Spending review e tagli sul personale docente e Ata dal prossimo anno scolastico

Il governo nella Manovra 2025 prevede un taglio importante del personale docente e Ata, 5.660 e 2.174 posti: ira di sindacati e opposizioni.

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Riccardo Castrichini

Giornalista

Nato a Latina nel 1991, è laureato in Economia e Marketing e ha un Master in Radio, Tv e Web Content. Ha collaborato con molte redazioni e radio.

Pubblicato: 23 Ottobre 2024 21:53

Il testo della Manovra 2025 è stato firmato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ed è pronto a essere sottoposto all’esame del Parlamento. Tra le misure previste per la scuola c’è anche quella relativa al taglio del personale docente e una netta riduzione del personale Ata a partire dall’anno scolastico 2025/2026. I numeri annunciati sono molto alti, pari a 5.600 lavoratori nel primo caso e a 2.174 nel secondo, motivo questo che ha spinto i sindacati di categoria e le forze politiche d’opposizione a schierarsi contro le volontà espresse, nero su bianco, dal governo di Giorgia Meloni.

Tagli al personale docente e Ata

Così come indicato nel testo della Manovra 2025, a partire dall’anno scolastico 2025/2026 il governo prevede la riduzione della dotazione organica complessiva dei docenti di 5.600 posti, con i tagli che interesseranno l’organico dell’autonomia che comprende i posti di potenziamento.

Stesso destino è previsto anche per le dotazioni organiche del personale amministrativo, tecnico e ausiliario, cioè il personale Ata. I tagli, in tal caso, interesseranno 2.174 unità. A questo va aggiunto che, già quest’anno, sono stati sottratti 965 Ata per le posizioni di comando presso l’Amministrazione periferica del ministero dell’Istruzione e del Merito.

“Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell’istruzione e del merito, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, da emanare entro il 31 marzo 2025 – si legge nella bozza della Legge di Bilancio – le riduzioni riferite al personale docente possono essere rimodulate nell’ambito dell’organico triennale dell’autonomia di cui all’articolo 1, commi 64 e 65 della legge 13 luglio 2015, n. 107 a invarianza finanziaria. Con il decreto di cui al quarto periodo, in deroga a quanto disposto dal presente comma, è possibile rimodulare le riduzioni dei posti dell’organico dell’autonomia e del personale amministrativo, tecnico e ausiliario, garantendo l’invarianza finanziaria”.

L’ira dei sindacati di categoria

La decisione inserita dal governo Meloni nella bozza della Manovra 2025 ha subito riscosso il parere contrario dei sindacati di categoria. La Cisl Scuola, più nello specifico, attraverso la segretaria generale Ivana Barbacci, chiede che vengano rimosse le disposizioni che limitano le possibilità di assunzione del personale Ata al solo reintegro dei posti liberati da pensionamenti. “È una norma da eliminare – ha detto Barbacci – perché pone un limite che non produce risparmi significativi mentre genera precarietà; un vincolo assurdo che rende più complicata l’organizzazione del servizio in un settore di cui troppo spesso non viene considerata l’importanza per il buon andamento dell’attività scolastica”.

Concordi con i sindacati anche le forze politiche di opposizione. Per la responsabile nazionale scuola del PD Irene Manzi, l’esecutivo sbandiera la valorizzazione del personale scolastico ma attua “tagli lineari scritti nero su bianco”. “È del tutto evidente – ha aggiunto – che il governo, alla ricerca di voci su cui risparmiare, sia partito dal personale della scuola. Una decisione vergognosa”.

Per Antonio Caso, capogruppo del M5S in commissione cultura alla Camera, “la mannaia di Meloni e Giorgetti si abbatte senza pietà sulla scuola pubblica”. I tagli rappresentano per il pentastellato “l’ennesimo colpo letale inferto alla scuola, dopo il taglio di oltre settecento istituti con il dimensionamento e la prospettiva di uno spaccamento del sistema scolastico nazionale con le autonomie”.