Secondo un’indagine di Babbel e Revolut, 4 italiani su 10 risparmiano costantemente tutto l’anno per permettersi almeno qualche giorno di ferie. Il dato fotografa un nuovo approccio al risparmio, più strategico e consapevole, ma anche più trasparente e condiviso.
In un’Italia dove l’inflazione ha ridefinito le priorità di spesa e il potere d’acquisto si è contratto, le vacanze estive restano un punto fermo.
Nonostante il contesto economico incerto, infatti, per molti italiani viaggiare non è un lusso accessorio ma un investimento nel benessere psico-fisico.
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Sempre più persone hanno un conto dedicato alle ferie
Un dato interessante emerso dal report è che la pratica di avere un conto dedicato alle ferie non è più diffusa solo tra i viaggiatori più organizzati, ma è un’abitudine consolidata, soprattutto tra i più giovani.
I numeri parlano chiaro: il 46% degli under 24 e dei 35-44enni ammette di mettere da parte risorse specificamente per le vacanze.
Inoltre il 30% degli italiani risparmia specificamente per viaggiare, subito dopo chi lo fa per tranquillità finanziaria (56%) e per chi ha un fondo di emergenza (36%).
In un periodo storico in cui l’instabilità economica ha cambiato il modo in cui si guarda al futuro, questo tipo di pianificazione finanziaria rivela una maturità crescente e un’attenzione maggiore nella gestione delle spese familiari e individuali.
Non si tratta solo di accantonare denaro, perché a sostenere questa tendenza ci sono nuove strategie e strumenti, come l’uso di carte con pagamenti posticipati (nel 20% dei casi), Buy Now Pay Later, e l’accumulo di punti o miglia (nel 12% dei casi), che rendono il viaggio più accessibile e diluito nel tempo.
Queste informazioni di fatto confermano il cambio di percezione, poiché le vacanze non sono più un optional ma diventano una componente fondamentale del benessere psicologico.
In un Paese dove il burnout è in crescita e la qualità della vita è spesso sacrificata sull’altare della produttività, il viaggio assume il ruolo di valvola di sfogo, ma anche di rigenerazione personale.
Loud budgeting: risparmiare non è più un tabù
La novità non è soltanto economica, ma culturale. La vera rivoluzione è nel linguaggio e nell’attitudine con cui si affrontano le scelte finanziarie.
Un tempo era considerato di cattivo gusto parlare apertamente di soldi, soprattutto per giustificare una rinuncia.
Oggi è il contrario: dire “non me lo posso permettere” è diventato un gesto di onestà e responsabilità.
Merito anche dei social network e di tendenze come il loud budgeting, termine nato su TikTok per indicare chi sceglie di comunicare ad alta voce le proprie decisioni economiche, senza vergogna né sensi di colpa.
Questo nuovo modo di parlare del denaro normalizza il risparmio, lo libera dalla dimensione del sacrificio e lo trasforma in una forma di empowerment personale.
Rifiutare una cena costosa per mantenere il budget delle vacanze, oggi, è un atto di auto-cura.
Non a caso, spopolano anche altre pratiche come le no spend challenge, in cui, per un certo periodo, ci si impone di non spendere nulla al di fuori dell’indispensabile, o il cash stuffing, un metodo per contenere le spese dividendo i contanti in buste destinate a specifici scopi.
Dove vanno gli italiani e quanto spendono
Una volta risparmiato, come viene speso il denaro delle vacanze? Interessante notare come gennaio, tradizionalmente il mese dei buoni propositi, sia anche il momento in cui si risparmia di più.
La programmazione spesso culmina nei mesi caldi dell’estate, quando parte il grosso delle partenze.
In ogni caso, i dati suggeriscono che i i late millennial (25-34 anni) sono i più propensi a spendere, superando del 120% la spesa dei 35-44enni e del 111% quella della Gen Z.
Infine, quello che è emerso è che la maggior parte della spesa estiva all’estero si concentra quasi sempre in specifici Paesi, con in testa gli Stati Uniti, gli Emirati Arabi Uniti e le classiche destinazioni europee.
Tuttavia si affaccia una nuova voglia di scoperta verso mete più esotiche e lontane: Argentina, Sri Lanka, Giappone e alcune aree del Sud-est asiatico stanno assistendo a un flusso crescente di spesa italiana.