Rinnovo contratti, il 2022 apre la stagione delle nuove intese: ma tra richieste dei sindacati, aumenti in busta paga e accordi siglati (sia nel settore pubblico che privato), chi ci guadagna di più?
Le clausole di adeguamento all’inflazione non sono nuove nella redazione dei contratti. Molti di questi, specie quelli a lungo termine e riguardanti i principali servizi, utilizzano clausole di escalation o di adeguamento dei prezzi per tenere conto degli effetti dell’inflazione. Tali clausole si basano generalmente sulle modifiche dell’indice dei prezzi al consumo, ma quando si tratta di lavoro è un’altra cosa. Sia che si tratti di settore pubblico o privato, il legislatore rimanda ai Contratti Collettivi Nazionali quando si tratta di stipendi (e a proposito, qui vi abbiamo spiegato come è cambiata la busta paga nel 2022).
Vuoi sapere quanto guadagnerai? A fare fede sono prima di tutto categoria e livello di inquadramento, che fissano per ogni professione la retribuzione minima e i relativi bonus, malus e benefits. La deroga alla legge, solitamente, è concessa solo in melius: il datore di lavoro potrà quindi decidere di pagare di più il proprio dipendente, ma mai meno rispetto a quanto la normativa vigente prevede.
In questi mesi, a nostre spese, abbiamo iniziato a familiarizzare sempre di più con i termini “inflazione” e “spinta inflazionistica” (capendone anche il significato e le conseguenze). Non serve quindi dedicare un capitolo a parte a questo, perché è chiaro ai più cosa implica l’aumento dei prezzi quando, parallelamente, non aumentano le entrate. In questo contesto, dunque, il rinnovo dei contratti (nel pubblico e nel privato) – che, ricordiamolo, hanno una validità limitata – rappresenta uno dei momenti di confronto più importanti, tra sindacati e associazioni di imprenditori, anche e soprattutto per la definizione del nuovo trattamento economico adeguato alle condizioni di vita.
Rinnovo contratti settore privato, chi riceverà di più (e chi meno)
Tra i rinnovi su cui le varie associazioni di categoria hanno trovato l’accordo, nel settore privato, ve ne sono alcuni che si distinguono per la quota maggiore di aumento prevista nei prossimi cedolini paga.
Dopo la sottoscrizione dell’ipotesi di rinnovo del 13 giugno 2022, è stato firmato un nuovo accordo per il CCNL chimico-farmaceutico valido dal 1° luglio 2022 fino al 30 giugno 2025 che prevede un aumento dei minimi – tra i più alti – per i lavoratori del livello D1 di 204 euro, diviso in 5 tranche. Più precisamente, come indicato dalla CISL:
- 50 euro dal 1° luglio 2022 (18€ + 32€ provenienti dalla quota di Edr);
- 30 euro dal 1° gennaio 2023;
- 36 euro dal 1° luglio 2023;
- 68 euro dal 1° luglio 2024;
- 20 euro dal 1° giugno 2025.
Il montante complessivo nel triennio, in questo caso, sarà pari a 4.750 euro.
A seguire, troviamo il CCNL bancari, cui rinnovo ha previsto un aumento di 190 euro per la III Area Professionale (IV livello a zero scatti) che sarà riconosciuto in due fasi:
- 150 euro dal mese di agosto 2022;
- 40 euro a partire da ottobre 2022.
A seguire, l’ANCE – Alleanza delle Cooperative (LegaCoop, Confcooperative, Agci) – e i rappresentati di Fillea-CGIL, Filca-CISL e Feneal-UIL hanno siglato il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale dei lavoratori dell’edilizia che di fatto ha previsto un aumento della retribuzione lorda di 92 euro, anche in questo caso in due trance: 52 euro sono stati già versati nella busta paga di marzo 2022, mentre i restanti 40 euro arrivano nel cedolino di luglio 2022.
Per i metalmeccanici, invece, si va da un importo minimo medio di 92 euro riconosciuto in busta paga, a un massimo di 147,22 euro. In entrambi i casi, però, l’accredito nel cedolino non sarà una tantum ma sarà suddiviso in 4 trance, a partire da giugno 2022 e fino al 2024.
