Tetto europeo agli stipendi dei manager: chi rischia in Italia

La proposta arriva direttamente da Emmanuel Macron e riguarda gli amministratori delle maggiori società del Vecchio Continente: chi trema nel nostro Paese

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Redazione

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Impegnato nella lotta all’ultimo voto delle elezioni presidenziali francesi, Emmanuel Macron ha cercato di togliersi l’abito di “paladino delle élite” affidatogli in questi 5 anni e ha promesso che – se dovesse essere rieletto – imporrà un tetto alle retribuzioni eccessive dei dirigenti d’azienda.

La proposta di Macron e lo stipendio di Tavares

In quello che sembra un tentativo di corteggiare gli elettori di sinistra della nazione, solitamente a lui avversi, il presidente uscente ha annunciato le sue intenzioni dopo aver descritto come “scioccante ed eccessiva” la busta paga da ben 19 milioni di euro percepita da Carlos Tavares, amministratore delegato del gruppo Stellantis.

Durante un’intervista rilasciata all’emittente France Info Radio, Macron ha infatti dichiarato di essere a favore ad inserire un limite massimo per la retribuzione dei top manager d’azienda. Una cifra che andrebbe ad interessare tutti i residenti degli stati membri dell’Unione europea.

Il tetto per i dirigenti e la governance comune europea

Il pagamento multimilionario consegnato l’anno scorso a Tavares, quando la casa automobilistica francese Psa (ex Peugeot) si è fusa con la rivale italo-americana Fiat Chrysler per formare la multinazionale Stellantis (tra le più grandi case automobilistiche del mondo), è emersa come una questione di primo piano nelle elezioni d’Oltralpe. Il leader francese e la rivale Marine Le Pen stanno infatti corteggiando i 7,7 milioni di persone che hanno votato al primo turno per il candidato di sinistra Jean-Luc Mélenchon, che ha descritto il ballottaggio finale come “una scelta tra due mali”.

“Stiamo parlando di somme astronomiche. Dovremmo mettere un limite a questo sistema e potrebbe funzionare se agiamo a livello europeo“, ha detto Macron, secondo cui “dobbiamo lottare in Europa per avere una remunerazione che non sia offensiva”, aggiungendo che “dobbiamo stabilire dei tetti massimi e avere una governance comune per il Vecchio Continente che renda le cose accettabili, altrimenti la società, a un certo punto, esploderà”.

Limite alle retribuzioni dei manager: lo scenario in Italia

Se il piano del capo dell’Eliseo andasse davvero in porto, quali sarebbero le figure manageriali che ne risentirebbero all’interno del panorama imprenditoriale italiano? Senz’altro non sarebbe stato immune da questo cambiamento Sergio Marchionne, per anni l’amministratore delegato più pagato d’Italia, con una media di 28,27 milioni di euro all’anno percepiti alla guida delle varie Fiat-Chrysler, Ferrari e Cnh Industrial.

In una virtuale classifica (a cui però il manager non potrebbe più partecipare vista la sua dolorosa scomparsa nel 2018), al secondo posto ci sarebbe Carlo Cimbri, amministratore delegato e Ceo del gruppo Unipol nonché presidente della controllata UnipolSai. I dati ufficiali del gruppo parlano di un guadagno lordo annuo di ben 14,8 milioni di euro. Una cifra che comunque lo distanzia di molto da quella che intascava Sergio Marchionne.

A scendere si trovano Valerio Battista, amministratore delegato di Prysmian (azienda con sede a Milano specializzata nella produzione di cavi per applicazioni nel settore dell’energia e delle telecomunicazioni e di fibre ottiche) con uno stipendio di circa 13,5 milioni di euro e il manager Federico Marchetti, fondatore della multinazionale Yoox (attiva nel settore delle vendite online di beni di moda, lusso e design), che secondo gli ultimi dati messi a bilancio dall’azienda percepirebbe un emolumento di 13,38 milioni di euro.