Non si trovano 140mila lavoratori, parte il talent day

La Federazione italiana pubblici esericizi promuove delle giornate di incontro tra imprese e lavoratori per riempire il buco occupazionale nella ristorazione

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Pubblicato: 14 Marzo 2023 13:57

L’intero comparto della ristorazione è a corto di circa 140mila lavoratori, tra camerieri, cuochi e baristi, figure ormai introvabili per la preoccupazione delle associazioni del settore. Per questo la Federazione italiana pubblici esercizi (Fipe Confcommercio) ha lanciato la seconda edizione del “Talent day”, una serie di eventi organizzati periodicamente in tutta Italia per fare incontrare le imprese e i giovani candidati, tramite i contatti con le scuole alberghiere e le agenzie di somministrazione.

Non si trovano 140mila lavoratori: l’allarme della Fipe

A lanciare l’allarme è il vicepresidente Fipe, Aldo Cursano, che, in un’intervista a Repubblica non esita a descriversi insieme i colleghi titolari di bar, ristoranti e alberghi, “angosciati” per il buco nel personale. In un quadro di carenza di personale, il rappresentante della categoria spiega che il settore conta al momento 800mila dipendenti, ma il 13,8% non assume per inadeguatezza dei curricula e il 30% delle imprese non riesce a trovare nemmeno i candidati.

La stima dei 140mila lavoratori mancanti in totale riguardano solo il trimestre febbraio-aprile, nel quale la richiesta del comparto turistico è di circa 210mila persone. I più ricercati sono i camerieri di sala, richiesti per circa 55mila posti, poi i cuochi e gli aiuti cuochi per 30mila, banconieri di bar (16mila) e di gelateria (10mila).

Un vuoto che Cursano attribuisce alla pandemia che avrebbe rivoluzionato il modo di intendere il lavoro e le condizioni che i dipendenti sono oggi disposti ad accettare.

“Siamo stati tutti fermi, a casa. E siamo tornati a dare un valore importante al tempo libero da trascorrere con le persone care, con i figli” è l’interpretazione del fenomeno data dal vicepresidente Fipe, “questo ha avuto un impatto culturale fortissimo sul lavoro e sui fringe benefit. Il nostro mondo poi – quello della ristorazione – è stato il primo a chiudere e l’ultimo a riaprire. Due anni di precarietà assoluta che hanno modificato la percezione sul nostro comparto, facendolo sembrare precario e poco affidabile”.

Cursano ha testimoniato inoltre come anche i dipendenti con contratti a tempo indeterminato hanno scelto ambiti e settori ritenuti più sicuri come quelli della distribuzione della logistica, anche con paghe inferiori e orari più impegnativi, ma che garantiscono il fine settimana libero.

“Ma noi questo facciamo: lavoriamo quando gli altri si fermano. È una questione di approccio e mentalità, la pandemia ha cambiato tutto” ha spiegato ancora.

Non si trovano 140mila lavoratori: il fenomeno

Lo scarto tra domanda e offerta nel mondo del lavoro è un meccanismo fisiologico, ma dopo la pandemia il fenomeno ha assunto dimensioni molto superiori con un’impennata improvvisa.

Sono due milioni i lavoratori stabilmente richiesti e quasi impossibile da trovare, a fronte di altri 2 milioni di disoccupati e altrettanti Neet, giovani che non studiano e non cercano lavoro.

È il quadro può essere aggravato dall’arrivo dei circa 235 miliardi di euro in arrivo per l’attuazione del Pnrr che richiederanno un impiego ancora maggiore di forza lavoro, specializzata e non (qui per sapere quali sono i lavoratori specializzati tra i profili richiesti).

Uno studio pubblicato a febbraio da Bankitalia, mostra come le risorse in arrivo dall’Europa possano essere messe in crisi dall’impossibilità di rispondere alla richiesta di ulteriori 375 mila che si verranno a creare.

Due le ragioni individuate come principali: scarsità di profili adeguati con competenze analitiche e le tendenze demografiche in atto sulla popolazione attiva che vedrà l’Italia perdere entro il 2026 630 mila persone in meno in età di lavoro.