Smart working, arriva la proroga ma non per tutti: le regole cambiano ancora

La Commissioni Bilancio e Affari costituzionali al Senato hanno approvato all'unanimità la proroga del lavoro agile da casa. Ecco per chi e fino a quando

Ottime notizie per i lavoratori: sono state trovate nuove risorse per lo smart working. Per quanto l’emergenza sanitaria Covid sia oggi sotto controllo, i vantaggi del lavoro da casa sono sotto gli occhi di tutti: almeno per quanto riguarda il settore privato, si traduce in maggior produttività, miglioramento delle performance, miglior organizzazione del lavoro, per non parlare di un più sano equilibrio tra vita lavorativa e personale, e un evidente risparmio in termini ambientali, con meno spostamenti e meno consumi in ufficio (anche se aumentano i consumi a casa, che sono stati calcolati in media a questo link).

Per smart working o lavoro agile non si intende una diversa tipologia di rapporto di lavoro, ma una particolare modalità di esecuzione della prestazione di lavoro subordinato, introdotta proprio sia per agevolare la conciliazione dei tempi di vita e lavoro sia per incrementare la competitività.

Smart working, trovate nuove risorse per 16 milioni di euro

A fronte di questo nuovo modo di lavorare, che probabilmente segna un punto di non ritorno essenziale verso un approccio più orientato ai risultati che non alle “ore passate in ufficio”, è stato approvato all’unanimità dalle commissioni Bilancio e Affari costituzionali al Senato un emendamento al decreto Milleproproghe a prima firma del senatore dem Antonio Nicita, la proroga dello smart working.

“Con l’emendamento al Milleproroghe confermiamo l’attenzione del Governo per i lavoratori fragili, investendo risorse per la tutela e la salvaguardia di quelle categorie di dipendenti del comparto pubblico a cui dobbiamo prestare maggiore attenzione”, ha detto il ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo.

Le coperture finanziarie ammontano a 16 milioni. Il testo è atteso ora martedì 14 febbraio in Aula, alle ore 16.30. Le novità entreranno in vigore a fine febbraio proprio con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto Milleproroghe.

“Non era un risultato scontato – prosegue Zangrillo – ma abbiamo lavorato intensamente, trovando le risorse anche per le sostituzioni di personale indifferibile del comparto scuola e sanitario, mettendo insieme le imprescindibili esigenze di tutela dei lavorati e la garanzia dei servizi” ha chiarito.

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Smart working: per chi c’è la proroga fino al 30 giugno 2023

“Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e il Governo mantengono le promesse sulla proroga fino al 30 giugno per i lavoratori fragili, tanto del settore pubblico che di quello privato. Il ministro Marina Calderone, in tal senso, aveva già annunciato durante il question time al Senato del 26 gennaio l’impegno a trovare le risorse per permettere la proroga dello smart working oltre il 31 marzo” spiega in una nota il ministero del Lavoro.

Il lavoro agile sarà ancora possibile fino al 30 giugno 2023. Ma attenzione: la proroga non riguarda tutti, ma soltanto alcune categorie:

  • genitori lavoratori soltanto del settore privato con figli di età inferiore ai 14 anni, anche in assenza degli accordi individuali ma a patto che questa modalità sia compatibile con la prestazione lavorativa. Per questa categoria il diritto a avere lo smart working era scaduto a dicembre scorso. Quanta parte del lavoro (cioè quanti giorni) possa essere destinata allo smart working è rimessa alla contrattazione privata
  • lavoratori fragili sia nel settore privato che in quello pubblico. Per i fragili l’attuale normativa sarebbe scaduta il 31 marzo.

“Anche in questa occasione abbiamo dimostrato di non creare distinguo tra lavoratori pubblici e lavoratori privati” ha commentato il ministro della PA Zangrillo: ma, in verità, come detto, la differenza c’è eccome, perché i dipendenti pubblici non hanno diritto a richiedere e ottenere il lavoro da remoto se hanno figli under 14, ma soltanto se sono lavoratori fragili.

