L’estate 2025 segna un nuovo capitolo nella lunga battaglia contro il caro voli. Dopo mesi di segnalazioni da parte di cittadini, associazioni dei consumatori e autorità locali, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) – ovvero l’Antitrust – ha concluso un’importante fase della sua indagine conoscitiva sui meccanismi di formazione dei prezzi dei voli da e per Sicilia e Sardegna. Le conclusioni a cui è arrivata sono chiare: il mercato non è trasparente e l’esperienza del consumatore è fortemente penalizzata da algoritmi opachi, costosissimi servizi accessori e scarsa comparabilità delle offerte.
La risposta dell’Autorità è stata una richiesta formale di confronto con la Commissione Europea per valutare azioni correttive. Un passaggio potenzialmente decisivo per cambiare le regole del gioco e rendere il settore più equo e accessibile, soprattutto per le aree svantaggiate.
Perché l’Antitrust ha aperto l’indagine contro il caro voli
L’indagine dell’Antitrust nasce nel 2023 con l’obiettivo di monitorare il comportamento delle compagnie aeree su rotte particolarmente sensibili: quelle da e verso Sicilia e Sardegna, dove si concentrano gravi problemi legati alla continuità territoriale e al diritto alla mobilità.
Le criticità principali evidenziate nel rapporto, presto al vaglio delle autorità Ue, sono:
- la mancanza di chiarezza sul costo reale del viaggio. I prezzi finali, infatti, diventano visibili per chi acquista solo dopo diversi passaggi obbligati nei portali delle compagnie;
- i servizi accessori poco trasparenti, poiché quasi il 50% dei passeggeri acquista servizi come scelta del posto o bagaglio in stiva, ma questi costi non sono visibili in modo immediato. Secondo l’Antitrust, i servizi opzionali rappresentano una quota sempre più importante dei ricavi delle compagnie, incidendo fino al 400% sulla tariffa iniziale, come denunciato dal Codacons;
- il sistema automatizzato con cui vengono aggiornati i prezzi, ovvero gli algoritmi rendono impossibile prevedere le tariffe e spesso contribuiscono a impennate dei costi artificiali, soprattutto nei periodi di maggiore domanda (es. festività e estate). Il risultato? Prezzi non solo imprevedibili, ma difficilmente confrontabili tra diverse compagnie.
La Unione Nazionale Consumatori (UNC) ha lamentato che “queste problematiche erano note” e che interventi concreti sarebbero dovuti arrivare già dopo la pubblicazione del rapporto preliminare del novembre 2024. Ma niente è stato fatto.
Cosa può succedere ora
Il passo successivo dell’Antitrust è il confronto con Bruxelles. L’obiettivo è quello di elaborare linee guida europee o regole comuni per:
- obbligare le compagnie aeree a mostrare da subito il prezzo completo, comprensivo di servizi essenziali come bagaglio a mano e posto assegnato. Questo aiuterebbe i consumatori a comparare le offerte e scegliere consapevolmente;
- chiarire l’utilizzo di algoritmi dinamici nel pricing, che ad oggi sfugge a qualunque controllo. L’ipotesi è di imporre limiti alla variazione automatica dei prezzi per evitare speculazioni e prezzi gonfiati nei momenti di alta domanda;
- definire un perimetro per il “servizio universale”, come avviene già nel trasporto ferroviario o su gomma, dove le tratte più sensibili – come quelle insulari – potrebbero rientrare in una forma di servizio pubblico regolato, con tetti di prezzo e obblighi di trasparenza anche per i voli attualmente “di mercato”;
- la riduzione delle tariffe massime per i residenti e l’introduzione di un tetto massimo anche per i non residenti durante i periodi di punta.
Il confronto con l’Unione Europea potrebbe portare a un cambio normativo strutturale, capace di proteggere milioni di consumatori da meccanismi che oggi penalizzano chi non ha strumenti o tempo per navigare nei meandri delle prenotazioni online. Ma il tempo stringe: le associazioni dei consumatori, da Codacons a UNC, chiedono azioni immediate, non solo analisi. E le Regioni, prima fra tutte la Sardegna, spingono per un modello di continuità territoriale più equo, inclusivo e sostenibile.