L’accordo è stato raggiunto anche dai sindacati del settore radio e tv. Nello specifico, per il comparto televisivo l’aumento concordato a regime, per il periodo 31 dicembre 2020-31 dicembre 2024 sarà pari a 115 euro parametrate al 5 livello, suddiviso in tre tranche. Meno fortunati, invece, i lavoratori del comparto radiofonico, per cui è stato concordato a regime, per il periodo 31 dicembre 2020-31 dicembre 2024, un aumento pari a 80.5 euro parametrate al 3 livello, suddiviso in due tranche.
Sempre rimanendo in ambito creativo, infine, il rinnovo del contratto per il settore moda (tessile-abbigliamento), con un aumento dei minimi contrattuali pari a 72 euro lordi (al 4° livello). Una cifra non molto alta – anzi tra le più basse – ma in cambio con la nuova sottoscrizione si sono ottenuti 2 anni senza aumenti del costo del lavoro per le imprese (dal 1° aprile 2020 al 31 marzo 2022) e un prolungamento della durata del Contratto nazionale da tre a quattro anni (dal 1° aprile 2020 al 31 marzo 2024).
Rinnovo contratti settore pubblico, chi riceverà di più
La stagione dei rinnovi contrattuali ha coinvolto anche il settore pubblico. Tra i lavoratori della PA che vedranno aumentare gli importi in busta paga nel 2022, per esempio, ci sono quelli del comparto difesa.
L’accordo, raggiunto a fine 2020 ma poi pubblicato in Gazzetta Ufficiale a giugno 2022, prevede per militari, poliziotti e vigili del fuoco un aumento pari a circa il 4% dello stipendio, con importi medi di 130 euro (comprese di competenze accessorie). A questi, inoltre, verranno riconosciuti tutti gli arretrati già maturati e spettanti di diritto.
Gli assunti presso i ministeri, le agenzie fiscali e gli enti pubblici non economici riceveranno invece 105 euro a regime, che si vanno ad aggiungere ai 20 euro erogati nel cedolino di gennaio e ai 1.800 euro di arretrati.
Rinnovo contratti PA: dopo il Covid, quanti soldi ai lavoratori del settore sanitario?
“La firma definitiva all’Aran sul rinnovo del contratto per il comparto sanità mi rende particolarmente orgoglioso, perché è il coronamento di un percorso virtuoso cominciato il 10 marzo di un anno fa con il Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale e, soprattutto, rappresenta il doveroso riconoscimento per oltre 545 mila dipendenti del Servizio sanitario nazionale, tra cui 277 mila infermieri, ogni giorno in prima fila nelle strutture del Paese per garantire l’assistenza e i servizi di cura ai cittadini, a partire da quelli più fragili”, ha dichiarato il ministro della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta.
“Dipendenti pubblici che, nei mesi più duri dell’emergenza e per tutto il periodo della pandemia, con il loro lavoro hanno rappresentato ‘i volti della Repubblica’ per eccellenza, come li ha definiti il presidente Mattarella […]. Dopo il via libera da parte della Ragioneria e la registrazione della Corte dei Conti, il nuovo contratto porterà negli stipendi dei lavoratori aumenti, arretrati, l’indennità Covid prevista per gli infermieri e gli scatti di anzianità legati alle nuove progressioni orizzontali. Una boccata d’ossigeno fondamentale, tanto più importante in questo periodo di generalizzato aumento dei prezzi”, ha poi continuato il ministro.
Ma di quanto aumentano gli stipendi di infermieri, medici e personale sanitario in generale?
Per gli operatori sanitari – già a decorrere dal 1° gennaio 2021 – è stato approvato un incremento medio a regime degli stipendi tabellari di 91 euro medi per 13 mesi e una rivalutazione dei Fondi destinati alla contrattazione integrativa di 12 euro mese per 13 mensilità. A seguito dell’applicazione del nuovo sistema di classificazione professionale è previsto poi un ulteriore impegno finanziario delle aziende e degli enti del comparto di 13 euro al mese per 13 mensilità.
Inoltre, in attuazione di quanto previsto dalle ultime due leggi di bilancio, con l’obiettivo di valorizzare il ruolo di alcuni specifici profili sanitari e socio-sanitari, nel contratto si istituisce l’indennità di specificità infermieristica per i profili di infermiere, l’indennità di tutela del malato e promozione della salute per altri profili del ruolo sanitario e socio-sanitario e una specifica indennità destinata al personale operante nei servizi di pronto soccorso.
L’accordo, includendo anche le indennità appena citate, permette di riconoscere incrementi medi, calcolati su tutto il personale del comparto, di circa 175 euro medi mensili, corrispondenti a una percentuale di rivalutazione del 7,22%.