Cibo e bevande Made in Italy spingono l’export, i dazi non fanno paura

Export Italia boom a settembre (+10,5%): il Made in Italy agroalimentare traina la crescita con +5,0% nei primi nove mesi del 2025

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

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Il Made in Italy agroalimentare continua a rappresentare una delle colonne portanti dell’economia nazionale, confermandosi un settore capace di sostenere la crescita anche in un contesto internazionale complesso. Lo dimostrano i dati Istat pubblicati il 14 novembre 2025, relativi al mese di settembre, che registrano una espansione significativa per le esportazioni italiane, trainate anche dal contributo decisivo del comparto food & beverage.

L’export torna a correre: settembre segna +10,5%

A settembre 2025 le esportazioni italiane crescono del 10,5% su base annua in valore, accompagnate da un aumento del 7,9% in volume.

Un risultato particolarmente rilevante se si considera il rallentamento della domanda interna e la congiuntura internazionale poco favorevole. La crescita è diffusa e interessa sia i mercati dell’Unione Europea, che aumentano del 10,2%, sia i mercati extra Ue, che registrano un incremento del 10,9%.

Anche il confronto sul piano mensile è positivo. Rispetto ad agosto, l’export sale del 2,6%. Tuttavia, questo dato è influenzato in parte dal contributo eccezionale di alcune vendite nel settore dei mezzi di navigazione marittima. Senza questo effetto, la crescita mensile sarebbe più contenuta, intorno allo 0,7%.

La spinta decisiva di cibo e bevande: +5% nei primi 9 mesi

Tra i settori che più contribuiscono alla crescita dell’export, il report sottolinea l’ottima performance dei prodotti alimentari, bevande e tabacco, in aumento del 6,9% a settembre su base annua.

Un dato particolarmente significativo, perché conferma l’andamento positivo già registrato da gennaio a settembre. Nei primi 9 mesi del 2025 il comparto cresce infatti del 5,0%, affermandosi come uno degli elementi più solidi nella struttura esportativa del Paese.

Il settore agroalimentare si colloca tra le eccellenze che trainano il commercio estero italiano, dopo la farmaceutica (+39,4%), i mezzi di trasporto esclusi gli autoveicoli (+29,6%) e i metalli di base (+19,0%).

Si tratta di un risultato costruito su un insieme di fattori ormai riconosciuti a livello internazionale: qualità certificata, forte identità territoriale, sicurezza alimentare e una reputazione consolidata del Made in Italy.

I prodotti protagonisti di questa crescita sono quelli simbolo della tradizione enogastronomica italiana: vino, olio extravergine di oliva, pasta, conserve, formaggi DOP e IGP, caffè torrefatto, prodotti da forno e specialità regionali.

La domanda di alimenti premium continua infatti a crescere, soprattutto nei mercati extra europei, dove il gusto italiano è percepito come sinonimo di eccellenza, stile di vita e cultura.

Gli Stati Uniti guidano la crescita nonostante i dazi

A sostenere l’export italiano sono soprattutto alcuni mercati strategici.

Il contributo più significativo arriva dagli Stati Uniti, dove le esportazioni crescono del +34,7% su base annua. Si tratta di un risultato straordinario, che conferma la centralità di questo mercato per i prodotti agroalimentari di qualità, in particolare vino e formaggio.

Molto positive anche le performance in Francia (+19,5%), Spagna (+14,7%), Polonia (+15,0%), Svizzera (+10,4%) e Paesi Opec (+24,2%) – aree in cui il Made in Italy trova sempre più spazio anche grazie alla diffusione della cucina italiana e allo sviluppo del turismo gastronomico.

Una crescita che racconta un modello vincente

Il quadro descritto dai dati Istat conferma quanto le imprese italiane abbiano saputo investire in innovazione, qualità e promozione internazionale.

Nel settore agroalimentare i fattori che hanno contribuito a questo successo hanno a che fare sicuramente con la valorizzazione dell’identità territoriale, con una crescita costante dei prodotti a denominazione protetta e certificata.

Non solo: innovazione sostenibile, crescente attenzione per la tracciabilità, packaging ecocompatibile e filiera corta si sono rivelate scelte apprezzate dai consumatori.

L’internazionalizzazione strutturata, grazie alla presenza stabile sui mercati globali e alla collaborazione tra consorzi, istituzioni e distribuzione estera, ha fatto poi la differenza.