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Lavoratori fragili: chi sono. L’elenco completo delle patologie

Per quanto riguarda il lavoratore fragile, c’è molto caos in circolazione. Chi sono esattamente i fragili? Un lavoratore è considerato fragile se affetto da patologie preesistenti a causa delle quali potrebbe avere conseguenze anche molto gravi in caso di infezione da Covid. Si tratta quindi di una condizione temporanea, e correlata all’emergenza sanitaria. Si parla di lavoratore fragile se:

  • è affetto da immunodepressione, tumore o disabilità in condizioni di gravità (art. 26 del Decreto Cura Italia) o
  • soffre di patologie, diverse da quelle sopra, che possono incidere sulla prognosi in caso di infezione da Coronavirus.

Le categorie di lavoratori fragili che possono ancora usufruire delle tutele previste, anche dopo la fine dello stato di emergenza, sono quelle indicate dal Ministero della Salute nel decreto del 4 febbraio 2022, che fissa come lavoratori fragili i seguenti.

Indipendentemente dal fatto che siano stati vaccinati contro il Covid o meno:

i pazienti con una marcata compromissione della risposta immunitaria, a causa di:

  • trapianto di organo solido in terapia immunosoppressiva;
  • trapianto di cellule staminali ematopoietiche (entro due anni dal trapianto o in terapia immunosoppressiva per malattia del trapianto contro l’ospite cronica);
  • attesa di trapianto d’organo;
  • terapie a base di cellule T esprimenti un Recettore Chimerico Antigenico (cellule CAR-T);
  • patologia oncologica o onco-ematologica in trattamento con farmaci immunosoppressivi, mielosoppressivi o a meno di sei mesi dalla sospensione delle cure;
  • immunodeficienze primitive (come per esempio sindrome di DiGeorge, sindrome di Wiskott-Aldrich, immunodeficienza comune variabile etc.);
  • immunodeficienze secondarie a trattamento farmacologico (per esempio terapia corticosteroidea ad alto dosaggio protratta nel tempo, farmaci immunosoppressori, farmaci biologici con rilevante impatto sulla funzionalità del sistema immunitario);
  • dialisi e insufficienza renale cronica grave; pregressa splenectomia;
  • sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS) con conta dei linfociti T CD4+ < 200cellule/µl o sulla base di giudizio clinico.

pazienti che presentino 3 o più di queste condizioni patologiche:

  • cardiopatia ischemica,
  • fibrillazione atriale,
  • scompenso cardiaco,
  • ictus,
  • diabete mellito,
  • bronco-pneumopatia ostruttiva cronica,
  • epatite cronica,
  • obesità

Con diritto all’esenzione alla vaccinazione da Covid per motivi sanitari e almeno una delle seguenti condizioni:

  • più di 60 anni;
  • e una di queste patologie, certificate dal medico di medicina generale del lavoratore:
    – Fibrosi polmonare idiopatica
    – Malattie respiratorie che necessitino di ossigenoterapia
    – Scompenso cardiaco in classe avanzata (III – IV NYHA)
    – Pazienti post-shock cardiogeno
    – Sclerosi multipla
    – Distrofia muscolare
    – Paralisi cerebrali infantili
    – Miastenia gravis
    – Patologie neurologiche disimmuni
    – Diabete di tipo 1
    – Diabete di tipo 2 in terapia con almeno 2 farmaci per il diabete o con complicanze
    – Morbo di Addison
    – Panipopituitarismo
    – Cirrosi epatica
    – Evento ischemico-emorragico cerebrale con compromissione dell’autonomia neurologica e cognitiva
    – Stroke nel 2020-21
    – Stroke antecedente al 2020 con ranking ≥ 3
    – Talassemia major
    – Anemia a cellule falciformi
    – Altre anemie gravi
    – Fibrosi cistica
    – Sindrome di Down
    – Grave obesità (BMI >35)
    – Disabili gravi.