimento prevede 300 euro alla nascita, o all’atto dell’adozione o dell’affidamento, che verranno versati direttamente nella posizione previdenziale del minore. Nei quattro anni successivi è previsto un contributo aggiuntivo di 200 euro l’anno, a condizione che la famiglia versi almeno 100 euro nello stesso fondo. Una formula che unisce sostegno pubblico e responsabilità familiare, con l’obiettivo di costruire nel tempo una base previdenziale solida.
La legge ha un’applicazione universale: non è legata alla condizione economica delle famiglie, ma garantisce pari opportunità a tutti i bambini residenti in Regione.
I requisiti di accesso
Per beneficiare del sostegno, il richiedente deve risiedere da almeno tre anni in un comune del Trentino-Alto Adige. Il minore deve essere residente alla nascita o acquisire la residenza con l’adozione o l’affidamento. Inoltre, per ottenere i contributi negli anni successivi, il minore deve continuare a risiedere stabilmente in Regione.
Si tratta, dunque, di una misura duplice: da una parte crea una posizione previdenziale alla nascita; dall’altra parte si attua un disincentivo allo spopolamento.
La gestione operativa è affidata a Pensplan Centrum S.p.A., società in house della Regione e delle Province autonome, che si occuperà anche della promozione e degli accordi con gli uffici anagrafe comunali.
Secondo le stime regionali, la misura interesserà circa 8.500 nuovi nati e adozioni l’anno. L’investimento sarà di oltre 3,2 milioni di euro per il 2025, con un assestamento attorno ai 2 milioni annui a regime. La previsione è di un’adesione pari al 20% dei potenziali beneficiari.
Il presidente della Regione Arno Kompatscher ha commentato in questi termini:
Nel settore pubblico siamo i primi in Italia a introdurre un incentivo strutturato alla previdenza complementare infantile. Questo è il senso più autentico e concreto della nostra autonomia: saper leggere i bisogni della società e rispondere con strumenti innovativi, efficaci e sostenibili nel tempo. Lo facciamo grazie a un sistema regionale già solido, collaudato e invidiato dal resto del Paese, che oggi si dimostra ancora una volta capace di anticipare le sfide future con politiche lungimiranti. L’idea di prevedere un incentivo per chi, fin dalla nascita del proprio figlio, apre una posizione di previdenza integrativa ha incontrato grande favore e apprezzamento anche da parte degli esperti.
L’assessore regionale alla Previdenza Carlo Daldoss ha parlato di una “scelta concreta di responsabilità collettiva”.
Conviene davvero?
Vediamo adesso se la previdenza complementare per figli neonati e adottati in Trentino-Alto Adige conviene davvero. Il punto di partenza, come detto, è quello del contributo regionale iniziale da 300 euro, più 200 euro all’anno fino ai 5 anni, a condizione che la famiglia versi almeno 100 euro annui.
Questo scenario porta ad avere accumulato nei primi 5 anni 1.500 euro (1.100 dalla Regione e 400 euro dalla famiglia).
Con un’ipotesi di rendimento medio annuo netto al 3% e nessun altro versamento dopo i 5 anni avremmo questa situazione:
- a 18 anni – 2.350 euro;
- a 30 anni – 3.500 euro;
- a 65 anni – 11.400 euro.
Se la famiglia prosegue con un versamento simbolico da 100 eburo fino ai 18 anni avremmo questa situazione:
- a 18 anni – 5.000 euro;
- a 30 anni – 7.800 euro;
- a 65 anni – 22.800 euro.
Se la famiglia prosegue con un versbamento da 500 euro fino ai 18 anni avremmo questa situazione:
- a 18 anni – 15.000 euro;
- a 30 anni – 20.000 euro;
- a 65 anni – 56.000 euro.
Il responso: sì, la misura conviene davvero. Anche con il solo contributo minimo, il fondo previdenziale complementare garantisce un capitale aggiuntivo che altrimenti non ci sarebbe. Con piccoli versamenti familiari costanti, l’effetto dell’interesse composto diventa rilevante sul lungo periodo. Se i genitori usano questo strumento come una sorta di salvadanaio previdenziale, il figlio potrà arrivare alla pensione con un tesoretto integrativo, utile per colmare il gap previsto dal sistema contributivo. Continuare ad effettuare versamenti periodici permetterà al beneficiario di avere una pensione significativamente più alta al momento di lasciare il lavoro.
Perché una previdenza infantile
Il passaggio al sistema contributivo ha ridotto le prospettive delle pensioni future, che saranno più basse rispetto al passato. Da qui l’idea di intervenire già nei primi anni di vita, garantendo accumuli previdenziali complementari che, nel corso di decenni, possono fare la differenza.