Nuova stretta degli affitti brevi nelle città, mentre è già rilasciato il 75% dei Cin

Da Venezia a Roma, in arrivo requisiti più stringenti per le locazioni turistiche, con Airbnb pronto a disattivare gli annunci senza il codice identificativo

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Pubblicato: 23 Dicembre 2024 09:00

Le città contro il moltiplicarsi degli affitti brevi. Sono al vaglio diverse misure per contenere il problema, ma anche il Governo sta lavorando su questo tema:  per esempio, continua il dibattito sulla recente circolare del Ministero dell’Interno, che ribadisce l’obbligo per i locatori del check-in in presenza, accompagnata da provvedimenti locali come la rimozione delle keybox. A ciò si aggiunge l’imminente scadenza per l’ottenimento del Cin, il Codice Identificativo Nazionale, di cui locatori e strutture ricettive devono dotarsi entro il 1° gennaio.

Le misure delle città

A Firenze, i proprietari che hanno convertito immobili da locazione turistica a residenziale nel centro storico hanno tempo fino al 30 dicembre per richiedere il rimborso dell’Imu 2024. A Bologna, invece, dal 4 dicembre è entrato in vigore il limite al frazionamento degli immobili, che non possono essere inferiori a 50 metri quadrati, ma tale restrizione si applica esclusivamente alle unità identificate nella nuova sottocategoria funzionale turistico-ricettiva B3.

Un approccio simile a quello bolognese è stato attuato a Roma, dove l’11 dicembre sono state apportate modifiche alle norme tecniche del Piano Regolatore Generale, che prevedono l’introduzione di una nuova sottocategoria di destinazione d’uso turistico-ricettiva nella città storica, accompagnata da un prossimo regolamento per disciplinare le attività. Mentre salgono i prezzi un po’ ovunque nella Capitale per via del Giubileo 2025, e in attesa delle nuove regole, con la pubblicazione della delibera scatteranno le clausole di salvaguardia: i cambi di destinazione d’uso di edifici non abitativi non potranno trasformarsi in abitazioni a uso ricettivo, e queste ultime saranno escluse da frazionamenti e fusioni.

A Venezia, invece, la giunta comunale ha adottato il 24 ottobre un regolamento sperimentale (non ancora definitivo) che limita gli affitti turistici nella città antica per più di 120 giorni all’anno. Tale attività sarà consentita solo a chi si iscrive a un registro dedicato, depositando una Scia entro 120 giorni dall’approvazione della variante urbanistica. Successivamente, le iscrizioni saranno sospese fino alla fine del 2026, termine del periodo di sperimentazione. Il regolamento prevede anche ulteriori vincoli, come l’obbligo del check-in di persona.

Tuttavia, i margini d’azione dei Comuni restano limitati. Venezia rappresenta un’eccezione, grazie al regime speciale concesso dal Decreto Aiuti (50/2022), che le consente di regolamentare l’uso degli immobili per tutelare la residenzialità e il patrimonio storico-artistico. Firenze, invece, non rientra in tale regime ma resta protagonista nel dibattito: dal limite agli affitti brevi nel centro storico al decalogo per il turismo sostenibile, che include il divieto di keybox e criteri per l’esposizione del Cin all’esterno delle attività.

Novità per il Cin

Nel frattempo, resta l’obbligo di richiedere il Cin, poiché a partire dal 2 gennaio Airbnb inizierà a togliere gli annunci privi del codice, senza però cancellare gli account. A venerdì pomeriggio, il Cin era stato rilasciato al 75% delle 563mila strutture registrate nella banca dati del Ministero del Turismo.

Confedilizia evidenzia la complessità di una procedura in cui il codice nazionale si aggiunge a quello regionale, senza sostituirlo. Tuttavia, almeno il Ministero ha chiarito che l’obbligo di dotarsi di estintore e rilevatore di gas non implica l’installazione di un impianto, e che il Cin può essere esposto liberamente all’esterno dell’edificio.

Per quanto riguarda la raccolta dei dati degli ospiti di persona, ribadita nella circolare del Ministero dell’Interno, alcune sigle di categoria sono state convocate al Viminale questa mattina. Gli operatori chiedono la possibilità di utilizzare videochiamate e codici Otp, già previsti per lo Spid, come metodi di riconoscimento.