Età pensionabile, servono 3 miliardi per bloccare l’aumento

I tecnici che stanno lavorando per trovare le risorse che evitino l'aumento dell'età pensionabile hanno individuato in circa 3 miliardi la cifra necessaria

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

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Evitare l’aumento dell’età pensionabile previsto per il 2027 costerà almeno 3 miliardi di euro. I calcoli dei tecnici che stanno studiando la fattibilità di un rinvio tiene conto soprattutto della grande quantità di persone che sta per raggiungere l’età per andare in pensione. Si tratta dei primi baby boomer, le generazioni più numerose presenti nel nostro Paese.

L’aumento dell’età pensionabile è dovuto alla crescita della speranza di vita, che ha raggiunto i 65 anni. È previsto dalla legge Fornero in modo automatico, ma molto spesso in passato è stato rimandato dai governi che si sono trovati in carica al momento dello scatto.

 Il costo di rimandare l’aumento dell’età pensionabile

L’agenzia di stampa Ansa riporta che i primi calcoli dei tecnici che stanno valutando la fattibilità di un rinvio dell’aumento dell’età pensionabile, previsto per il 2027, hanno stimato in 3 miliardi di euro il costo dell’operazione. Una cifra molto alta, pari a un decimo di un’intera manovra finanziaria, che non sarà facile, per il Governo Meloni, trovare.

La cifra tiene conto di 2,7 miliardi di euro che andrebbero spesi per le pensioni da erogare nel 2027, anno in cui scatta l’aumento, che verrebbero invece rimandate di tre mesi. A questa si aggiunge anche lo sblocco del Tfr, che fa salire a 3 miliardi il totale. Il vero problema però sta nel numero di persone coinvolte: oltre 500mila.

I baby boomer verso la pensione

Mezzo milione di lavoratori nel 2027 potrebbero vedersi ritardato l’arrivo della pensione di 3 mesi. Un numero altissimo, dovuto al fatto che in quell’anno inizieranno ad andare in pensione con la legge Fornero le persone nate nel 1960. È l’inizio della generazione dei baby boomer, nati tra la fine degli anni ’50 e la fine degli anni ’60, la più numerosa d’Italia.

I prossimo 10 anni segneranno il momento di maggiore stress del sistema pensionistico italiano, con un picco a 5 anni dal 2027, quando saranno le classi più numerose in assoluto, quelle della metà degli anni ’60, a raggiungere l’età pensionabile. Per questa ragione rimandare l’aumento dell’età pensionabile rischia di essere così costoso.

L’aumento dell’età pensionabile della legge Fornero

A prevedere l’aumento dell’età pensionabile in corrispondenza di una crescita dell’aspettativa di vita è la stessa legge Fornero, che regola le pensioni in Italia. Anche se fu fatta in un momento di grande emergenza, con il Paese a rischio collasso, il governo Monti inserì infatti una clausola per automatizzare la crescita dell’età pensionabile.

Questo meccanismo avrebbe dovuto sollevare i futuri governi da una decisione sempre impopolare. Non ha però sempre funzionato:

  • 2013, primo adeguamento, +3 mesi;
  • 2016, secondo adeguamento, +4 mesi;
  • 2019, terzo adeguamento, +5 mesi;
  • 2021, quarto adeguamento, +3 mesi, bloccato;
  • 2023, quinto adeguamento, annullato dalle conseguenze del Covid-19;
  • 2025. sesto adeguamento, bloccato;
  • 2026, settimo adeguamento, +3 mesi, in discussione.

I continui rinvii dell’aumento automatico dell’età pensionabile in base all’aspettativa di vita mettono a rischio la sostenibilità del sistema. La riforma voluta da Elsa Fornero è costruita per evitare che lo Stato spenda troppo per le pensioni e rischi nuovamente di non essere in grado di pagare il proprio debito in situazioni di crisi.