Dopo poco più di un anno dalla sua entrata in vigore, il decreto Salva Casa è già pronto per venire modificato. Il governo, attraverso un emendamento firmato da esponenti di Fratelli d’Italia (Matteo Gelmetti e Domenico Matera) e inserito nel dossier per la Legge di Bilancio 2026, intende intervenire sulle criticità emerse, con l’obiettivo di sbloccare la regolarizzazione di milioni di piccole difformità edilizie.
Le novità sono sostanziali e puntano dritte a due grandi ostacoli: la complessità burocratica e i costi. Si va dal superamento definitivo della “doppia conformità”, uno scoglio che ha fermato migliaia di pratiche, a un drastico taglio delle sanzioni pecuniarie, con la multa massima che potrebbe crollare da oltre 10mila a circa 2mila euro.
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Cos’è il Salva Casa
Il decreto noto come Salva Casa, emanato nel 2024 (l. 24 luglio 2024, n. 105), è nato per affrontare il problema delle micro-difformità presenti in milioni di abitazioni, senza introdurre deroghe straordinarie alle regole urbanistiche o a quelle edilizie.
L’intervento ha modificato in modo significativo il Testo unico dell’edilizia (D.P.R. n. 380/2001), aggiornando numerose disposizioni e introducendo nuovi strumenti per regolarizzare situazioni rimaste sospese per anni.
Via il principio di doppia conformità
L’operazione viene presentata dalle forze di maggioranza non come un nuovo condono, ma come un affinamento tecnico della norma esistente. A differenza delle proposte di riapertura dei condoni passati, la revisione al Salva Casa agisce all’interno delle norme ordinarie, con l’obiettivo di rendere più fluide le procedure per quelle abitazioni considerate “sanabili”, senza stravolgere la pianificazione urbanistica.
Il cambiamento più atteso riguarda l’abolizione del principio di doppia conformità. Attualmente, per regolarizzare un’opera, è necessario dimostrare che essa fosse conforme alle norme urbanistiche ed edilizie sia al momento della sua realizzazione che a oggi. Un doppio binario che ha spesso reso impossibile la sanatoria.
L’emendamento propone di guardare solo al presente: l’immobile dovrà essere conforme alle regole vigenti al momento della presentazione della domanda di sanatoria. Questa semplificazione potrebbe sbloccare un numero enorme di pratiche attualmente in stallo.
Multe tagliate dell’80%
Oltre alla semplificazione, arriva un forte incentivo economico. Per le irregolarità più comuni, come gli interventi eseguiti senza o in difformità dalla Scia (Segnalazione Certificata di Inizio Attività), la sanzione massima verrebbe ridotta da 10.328 euro a soli 2.068 euro. Una riduzione di oltre l’80% che renderebbe la regolarizzazione accessibile a una platea molto più ampia di cittadini.
Addio all’Agenzia delle Entrate nell’iter burocratico
Per rendere il tutto più veloce, l’emendamento prevede anche un alleggerimento burocratico. Verrebbe eliminato il passaggio con gli uffici territoriali dell’Agenzia delle Entrate per il calcolo delle sanzioni, un collo di bottiglia che ha spesso rallentato le pratiche. La determinazione dell’importo da pagare diventerebbe così più diretta e snella, gestita in via definitiva tra il professionista e il Comune.
L’intento del legislatore è chiaro: rendere la sanatoria più economica, più semplice e più rapida, spingendo finalmente i proprietari a mettere in regola i propri immobili.