Affitti brevi, tutte le novità da settembre: dal codice identificativo alle sanzioni

Il 1 settembre è la data in cui vengono introdotte molte novità per chi ha una casa vacanze dedicata agli affitti brevi: cosa cambia

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Pubblicato: 1 Settembre 2024 18:39

Il ministero del Turismo ha introdotto a partire dal 1 di settembre alcune nuove regole per chi intende affittare la propria abitazione tramite la metodologia degli affitti brevi nel nostro Paese. Da anni questa tendenza si è affermata soprattutto per quanto riguarda l’ambito turistico, ma da anni esiste un problema di irregolarità delle strutture specialmente per quanto riguarda quelle che si trovano sulle piattaforme online.

Per questa ragione la ministra del Turismo Daniela Santanché ha spinto per l’introduzione di un Codice identificativo nazionale, il Cin, da assegnare a ogni struttura ricettiva di questo tipo. Una soluzione mutuata da quanto applicato già da diverso tempo da alcune regioni italiane, che hanno adottato codici locali per l’identificazione e il censimento delle strutture ricettive private e imprenditoriali basate sugli affitti brevi all’interno del proprio territorio.

Come ottenere il Cin per gli affitti brevi

Dal 1 settembre 2024 tutti coloro che hanno avviato un’attività ricettiva tramite l’affitto breve della propria abitazione avranno l’obbligo di richiedere il Cin, il codice identificativo nazionale, della propria struttura. Si tratta di un nuovo metodo di identificazione di questo tipo di strutture, fortemente voluto dalla ministra del Turismo Daniela Santanchè per ridurre le irregolarità che da tempo sono diventate caratteristiche di questo tipo di attività. L’obiettivo è quello di rendere facilmente rintracciabile ogni attività per verificare che sia al passo con le norme imposte dalla legge.

Il Cin non è un’iniziativa del tutto originale da parte del ministero del Turismo, ma una coordinazione di una serie di iniziative simili prese da province e regioni in tutta Italia. Parte della normativa sulle case vacanza date in affitto per brevi periodi è infatti in mano agli enti locali. Negli ultimi anni diverse Regioni e Province hanno cominciato ad assegnare questi codici proprio per ridurre il numero di strutture irregolari sul proprio territorio. Ora la normativa si estenderà anche su tutto il territorio nazionale.

Anche se la richiesta dei nuovi codici dovrebbe essere attiva fin dal 1 settembre del 2024, è molto difficile che l’iniziativa possa effettivamente vedersi completata prima del prossimo anno. I mesi autunnali serviranno ad assicurarsi che tutte le attività che ne faranno richiesta possano avere il codice e solo dopo gennaio 2025 si passerà alle possibili sanzioni di chi non rispetterà le nuove norme estese a tutta Italia.

La procedura per richiedere il nuovo Codice identificativo unico nazionale si svolgerà interamente online, presso la banca dati delle strutture ricettive del ministero del Tursimo (BDSR). Chi non è in possesso di nessun tipo di codice locale, sia esso provinciale o regionale, dovrà semplicemente accedere tramite uno strumento di identità digitale (Spid o Cie) a questa piattaforma, dove troverà sul proprio profilo l’attività intestatagli. Da qui potrà subito fare richiesta. Chi invece è in possesso di un codice locale avrà 30 giorni di tempo dall’attivazione della piattaforma, quindi tutto il mese di settembre, per richiedere il Cin.

Cosa rischia chi non ha il Cin

Uno dei modi in cui il ministero del Turismo vorrebbe utilizzare il Cin per garantire una maggiore aderenza alle leggi delle case vacanza concesse ai turisti tramite affitti brevi è quello di legarne l’ottenimento al rispetto di determinate norme che non sempre vengono seguite, in particolare dai privati. Tra queste c’è un requisito che è necessario per poter richiedere il nuovo Codice identificativo unico nazionale delle case vacanza. Si tratta della presenza nell’abitazione e in ogni appartamento che compone l’attività di dispositivi per la rilevazione di gas combustibili e soprattutto del monossido di carbonio.

Questi sistemi di sicurezza devono essere verificati e funzionanti in modo da garantire la sicurezza degli ospiti che soggiorneranno all’interno dell’abitazione in caso di fuga di ogni tipo di gas. In aggiunta, sarà anche obbligatorio dotare gli appartamenti di un estintore portatile a norma di legge che permetta una prima difesa in caso di principio di incendio. Infine, tutte le abitazioni adibite all’attività di casa vacanza tramite affitti brevi dovranno essere munite dei requisiti di sicurezza che rispettino le normative nazionali a prescindere da quelle locali precedentemente applicate.

Tutte le case vacanza, sia quelle sotto regime di gestione privata che imprenditoriale, dovranno munirsi del Cin. Una volta che questo codice sarà completamente entrato in vigore, quindi probabilmente da gennaio 2025, ogni infrazione potrà essere punita con sanzioni molto severe.

  • Se non si richiede il Cin si possono subire multe che vanno da 800 euro e possono arrivare fino a 8.000 euro;
  • La mancata esposizione presso l’abitazione del Cin comporta una multa tra i 500 euro e i 5.000 euro;
  • La mancanza di uno qualsiasi dei dispositivi di sicurezza precedentemente elencati comporta poi una sanzione tra i 600 e i 6.000 euro se individuata dalle autorità preposte;
  • Chi affitta più di quattro immobili senza segnalare l’inizio di un’attività di tipo imprenditoriale infine potrà subire una multa che va dai 2.000 ai 10.ooo euro in totale.

L’obbligo di Cin sarà comunque difficilmente eludibile. Quasi tutte le strutture che utilizzano la normativa per gli affitti brevi sono infatti presenti sulle piattaforme online che hanno permesso la diffusione di queste attività, soprattutto AirBnb e Booking. Saranno loro per prime a richiedere il Codice identificativo unico nazionale per poter procedere con l’iscrizione di una nuova attività al proprio sito.

Tasse e regole per gli affitti brevi in Italia

Il Cin va ad aggiungersi alla folta normativa che già regola gli affitti brevi in Italia. Come già accennato, chi ha meno di 4 unità abitative adibite a questo tipo di attività può procedere come privato, ma al superamento di questa soglia bisogna costituire un’attività imprenditoriale. Le tasse possono essere versate in due modi, o tramite il normale calcolo dell’Irpef oppure, opzione spesso più conveniente, tramite una cedolare secca del 21% sui guadagni annuali provenienti da questo tipo di attività.

Rimane poi l’obbligo di pagare spese condominiali, tassa di soggiorno se il proprio comune la richiede, la tassa sui rifiuti e l’Imu se si tratta come spesso accade di una seconda casa. Chi si occupa della casa vacanza, sia esso un privato oppure un’azienda specializzata, realtà sempre più diffuse, ha l’obbligo di comunicare la permanenza degli ospiti con le loro generalità presso l’apposito portale della Polizia.