Scende il prezzo dell’olio italiano, – 20% in un solo mese

Il prezzo dell'olio extravergine di oliva italiano crolla del 20% in un mese, scendendo sotto i costi di produzione, a causa dell'aumento esponenziale delle importazioni straniere

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

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Il prezzo dell’olio extravergine di oliva italiano ha registrato un calo del 20% in appena un mese. Uno dei fattori principali che ha contribuito a questo crollo è la crescita esponenziale delle importazioni di olio straniero. Nei primi otto mesi del 2025, gli arrivi di olio d’oliva dall’estero in Italia hanno raggiunto i 427 milioni di chili, con un incremento del 67% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Questo afflusso massiccio ha alimentato contratti al ribasso e speculazioni che hanno messo sotto pressione le quotazioni dell’olio extravergine nazionale.

Di quanto è sceso il prezzo dell’olio in Italia e quanto costa ora

Da inizio ottobre, le quotazioni dell’olio extravergine d’oliva in Italia sono passate da 9,4 euro al chilo a 7,74 euro, secondo i dati riportati da Coldiretti. Questo calo non è una semplice fluttuazione di mercato. Al contrario, come sottolinea Ismea, questo trend al ribasso sta costringendo le aziende olivicole a vendere sistematicamente al di sotto dei costi di produzione. Per gli esperti, infatti, l’attuale remunerazione per l’olio extravergine italiano non è più sufficiente a coprire integralmente le spese necessarie per le operazioni fondamentali del ciclo produttivo, ovvero la raccolta, la molitura e il confezionamento.

La compressione dei prezzi colpisce soprattutto il tessuto sociale delle aree rurali. Molte aziende olivicole italiane si trovano in territori marginali, dove l’alternativa alla coltivazione dell’olivo è limitata. La mancanza di redditività potrebbe spingere gli agricoltori a ridurre gli investimenti, ritardare la raccolta o addirittura abbandonare la coltivazione, con effetti negativi sull’occupazione locale e sul paesaggio agricolo.

Giacenze e anomalia del mercato

Un altro aspetto sorprendente riguarda le giacenze di olio d’oliva. Secondo l’ultimo rapporto dell’Icqrf, al 31 ottobre 2025 le scorte complessive risultano del 32,7% superiori rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con un aumento del 37,5% dell’extravergine disponibile sul mercato. Tuttavia, se si analizza la provenienza del prodotto, emerge un quadro differente: l’olio italiano è aumentato di appena l’8,7%, mentre quello straniero è raddoppiato (+100%).

Una componente significativa del problema deriva anche dalle dinamiche finanziarie. I contratti futures sulle Borse Merci, utilizzati per coprire i rischi di prezzo, sono diventati terreno di speculazione, con effetti negativi sulle quotazioni dell’olio italiano. La combinazione tra aumento delle importazioni, contratti al ribasso e pratiche speculative ha accelerato il crollo dei prezzi, generando incertezza e instabilità nel mercato.

Per contrastare questo fenomeno, Coldiretti e Unaprol hanno chiesto un monitoraggio costante dei contratti futures e interventi mirati per prevenire speculazioni e manipolazioni del prezzo, garantendo maggiore trasparenza e correttezza nelle transazioni.

Le richieste di Coldiretti e Unaprol

Per far fronte a questa emergenza, Coldiretti ha avanzato una serie di proposte. Tra le principali vi è l’istituzione di una Cabina di Regia straordinaria presso l’Ispettorato Centrale Controllo Qualità. L’obiettivo è quello di coordinare le operazioni di controllo e contrastare le irregolarità nel settore olivicolo.

Le richieste principali comprendono:

  • un piano straordinario di controlli nei porti e nei punti di ingresso delle merci, per verificare l’origine e i limiti sui residui fitosanitari;
  • monitoraggio dei contratti futures sulle Borse Merci per prevenire speculazioni e frodi sull’origine;
  • interventi mirati a garantire la qualità del prodotto italiano e la tutela dei consumatori.

Implicazioni economiche e sociali

La crisi dell’olio italiano ha ripercussioni che vanno oltre il singolo prodotto. Si tratta di un settore che rappresenta un patrimonio culturale e nutrizionale del Paese e di eccellenza italiana riconosciuta a livello internazionale. La perdita di redditività per le aziende agricole è un problema economico, e rischia di compromettere la continuità produttiva e la qualità del prodotto, minacciando la reputazione dell’Italia sul mercato globale.

Inoltre, la sostenibilità economica delle imprese è strettamente legata alla vita delle comunità rurali. Molte aziende olivicole si trovano in zone interne e marginali, dove l’alternativa produttiva è limitata. Il crollo dei prezzi potrebbe accelerare il fenomeno della desertificazione rurale, riducendo l’occupazione e l’integrità del paesaggio agricolo italiano.