Con la morte del principe Amedeo Duca di Savoia e Duca d’Aosta si spengono le dispute sull’eredità del trono d’Italia che hanno animato la casa Reale negli ultimi vent’anni. Come comunicato dalla famiglia, Amedeo di Savoia-Aosta è morto per un arresto cardiaco all’ospedale San Donato di Arezzo, dove era stato ricoverato lo scorso 27 maggio per un intervento chirurgico.
Amedeo di Savoia, il patrimonio del principe della casa Reale: la questione dell’eredità
Noto anche con i titoli di cortesia di duca d’Aosta, principe della Cisterna e di Belriguardo, marchese di Voghera e conte di Ponderano, era nato a Firenze il 27 settembre 1943 ed era cugino di Vittorio Emanuele di Savoia, di cui reclamava il ruolo di pretendente al trono.
Amedeo è stato per tanti anni al centro di una contesa per stabilire chi fosse il vero erede del Regno d’Italia. Nel 2006 ha rivendicato per sé il ruolo di Capo della Real casa, che gli era stato d’altronde attribuito dalla Consulta dei Senatori del Regno.
Nello stesso anno Vittorio Emanuele e il figlio Emanuele Filiberto di Savoia, ingiunsero ad Amedeo e ad Aimone di Savoia di utilizzare il cognome per esteso, cioè “Savoia-Aosta” per registrare lo stemma di “principe ereditario d’Italia” come logo aziendale.
Nel 2008 Amedeo fu citato in giudizio e condannato nel 2010, assieme al figlio, dal tribunale di Arezzo, per l’uso del cognome “di Savoia” e al pagamento del risarcimento di 200mila euro di danni, salvo vedere la sentenza ribaltata in appello.
La sua scomparsa mette dunque la parole fine alle ambizioni sulla corona, mire che non avrebbero portato ad altro se non al titolo di pretendente al trono di un regno che non esiste, visto che lo Stato italiano, come stabilito nella Costituzione, ha avocato a sé tutti i beni della famiglia Reale.
“I beni, esistenti nel territorio nazionale, degli ex re di Casa Savoia, delle loro consorti e dei loro discendenti maschi, sono avocati allo Stato. I trasferimenti e le costituzioni di diritti reali sui beni stessi, che siano avvenuti dopo il 2 giugno 1946, sono nulli” si legge nella “disposizione XIII” della Carta costituzionale. Il patrimonio dei Savoia, dunque, non è più di proprietà del casato.
Amedeo di Savoia, il patrimonio del principe della casa Reale: i vigneti in Toscana
Il principe Amedeo, figlio di Aimone di Savoia, per un breve periodo re di Croazia, è stato un imprenditore agricolo (Vini Savoia-Aosta) e ha svolto il ruolo di consulente, consigliere d’amministrazione e presidente per alcune società.
Passata buona parte della vita tra i suoi vigneti in Toscana, ha vissuto nella tenuta il Borro, alle porte di Arezzo, tra Laterina e San Giustino Valdarno, comprata dal padre agli inizi del Novecento e ritenuta la piccola reggia del ramo della famiglia.
Il possedimento fu poi venduto a Ferruccio Ferragamo nell’aprile del 1993 e Amedeo si trasferì nella villa di Castiglion Fibocchi.
Nel 1991 la società “Le Fattorie Savoia Aosta” che il duca controllava per il 25 per cento e nella quale suo figlio Aimone ricopriva la carica di vicepresidente fu dichiarata fallita dal tribunale di Pisa.
Fu allora che nacque la diatriba sul marchio, rappresentante lo stemma reale dei Savoia con lo scudo sabaudo bianco in campo rosso, che fu subito depositato all’ufficio brevetti, per il quale fu diffidato da Vittorio Emanuele.
Alla presentazione ufficiale del vino, il duca si difese: “Quest’etichetta esiste almeno dal 1926”. Ma il marchio di famiglia fu messo all’asta per oltre duecento milioni di vecchie lire.