Prezzo della spesa in aumento, 343 euro in più per il cibo: è colpa dell’inflazione

Nonostante il calo dell’inflazione generale, i prezzi alimentari crescono del 3,7%. Le famiglie italiane sono in difficoltà con la spesa

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Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

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L’inflazione rallenta nei numeri ufficiali, ma non nel carrello della spesa. A confermarlo è l’analisi condotta da Assoutenti, che delinea come una famiglia media con due figli arrivi a spendere 343 euro in più all’anno solo per cibo e bevande rispetto al 2024. I dati Istat confermerebbero l’andamento: l’inflazione generale è stabile al +1,6%, mentre i prezzi alimentari aumentano del +3,7%, con punte del +4,8% per i prodotti non lavorati.

La situazione si riflette su un Paese dove oltre 5,7 milioni di persone vivono in povertà assoluta. Per molte famiglie italiane, la “stangata silenziosa” descritta da Gabriele Melluso, presidente di Assoutenti, si traduce in scelte tra beni essenziali e spese da rimandare. “Gli italiani affrontano rincari che non trovano riscontro nell’inflazione ufficiale: i salari sono fermi, mentre il costo del cibo cresce mese dopo mese”, commenta i dati.

Rincari sul settore alimentare: cosa pesa di più

Dall’analisi di Assoutenti emerge una classifica dei generi alimentari che hanno visto il prezzo sugli scaffali aumentare sensibilmente dal 2024 al 2025. I valori sono su base annua e mostrano come, dalla verdura alla frutta, dai latticini alle carni, non si salvi quasi nessun alimento, tranne forse ma non sempre, quelli di stagione.

Il rincaro dei generi alimentari:

  • carne bovina +7,3%;
  • formaggi e latticini +6,6%;
  • uova +7,1%;
  • burro +10,6%;
  • agrumi +13,3%;
  • pomodori +10,2%;
  • cioccolato +11%;
  • caffè +22%.

In alcuni casi i rincari sono dovuti a evidenti conseguenze dei cambiamenti climatici e ai dazi imposti da Donald Trump. Per esempio, il caffè, la cui produzione è stata fortemente danneggiata dagli eventi climatici estremi e dai dazi statunitensi, che spingono i produttori a distribuire gli extracosti su altre esportazioni. Ma questo discorso è valido anche per altri alimenti presenti nella lista, come agrumi e pomodori.

In termini di spesa, queste percentuali segnano un aggravio medio di 343 euro a famiglia. Complessivamente si stima un costo di 6,2 miliardi di euro sulla spesa alimentare nazionale.

Melluso chiede al governo di intervenire sul potere d’acquisto delle famiglie. “Mentre nel resto d’Europa redditi e salari crescono in modo costante, l’Italia è ferma da troppi anni”, spiega. Eppure la Manovra 2026 sarà “prudente” e al risparmio: persino il bonus natalizio o la detassazione della tredicesima non sono stati confermati, lasciando milioni di italiani senza una sicurezza in più durante un periodo di massima spesa come quello delle festività natalizie.

La povertà è strutturale: 5,7 milioni di persone sono in difficoltà

L’aumento dei generi alimentari si inserisce in un contesto di povertà che è diventata strutturale in Italia. I nuovi dati Istat e Caritas mostrano come il carovita stia aggravando una situazione sociale già drammatica. Nel 2024, 2,2 milioni di famiglie non sono riuscite a permettersi beni e servizi essenziali. Tra queste, 1,28 milioni sono minori. Il dato è allarmante perché è il più alto dall’inizio delle serie storiche.

Antonio Russo, portavoce dell’Alleanza contro la Povertà, ha definito il fenomeno come “strutturale”. Le politiche introdotte dopo il Reddito di cittadinanza non hanno colmato quel vuoto e hanno lasciato centinaia di migliaia di persone senza aiuti. Al momento, critica la segretaria confederale della Cgil Daniela Barbaresi, c’è una mancanza totale di politiche contro la povertà.

E se le famiglie con minori, considerate tra le più vulnerabili, non riescono a raggiungere la soglia minima di spesa per vivere dignitosamente, è chiaro che non possono neanche sostenere una spesa alimentare adeguata che continua a crescere anno dopo anno.

Mentre Giorgia Meloni presenta eventi internazionali cercando di far apparire l’Italia come un Paese che ha fatto qualcosa per una situazione o l’altra, non si sta rispondendo a fenomeni con conseguenze dirette sulla vita degli italiani. Uno di questi è il dazio che pesa sulla pasta, fissato al 107% e di cui non si sta discutendo, ma che è evidente peserà moltissimo sulle famiglie in difficoltà che portano ogni giorno a tavola pasti composti in gran parte da carboidrati ,come la pasta condita.